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Sei anni di galera per la praticante che sussurrava segreti a balordi e criminali

Trecento euro a notizia riservata pescata in Procura, in galera anche il fidanzato. Rimane uccel di bosco il pubblico ufficiale che passava le news a Camilla Marianera.

ROMA –  E’ scoppiata in lacrime subito dopo la sentenza di condanna la confidente degli uffici giudiziari romani. Camilla Marianera, bella praticante avvocato di 30 anni, è stata condannata in primo grado a 6 anni di reclusione, da scontare in casa al compimento del tredicesimo mese di carcere, per corruzione in atti giudiziari. La donna avrebbe ottenuto da un pubblico ufficiale rimasto ignoto, addetto all’ufficio intercettazioni, notizie coperte da segreto investigativo in cambio di “utilità economiche”. E le avrebbe veicolate a personaggi di spicco come Luca Giampà, compagno di Mafalda Casamonica. Jacopo De Vivo, 30 anni, fidanzato e complice di Marianera, anche a lui accusato di corruzione in atti giudiziari, era già stato condannato a 5 anni con rito abbreviato mentre contro la donna si é proceduto con rito ordinario.

La praticante che vendeva notizie riservate

L’inchiesta, condotta dai Pm Francesco Cascini e Giulia Guccione, e coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, avrebbe appurato che Marianera e De Vivoerogavano utilità economiche ad un pubblico ufficiale allo stato ignoto, appartenente agli uffici giudiziari di Roma e addetto all’ufficio intercettazioni, perché ponesse in essere atti contrari ai doveri del suo ufficio”. Lo sconosciuto, forse ancora per poco, avrebbe rivelato ai due l’esistenza di procedimenti penali coperti dal segreto, l’esistenza di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche in atto o già effettuate.

Ogni notizia “segreta” sarebbe stata remunerata con 300 euro. La donna, frequentando i tribunali, aveva conosciuto parecchie persone, buone e cattive, che iniziavano a rivolgersi a lei per sapere se il loro cellulare fosse o meno sotto controllo, se si sarebbe fatta una perquisizione, se c’era un Gps sotto l’auto e cosi via dicendo. E quando ci sono in mezzo tante persone prima o poi la cosa si viene a sapere in certi ambienti. Tant’è che i carabinieri del Comando provinciale di Roma non ci mettevano molto a scoprire il fattaccio.

Marianera si è difesa in aula dicendo che non era tutto oro quello che “vendeva” ai suoi “clienti”:

Jacopo De Vivo

”Quando Giampà mi chiese la conferma per verificare se avesse il telefono intercettato – ha detto l’imputata –  il 20 settembre non feci altro che confermare la circostanza senza aver verificato nulla. Con De Vivo incontrai Giampà (poi arrestato per tentato omicidio in danno di Antonio Casamonica nel luglio 2019) che ci disse di aver trovato un Gps nella sua auto. Io in seguito gli dissi che avevo controllato e che aveva anche il telefono sotto controllo perché lo diedi per scontato…De Vivo sapeva che io con Giampà millantavo, ma la nostra relazione era abbastanza litigiosa e in un momento di rabbia gli dissi che se non avessi preso 500 euro per il mio servizio me li doveva dare lui…

Ho millantato di avere conoscenze, anche in sala intercettazioni, ho ingigantito le informazioni che in realtà avevo preso da internet, anche sul funzionamento del sistema, con la luce verde e rosso, ho trovato la foto sul web. L’ho fatto per procurarmi un bacino di clienti e fare più soldi ma ora se tornassi indietro non millanterei più’’.

Trecento euro a soffiata

E meno male anche se tornare indietro è impossibile mentre il futuro si prospetta davvero incerto per la praticante avvocato alle cui parole il tribunale capitolino non ha creduto. Infatti mentre la Pm Giulia Guccione contestava alla donna di aver cambiato versione rispetto a quanto affermato nel primo interrogatorio al riguardo che il fidanzato sapesse delle sue mezze verità o totali menzogne, Marianera si arrampicava sugli specchi ”Non ero lucida, ero provata – aveva risposto l’imputata – stavo in galera da meno di 24 ore e non avevo dormito”.

Le notizie che la praticante elargiva a suon di soldi sarebbero state commissionate da balordi e pregiudicati come ultras, spacciatori ma anche da membri del clan dei Casamonica. Con la sentenza è stata disposta una provvisionale di 15mila euro per le parti civili che sono la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Giustizia. Prima di laurearsi in giurisprudenza all’università “Nicolò Cusano”, Marianera ha lavorato da Zara e Adidas per poi passare alle dipendenze dell’assessore alle Attività produttive e Pari opportunità del Comune capitolino, Monica Lucarelli. Infine il carcere.

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