Il Sappe e il Garante chiedono interventi urgenti per fermare l’emergenza.
Terni – Ancora un suicidio nelle carceri italiane. Stavolta è accaduto a Terni, il Primo Maggio, giorno simbolico per i diritti e la dignità del lavoro. A perdere la vita è stato un detenuto italiano, ristretto per reati contro la famiglia e in cella con un connazionale. A dare notizia del tragico gesto è Fabrizio Bonino, segretario umbro del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe). Non sono ancora noti i motivi del suicidio.
“È sempre doloroso trovarsi di fronte a simili tragedie, che lasciano un senso di impotenza e amarezza”, ha dichiarato Bonino, esprimendo il cordoglio del sindacato. Ma ha anche sottolineato che il disagio psichico dei detenuti e il rischio suicidi rappresentano una vera emergenza nazionale, troppo spesso ignorata.
Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha commentato l’episodio:
“Si tratta di una sconfitta per lo Stato. Eventi come questo colpiscono profondamente anche gli agenti, spesso giovani e lasciati soli a gestire sezioni intere per mancanza di personale. Serve un intervento urgente”.
Durissimo il commento del Garante regionale dei detenuti dell’Umbria, l’avvocato Giuseppe Caforio:
“Con l’ennesimo suicidio nel carcere di Terni, si certifica la sconfitta della civiltà giuridica del sistema carcerario italiano”. Una morte che pesa, secondo Caforio, “sulla coscienza di tutti”, e che impone alle istituzioni un intervento immediato “prima morale, poi giuridico”.
I dati forniti dal Garante nazionale delle persone private della libertà confermano una situazione critica. Al 31 marzo 2025, i detenuti in Italia sono 62.137, a fronte di una capienza regolamentare di 46.839 posti. Un sovraffollamento che, secondo gli esperti, aggrava il disagio psichico, l’isolamento e le tensioni quotidiane nelle strutture.
Nel 2024 sono stati registrati 246 decessi nelle carceri italiane, di cui 90 per suicidio, il dato più alto mai registrato. Nei primi tre mesi del 2025, i suicidi accertati sono già 22, inclusa l’ultima vittima a Terni.
L’ennesimo suicidio conferma che il sistema penitenziario italiano è in profonda crisi: tra sovraffollamento cronico, assenza di supporto psicologico, carenza di personale e condizioni strutturali precarie, i detenuti vivono in condizioni incompatibili con i principi costituzionali di rieducazione e dignità.
Secondo le associazioni e i sindacati del settore, servono riforme strutturali, assunzioni, risorse per il supporto psicologico e misure alternative al carcere per i reati minori. Solo così si potrà iniziare a fermare l’emorragia di vite umane dietro le sbarre.