Scandalo Interporti Siciliani: sembra una soap opera, ma pare tutto vero

C’è di tutto: finte lauree e suicidi, capricci per mancati saluti e minacce di omicidio. Verrebbe da seguirla con ilarità se non fosse che le persone coinvolte ricoprono ruoli istituzionali.

Catania – La Sis, la Società Interporti Sicilia e il suo amministratore unico Rosario Torrisi Rigano, sono stati investiti ieri da un tornado giudiziario. Sono infatti stati coinvolti 2 assessori del passato governo della Regione nonché un pezzo grosso del mondo politico come l’ex deputato Antonino D’Asero. A loro si aggiungono l’imprenditore Luigi Cozza e la dipendente della Sis, che con D’Asero aveva una relazione amorosa, Cristina Sangiorgi, dalla quale è partito tutto.

Una sceneggiatura che ha poco da invidiare a celebri telenovele quella che è stata ricostruita dai carabinieri del Comando provinciale di Catania nell’ambito di un’inchiesta sulla Società degli Interporti siciliani Spa. Si parte con la dipendente della Società degli interporti siciliani Cristina Sangiorgi, al centro dell’indagine che ha portato al suo arresto ai domiciliari insieme all’amministratore della Sis, Rosario Torrisi Rigano, e all’ex deputato regionale Nino D’Asero e all’imprenditore Luigi Cozza. Indagati anche l’ex assessore regionale alle Infrastrutture e titolare dell’Economia Marco Falcone, il coordinatore della sua segreteria e suo collaboratore Pippo Li Volti e l’ex assessore all’Economia nonché già vicepresidente della Regione Gaetano Armao.

Il filo conduttore è la liaison amorosa tra la Sangiorgi e D’Asero, con la donna che produce richieste su richieste al suo amante. Lo scopo è duplice: il miglioramento del suo profilo lavorativo all’interno della Sis, in alternativa il licenziamento dell’amministratore della società Torrisi Rigano. Quest’ultimo si era “macchiato” della colpa di aver scoperto che la Sangiorgi aveva presentato, all’atto dell’assunzione, una falsa laurea in Scienze Politiche conseguito all’università Kore nell’anno accademico 2009/2010, con tanto di festa per celebrare il finto titolo. Cosa che aveva indotto Torrisi Rigano a licenziarla. Ma, grazie agli “amichetti della Regione” la donna mantenne il posto.

Non contenta di averla sfangata, la donna ha reiterato richieste presso D’Asero, con la minaccia di denunciare tutti: assessori compresi. Il tutto “impreziosito” dalla minaccia di suicidio: «…Non voglio sapere più niente della tua Regione, degli amici tuoi. Io farò il nome di tutti! … Faccio correre tutta Catania, mi metto qui sulla balconata e gli dico che mi butto se non viene il procuratore qui sotto, se non viene Falcone e non viene Musumeci…». Tra le “storie proibite” la Sangiorgi è pronta a raccontare che Torrisi Rigano ha rubato poco meno di 3.000 euro dalla società, (che poi ha restituito peraltro) e che ha fatto manovre losche per appalto relativo alla concessione del polo logistico dell’interporto di Catania.

Le indagini ovviamente vanno anche in queste direzioni supportate da un cospicuo numero di intercettazioni. A corredo della telenovela ovviamente poi ci sono personaggi “secondari” come Pippo Li Volti, mediatore per conto della donna. Le intercettazioni sono chiare. Pippo Li Volti prega D’Asero: «Dai alla bella signora qualche incarico, così lei è tranquilla e siamo tutti sereni…» dice il segretario di Falcone in una delle telefonate. D’Asero prova a rasserenarla ricordandole che il suo posto di lavoro lo ha riottenuto, ma la Sangiorgi non si ferma e incalza: “Ci devo leccare il culo per tutta la vita a quello?“, fino alle minacce di accoltellare Torrisi Rigano o all’augurio di vederlo impalato. Sfinito dall’incalzare della Sangiorgi, Nino D’Asero coinvolge Antonio Brunetto, capo di gabinetto dell’allora assessore Gaetano Armao, e Donatella Milazzo, capo della sua segreteria, entrambi non indagati e che promettono a D’Asero la rimozione di Torrisi Rigano. Ma il problema è che per farlo è necessario l’intervento di chi l’ha nominato: l’allora governatore Nello Musumeci.

L’ex deputato Antonino D’Asero.

La Sangiorgi è un fiume in piena. Si adira persino per non aver ricevuto il saluto di Armao in occasione di una visita dell’ex assessore alla sede Sis. La donna parla con D’Asero e gli riferisce che ha in programma di minacciare di far fare una figuraccia ad Armao anche utilizzando i social network. Il “povero” D’Asero chiede ad Armao di fare uno sforzo. Tale richiesta manda su tutte le furie l’ex assessore che insorge: «Io non ho niente da dirle. Come si può giustificare l’attenzione di un assessore per una dipendente su 4.000?». Il più esasperato di tutti dalle bizze della Sangiorgi è però forse Torrisi Rigano che chiude sbottando: «Mi hanno fatto mangiare un cannolo di traverso! Io non lo so questa chi è, la figlia sconosciuta di Mattarella? Ho 66 anni e nulla da perdere, ho avuto esperienze in altre società, ma mai in una fogna di questo genere».

L’altro percorso d’indagine riguarda “un accordo corruttivo intercorso tra Torrisi Rigano e Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, società del settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica e della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania“. Per l’accusa “Cozza avrebbe assunto la nuora di Torrisi Rigano e promesso vantaggi futuri all’amministratore” della Società Interporti Siciliani.

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