Tra libri, zaini e quaderni i prezzi volano: secondo il Codacons la spesa per il corredo scolastico è peggio di un mutuo.
“L’estate sta finendo e un anno se ne va. Sto diventando grande lo sai che non mi va. In spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più…” cantavano i Righeira nell’estate del 1985. Anche quest’estate sta finendo succube com’è delle ferree leggi del tempo, ma più che la solitudine cantata nel “pezzo” per l’assenza della propria amata, le famiglie si ritroveranno alle prese col rincaro scuola. Bella batosta dal ritorno dalle vacanze, per chi le ha fatte, perché c’è tanta gente che le ha solo desiderate.
“I soldi non bastano mai”, può sembrare un retorico luogo comune, ma corrisponde alla nuda e cruda realtà. Dall’8 al 16 settembre, con tempi e modalità diverse, apriranno le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale. Le famiglie italiane, si vocifera in giro, subiranno un autentico “salasso” per gli esborsi a cui dovranno sottoporsi per gli aumenti dei costi di libri, zaini e quaderni. Le spese per far studiare i figli sono peggio che aprire un mutuo per le già disastrate famiglie italiane. Secondo il Codacons per ogni studente si potrà spendere oltre 1300 euro.

Il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) è un’associazione senza scopo di lucro nata nel 1986 per tutelare i diritti dei consumatori, degli utenti e dell’ambiente, operando su tutto il territorio nazionale attraverso azioni legali, campagne di sensibilizzazione e consulenza. L’associazione è riconosciuta come leader nella tutela dei diritti dei consumatori e può avviare azioni collettive come le class action.
L’aumento delle spese scolastiche non è un fenomeno a sé, ma è il prodotto di una serie di variabili, tra cui: inflazione, mercato dell’editoria, marketing, modalità di consumo. Il Codacons ha calcolato che rispetto al 2024 i prodotti di cartoleria sono cresciuti tra il 3% e il 5%. La situazione è diventata più complicata per l’irruzione sul mercato di articoli nuovi, frutto più degli uffici marketing che di reali bisogni. Tuttavia questo andazzo disorienta i ragazzi e di conseguenza le famiglie. In effetti dando una rapida occhiata ai prezzi si rischia l’orticaria o l’invocazione di qualche santo in paradiso che possa intercedere per costi più sostenibili. Uno zaino può costare fino ai 200 euro, per non parlare di quelle provvisti di ogni diavoleria tecnologica. Ma ad uno zaino così si può rinunciare, ci si adatta con quelli più semplici e meno dotati di accessori. E sui libri che il salasso matura perfettamente.

I prezzi sono cresciuti del 3,8% annualmente, anche perché come ha rivelato l’Antitrust il settore è dominato da una sorta di “cupola” composta da 4 editori nelle cui mani scivola l’80% del mercato editoriale scolastico, che stabiliscono i prezzi che vogliono. In questo modo la concorrenza è, di fatto, vietata. Inoltre impongono, subdolamente, alle famiglie l’acquisto delle ultime edizioni, sfruttando la motivazione dell’aggiornamento, quando, come è successo molte volte, le diversità con le edizioni precedenti sono irrisorie. E così anche al mercato dell’usato viene impedito di soddisfare le esigenze di tante famiglie coi prezzi dei libri più a buon mercato. Un fenomeno in continuo incremento che, infine, manifesta le sue criticità anche dal punto di vista culturale e sociale.
Il diritto allo studio diventa, così, solo una frase retorica priva di contenuti concreti, sconfessata com’è dai fatti. Inoltre, fomenta le disuguaglianze, impedendo dalla partenza la parità di accesso all’istruzione. Uno Stato serio, civile, democratico, inclusivo, almeno per la scuola dell’obbligo dovrebbe fornire alle famiglie indigenti gratuitamente il materiale necessario allo studio. Per quelle che stanno meno peggio, comunque, costi calmierati e per le altre, prezzi basati su aliquote progressive del reddito. Le più ricche sono fuori concorso, anche perché i loro pargoli frequentano le esose scuole private. E poi ci si lamenta della denatalità e che manca personale. Per forza, se a quello che c’è viene impedito di studiare, i risultati non possono essere che questi!