Arriva prima delle elezioni europee la riforma costituzionale che vede l’Anm sul piede di guerra. I penalisti sperano sia la volta buona.
Roma – La riforma della giustizia torna ad agitare il dibattito politico e la corsa alle Europee e riaccende lo scontro con la magistratura. A poche ore dal 36esimo congresso dell’Associazione nazionale magistrati – previsto il prossimo fine settimana a Palermo – da Roma arriva la notizia dell’accordo in maggioranza su un disegno di legge costituzionale: l’obiettivo è la separazione delle carriere, la conseguente riforma del Consiglio superiore della magistratura e l’istituzione di un’Alta corte per giudicare giudici e magistrati. Le fibrillazioni sono alle stelle. Sarà il Guardasigilli Carlo Nordio a presentare un testo entro le Europee.
La volontà è quella di accelerare al massimo in commissione Giustizia sul provvedimento per l’eliminazione dell’abuso d’ufficio, già approvato in uno dei due rami del Parlamento, e di lavorare a una modifica della legge Severino come chiede Pietro Pittalis di Forza Italia. Se l’accordo sulla separazione delle carriere dei magistrati e l’istituzione di due Csm sarebbe già stato individuato, è in corso dentro la maggioranza il dibattito sul metodo di elezione dei togati. L’ipotesi è quella del sorteggio secco o mediato, mentre sembrerebbe esclusa l’ipotesi che sia il governo (non più il Parlamento) a nominare la metà dei componenti dei due Csm. I togati candidabili al Csm sarebbero prima sorteggiati poi sottoposti a una successiva selezione.
Ma tornando alla riforma delle riforme, la separazione delle carriere, ovvie le resistenze dell’Associazione nazionale magistrati. “Il cittadino non ci guadagna nulla. Perderà la garanzia di effettiva indipendenza della magistratura nel suo complesso”, tuona il leader dell’Anm Giuseppe Santalucia, che aggiunge come nel testo discusso a palazzo Chigi venerdì scorso non c’era la discrezionalità dell’azione penale. “Spero che alla fine la
riforma sarà valutata con freddezza, serenità e razionalità, come tutti gli italiani, e non soltanto i magistrati, meritano”. Chi invece da anni conduce una battaglia per arrivare finalmente alla legge, è l’Unione Camere penali italiane.
Il tema della separazione delle carriere, fanno notare i penalisti “era stato ormai da tempo dimenticato dalla politica, ed è stato posto nuovamente al centro del dibattito pubblico dal percorso intrapreso nel 2017 dall’Ucpi di raccolta delle firme per la presentazione di una legge costituzionale di iniziativa popolare. Si è così tornati a discutere di un argomento fondamentale per la giustizia penale del Paese, che si era voluto accantonare, per non urtare le sensibilità di una magistratura chiusa nelle sue dinamiche corporative e non potremo che essere soddisfatti se l’iter legislativo prendesse finalmente avvio. Si tratta – aggiungono – di
una riforma necessaria al fine di realizzare nel processo la figura di quel giudice terzo voluto dall’art. 111 della Costituzione, separato dall’accusa e dalla difesa, garante dei diritti dei cittadini”.
Sui social Enrico Costa, deputato di Azione fa però notare che il ddl del Governo “cancella la possibilità
che la separazione delle carriere (che era addirittura calendarizzata in aula alla Camera per il 25 marzo scorso) venga approvata in questa legislatura e a inizio 2027 si voterà di nuovo per questo CSM (e non 2 CSM). Serviranno infatti due passaggi (almeno) a Camera e Senato, – spiega – tempi per richiedere il referendum, indizione e votazione. Poi le leggi ordinarie di attuazione. Se il Governo avesse lasciato lavorare il Parlamento
avremmo già approvato il testo in aula alla Camera, invece nella migliore delle ipotesi in aula ci andrà quest’inverno”.
Nel dibattito interviene anche Pier Luigi Bersani che dai suoi profili social scrive: “Premierato, Fratelli d’Italia. Autonomia differenziata, Lega. Separazione delle carriere, Forza Italia. Più che governare, vogliono dividersi il bottino”. Insorge il leader del M5S, Giuseppe Conte: “L’Anm accusa Meloni di affondare il sistema giudiziario con la separazione delle carriere. Con FdI e Lega che si sono scambiati reciproco appoggio su premierato e autonomia differenziata, era evidente che Forza Italia non sarebbe rimasta a guardare. Infatti hanno chiesto di accelerare su una riforma che ha come obiettivo manifesto mettere la mordacchia alla magistratura, asservendola al potere del governo”.
Replica Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera: “Il partito dei manettari sta rinserrando le fila contro la proposta di riforma di separazione delle carriere in magistratura, in prima linea, naturalmente Giuseppe Conte. Un allarmismo, il loro, alquanto inutile, il progetto di legge del ministro Nordio, procede molto a rilento e allunga i tempi visto che fa ricominciare l’iter già avviato in Parlamento. È il classico gioco delle parti, insomma. Qualora il governo Meloni decidesse di smettere coi giochini e facesse sul serio, Italia Viva sarebbe in prima fila a sostenere il provvedimento”.
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