Da Milano a Roma famiglie e studenti chiedono un tetto ai canoni di locazione e una regolamentazione del settore. Manifestazione il 13.
Roma – Scoppia il caso affitti brevi. Da una parte ci sono le famiglie e gli studenti che hanno sempre meno chance, a causa del boom turistico e dell’aumento dei prezzi. Dall’altra la guerra alle Key-box: il Viminale vieta il check-in “fai da te”. I cittadini vogliono riprendersi i quartieri invasi dai turisti, e il 13 dicembre a Roma ci sarà la prima manifestazione. “Limitiamo le locazioni turistiche, protestiamo contro chi ci vuole espellere dalla città con canoni di affitto insostenibili per case inaccessibili”, diceva MilanoinMovimento. “Vogliamo una città per tutti e il diritto di vivere in alloggi degni”. La mobilitazione di novembre a Milano si fondava su precise richieste: togliere i lock-box dallo spazio pubblico, regolamentare il settore degli affitti brevi, un tetto ai canoni di locazione.
Anche a Firenze la sindaca ha fatto sentire la sua voce, dopo la protesta a Firenze contro Airbnb. A novembre c’era stato un blitz notturno con adesivi rossi, a forma di ‘X’, appiccicati nelle ‘key box’, ossia cioè le ‘scatoline’ dove i proprietari lasciano le chiavi e che si aprono con un codice di alcuni palazzi del centro di Firenze, nelle zone dove spopolano gli affitti brevi. Un blitz all’indomani della partenza del Forum del turismo organizzato dalla ministra Daniela Santanché. “Avere le keybox attaccate da tutte le parti non dà una bella immagine della città” ha invece sottolineato la prima cittadina Sara Funaro. “È chiaro che ci vuole una regolamentazione, che bisogna intervenire. Noi siamo già al lavoro, come amministrazione comunale, su questo e presenteremo questo e altri provvedimenti. Siamo convinti che la città prima di tutto debba essere dei cittadini, di chi la vive, e che soprattutto bisogna avere ordine”.
I sindaci di molti comuni italiani chiedono più potere per limitare gli affitti brevi, soprattutto nei centri città. In mancanza di una normativa nazionale, alcuni comuni stanno già mettendo in atto dei provvedimenti in autonomia, tra possibili ricorsi al TAR e opinioni discordanti delle associazioni di categoria. Con l’avvicinarsi del Giubileo del 2025, Roma si trova ad affrontare la complessa sfida dell’overtourism. Tra i provvedimenti allo studio, il Comune sta valutando un nuovo regolamento per limitare l’uso di appartamenti e strutture residenziali per gli affitti brevi, fenomeno che negli ultimi anni ha trasformato il mercato immobiliare della capitale, portando a un aumento dei prezzi e alla riduzione di disponibilità di alloggi a lungo termine per i residenti.
E ora il Viminale dichiara guerra alle Key-box che ormai spopolano nelle città d’arte. “Io credo che sia un modello da superare”, ha detto il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, al termine di una riunione nella sede della Prefettura di Venezia a proposito della normativa che impone il riconoscimento di persona degli ospiti che usufruiscono degli affitti brevi. Le Key-box, ha sottolineato, “sono da superare” perché rappresentano un “sistema molto critico anche in termini di rispetto della normativa che impone un’effettività del riconoscimento della persona che poi accede al servizio alberghiero”. Il ministro ha ricordato che “ci sono episodi che testimoniano che viene utilizzato per eludere la completa applicazione della norma. Per cui siamo partiti con questa direttiva, intendiamo poi rafforzare anche i controlli e progressivamente far in modo che sia affermato un controllo ordinario e meno elusivo”.
La circolare, diffusa dalle Prefetture alle Questure italiane, chiarisce che “l’identificazione da remoto automatizzata degli ospiti delle strutture ricettive non soddisfa i requisiti previsti dalla legge, ribadendo l’obbligo dei gestori di dare alloggio esclusivamente a persone munite di documento d’identità e di comunicare le generalità degli ospiti alle Questure territorialmente competenti, entro le 24 ore successive”. A stretto giro di posta è arrivata la presa di posizione dell’Associazione italiana gestori affitti brevi.
“Come AIGAB crediamo che i locker per le strade siano da eliminare e ben venga ogni controllo contro forme di abusivismo lesive di tutta la categoria – hanno scritto in un comunicato. Tuttavia, riteniamo che il ministero degli Interni, non sia a conoscenza del fatto che i software utilizzati da molti gestori professionali sono stati progettati su tecnologie di riconoscimento degli ospiti con tracciamento biometrico e codici OTP del tutto analoghe allo Spid, agli accessi agli autonoleggi e ai conti correnti bancari. Non credendo che il Governo voglia mettere fine alla sharing economy in Italia, introdurre il riconoscimento fisico solo per gli affitti brevi sarebbe discriminante”.
Resta una emergenza per le famiglie e gli studenti fagocitati dai turisti. I prezzi sono infatti saliti alle stelle, un aumento incontrollabile che sta piegando gli studenti alla ricerca di una casa. Anche in quelli che anni fa potevano considerarsi dei quartieri universitari, gli affitti sono decisamente alti e non sostenibili. Da Milano, a Roma, fino a Palermo: l’innalzamento dei prezzi ha colpito tutta l’Italia. Non è un problema nato oggi: sono anni che la situazione è questa, come evidenziato già negli anni scorsi con la protesta degli studenti nelle tende.
Se per gli universitari la spesa più consistente è quella dell’alloggio, che di conseguenza erode risorse a migliaia di famiglie, il 29% degli universitari è in grave difficoltà nel pagare affitto e bollette. “C’è bisogno di un intervento economico urgente” ha spiegato più volte la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi. Gli studenti non riescono a permettersi tutti i rincari. “In moltissimi – ha evidenziato Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli universitari (Udu) – ci segnalano enormi difficoltà nel trovare alloggio. Il 56% lamenta costi troppo elevati, il 47% condizioni non dignitose degli appartamenti, il 41% la carenza di alloggi”.
C’è poi un dato che racconta l’emergenza delle famiglie: In Italia 650mila nuclei famigliari aspettano un alloggio pubblico, mentre un terzo dei nuclei in affitto spende per l’abitazione il 40% del reddito. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Ance (Associazione nazionale costruttori edili), elaborato su dati Istat. In Italia oltre 21 milioni di persone vivono nelle città metropolitane e oltre due milioni di famiglie vogliono cambiare casa. “Come Ance stiamo portando avanti una proposta sull’abitare che è solo uno dei tasselli della rigenerazione urbana”, ha dichiarato la presidente Federica Brancaccio. “È qui che ci giochiamo il futuro del Paese, per questo chiediamo al Governo di dare finalmente avvio a un piano complessivo per le città. Le proposte ci sono, è arrivato il momento di metterle in pratica e passare all’azione”.