Davanti al Tribunale presidio della comunità indiana e della Cgil. Landini: “Non è un caso isolato, serve un cambio di modello nel mondo agricolo”.
Latina – È iniziato a Latina il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante agricolo indiano di 31 anni deceduto dopo essere stato abbandonato in fin di vita dal suo datore di lavoro, in seguito a un gravissimo incidente sul lavoro: perse un braccio e fu abbandonato davanti a casa, morendo poco dopo in ospedale tra atroci sofferenze. La tragedia, avvenuta nell’estate del 2024, ha riportato sotto i riflettori il tema dello sfruttamento nei campi e del caporalato.
A comparire davanti al tribunale è Antonello Lovato, imprenditore agricolo e co-titolare dell’azienda dove lavorava Singh. L’uomo è accusato di omicidio e omissione di soccorso: invece di chiamare i soccorsi, caricò il giovane bracciante ferito — con un arto amputato da un macchinario agricolo — su un furgone e lo lasciò agonizzante davanti casa. Singh morì dissanguato poco dopo.
Lovato è imputato nel procedimento che ha visto la costituzione di parte civile della Cgil, del Comune di Latina e di altri soggetti. In aula si è presentato anche un presidio di lavoratori indiani, affiancati dal sindacato, per chiedere giustizia e un cambiamento strutturale nel settore agricolo.
“Ci siamo costituiti parte civile perché questo processo deve essere un punto di svolta – ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – Quello di Singh non è un caso isolato, e il vero tema è che bisogna cambiare il modo in cui si fa impresa, nel rispetto delle leggi che già esistono. Lo sfruttamento, il lavoro nero e le morti nei campi non sono fenomeni marginali, ma sistemici”.
Anche la sindaca di Latina, Matilde Celentano, ha espresso la solidarietà della città al lavoratore e alla sua famiglia: “Il caporalato fa ombra alle tante aziende sane del nostro territorio. Ci siamo costituiti parte civile per dare un segnale forte: non si può morire di lavoro, né si può essere trattati come scarti umani”.
Il processo rappresenta un banco di prova per le istituzioni locali e nazionali nella lotta allo sfruttamento del lavoro in agricoltura, una piaga che riguarda un numero elevatissimo di braccianti. Secondo i dati della Cgil, nella sola provincia di Latina centinaia di lavoratori, in gran parte stranieri, continuano a vivere in condizioni di illegalità e ricatto.
La morte di Satnam Singh è diventata così simbolo di una battaglia ben più ampia, che riguarda la dignità del lavoro e i diritti fondamentali della persona, sempre più disattesi anche in altri tanti settori – persino nel terziario avanzato – a onta della vuota retorica che circonda, come ogni anno, questi giorni in cui si celebra il Primo Maggio.