Shabbar: non ho ucciso mia figlia e piange

Il padre della vittima, oggi per la prima volta in aula, asserisce di non sapere chi ha ucciso Saman e vuole la verità. Contro le dichiarazioni dell’uomo la versione del fratello di Saman e dello zio Hasnain.

NOVELLARA (Reggio Emilia) – Il quarto uomo è stato assicurato alla giustizia grazie all’estradizione in Italia, concessione “strategica” se vogliamo ma comunque efficace, che ha portato dietro le sbarre Saman Abbas, 47 anni, padre della povera Saman. L’uomo è accusato dai suoi parenti, Danish Hasnain, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, tutti reclusi e imputati nel processo per l’omicidio della giovane in concorso, di essere l’esecutore materiale dell’omicidio della figlia che si era rifiutata di contrarre un matrimonio combinato dalla famiglia con un suo cugino. Adesso è caccia a Nazia Shaheen, la mamma di Saman, che avrebbe avuto un ruolo importante nella tragica vicenda e, se vogliamo, quello più rivoltante per una madre: convincere la figlia a seguirla per andare incontro alla morte con una scusa.

Shabbar Abbas

Per altro Shaheen assieme al marito Abbas, recluso a Modena per non avere contatto con i suoi affini, avrebbero deciso l’eliminazione fisica di Saman, consumatasi la notte fra il 30 aprile e il 1 maggio 2021, contando sull’appoggio dei tre parenti poi catturati e incarcerati:

”Il quadro cautelare non è completato – ha detto Gaetano Paci, procuratore capo di Reggio Emilia – continueremo a lavorare perché l’ordinanza venga integralmente eseguita…Continueremo in silenzio. Non sarà ovviamente semplice perché la realtà pakistana è complessa e si parla di una regione, quella nella quale presumibilmente si nasconde la donna, che conta 110 milioni di abitanti, ma l’obiettivo è quello”.

La Procura reggiana conta molto sulle buone relazioni con le autorità pakistane ma soprattutto sulla volontà politica del Pakistan di fare un passo avanti nelle relazioni diplomatiche con l’Italia. Non è un caso, infatti, che la prima richiesta di estradizione in assoluto sia stata accolta da Aslamabad, grazie anche al peso che hanno avuto le migliaia di cittadini pakistani, ospiti del Bel Paese da decenni, che si sono schierati contro i presunti artefici dell’orrendo delitto a sfondo religioso fondamentalista:

Lo zio Hasnain sul banco degli imputati

“E’ un precedente importante – aggiunge il generale Giampiero Ianni, direttore Scip e responsabile Interpol Italia – un precedente che alimenta in termini positivi l’iter in corso per la sigla di un accordo bilaterale tra l’Italia e il Pakistan”.

Prima e dopo il processo sono in molti quelli che hanno malignato su una presunta complicità delle autorità pakistane nel “coprire” la fuga di Shabbar prima e della moglie dopo. Ma non sarebbe affatto cosi:

”Non abbiamo alcun dubbio sull’onestà della polizia pakistana – afferma Costantino Scudieri della polizia di Stato, esperto per l’immigrazione del ministero dell’Interno – esistono degli accordi sottoscritti che obbligano le autorità pakistane, qualora la donna venisse individuata, a procedere con l’arresto immediato, a quel punto partirebbe come per il marito la richiesta di estradizione“.

Saman Abbas

Nell’aula della Corte di Assise, stamane, ha testimoniato il fratello di Saman, minorenne all’epoca dei fatti. In udienza, per la prima volta anche il padre Shabbar:”

“Non è uno show, è un processo: Shabbar è detenuto ed è detenuto per l’omicidio della figlia, e considerata la situazione è molto concentrato – dice l’avvocato Simone Servillo, difensore dell’imputato estradato – Chiaramente è una persona emotivamente molto provata, non solo dalla carcerazione, che ha un impatto molto secondario sul suo stato emotivo, ma dal fatto che gli hanno ammazzato la figlia“.

Il processo continuerà per tutta la giornata ma è “zio” Hasnain a puntare il dito contro Abbas mentre le telacamere, evidenzia l’avvocato Servillo, darebbero ragione a Shabbar.

Un’altra udienza è fissata per il 15 settembre, quando in aula verrà sentito il fidanzato della vittima Saqib Ayb. L’ultima udienza, salvo inconvenienti, è programmata per il 20 ottobre. Più volte Shabbar avrebbe rigettato al mittente tutte le accuse e, al momento, per gli inquirenti, rimane Danish Hasnain, l’esecutore materiale del delitto. L’uomo però non accetta il marchio infamante di assassino di una ragazzina di 18 anni e accusa spada tratta Shabbar.

L’avvocato Simone Servillo

La sera del 30 aprile Hasnain avrebbe ricevuto una telefonata da Shabbar ma non avrebbe risposto. Successivamente Hasnain sarebbe stato raggiunto in casa dai due cugini, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, mentre dormiva. Una volta sveglio l’uomo avrebbe seguito i due giovani, nella notte, sino a casa di Shabbar ma strada facendo si sarebbe accorto, sotto una serra, del cadavere di Saman, ucciso per mano dei genitori. Poi tutti e cinque i familiari avrebbero contribuito alla sepoltura del cadavere della ragazzina vicino il rudere di Strada Reatino. Lo stesso Hasnain dopo 575 giorni di omertoso silenzio ha dato ai carabinieri indicazioni utili per scoprire il luogo dov’era nascosta la salma che puntualmente é stata ritrovata.

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