Blitz tra Siracusa e Catania, sgominato clan mafioso all’Ortigia: pizzo anche ai calessini turistici

Quattro arresti, 26 indagati e sequestri patrimoniali per oltre un milione. I reati contestati comprendono estorsioni, rapine, lesioni aggravate e detenzione di armi ed esplosivi ad alto potenziale.

Siracusa – Una nuova emergente consorteria mafiosa radicata nel centro storico di Ortigia è stata smantellata all’alba di oggi dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. In manette sono finite quattro persone ritenute ai vertici dell’associazione criminale, mentre sono 26 in totale gli indagati. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e attività economiche per un valore di oltre un milione di euro.

Una nuova mafia a Ortigia

Secondo gli inquirenti, a capo del sodalizio ci sarebbe Orazio Scarso, pregiudicato con un passato nel clan Bottaro-Attanasio. Scarso si sarebbe imposto nel panorama criminale locale con metodi violenti e intimidatori, esercitando un controllo capillare su attività economiche strategiche dell’isola, in particolare quelle legate al turismo. I reati contestati comprendono estorsioni, rapine, lesioni aggravate e detenzione di armi ed esplosivi ad alto potenziale.

Minacce, violenze e “pizzo” ai mezzi turistici

Le estorsioni sarebbero avvenute anche ai danni dei titolari dei noti “ape calessini”, utilizzati per i tour turistici tra le vie di Ortigia. Il gruppo, affermano gli investigatori, avrebbe imposto il pagamento del “pizzo” per garantire protezione da disordini che, in realtà, venivano orchestrati dagli stessi sodali. Le violenze venivano esercitate anche in presenza di donne e minori, in un contesto di paura e omertà.

Le indagini, iniziate nel 2021, hanno portato al sequestro di armi da fuoco, pistole, fucili e perfino esplosivi ad alto potenziale, tra cui una gelatina con innesco. L’organizzazione offriva anche servizi di recupero crediti per conto terzi, utilizzando minacce e pestaggi per costringere i debitori a pagare.

Indagini patrimoniali: redditi fittizi e beni intestati a prestanome

Attraverso indagini economico-finanziarie, è stata scoperta una forte sproporzione tra i redditi dichiarati e il tenore di vita degli indagati. Molti beni sarebbero stati intestati fittiziamente a familiari o prestanome per eludere i sequestri. Il sequestro patrimoniale ha riguardato anche attività commerciali riconducibili al sodalizio criminale. Un amministratore giudiziario è stato nominato per garantire la continuità delle attività economiche e i livelli occupazionali.

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