Per alcuni politici nostrani è stata una delle tante opportunità colte al volo esclusivamente per pubblicizzare il solito partito di riferimento. Passerelle da campagne elettorale piuttosto che una grave situazione che rischia di trasformarsi in tragedia.
Situazione esplosiva ed alta tensione a Santa Maria Capua Vetere. Tra rivolte dei detenuti ed agenti di polizia penitenziaria sotto inchiesta, per violenza e tortura, droga, cellulari in cella e pestaggi continui, si vivono momenti drammatici. Un vero caos, che ha determinato anche forme di protesta della polizia penitenziaria, per evidenziare la spettacolarizzazione di atti giudiziari consegnati per strada a decine e decine di agenti in servizio.
“…È stata umiliata l’Immagine istituzionale della polizia penitenziaria – afferma il segretario generale del Sappe, Donato Capece – La procedura, adottata in maniera inopportuna, da alcuni carabinieri ha offeso l’immagine istituzionale di uno dei quattro corpi di polizia dello Stato quale è la polizia penitenziaria. Uomini in divisa bloccati come delinquenti davanti alla loro sede di lavoro e alla presenza dei familiari dei detenuti. La dignità umana e professionale massacrate, il tutto per la semplice acquisizione dei telefonini e notifica degli atti dell’indagine in corso. Una privacy violata, servizi essenziali interrotti. Noi ribadiremo, continua Capece, la nostra assoluta fiducia nella magistratura ma, contestualmente, denunceremo le nuove gravi violenze contro i poliziotti del carcere, feriti e colpiti con calci e pugni da reclusi che evidentemente pensano di godere di una sorta di impunità per il loro comportamento aggressivo che mina sistematicamente l’ordine e la sicurezza interna. Il carcere deve essere una casa di vetro, infatti senza volere entrare nel merito delle accuse formulate, ad alcuni appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, bisogna rispettare la garanzia costituzionale della presunzione di innocenza”.
Proprio in relazione ai fatti oggetto di indagine sono stati trasferiti ad Avellino, Benevento ed Adriano Irpino, i detenuti extra comunitari che hanno fomentato la rivolta esplosa nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nella quale sono rimasti feriti otto agenti penitenziari. I detenuti, infatti, si sono impadroniti del reparto “Danubio” ed uno dei tre uomini, che ora sarà trasferito, aveva già aggredito altri agenti nel carcere casertano di Carinola. Per i fatti accaduti, e nonostante gli avvisi di garanzia nei confronti degli agenti di Polizia Penitenziaria, la “politica” invoca benemerenze per il lavoro svolto dagli agenti. Una delle tante opportunità colte al volo esclusivamente per pubblicizzare il solito partito di riferimento. Così c’è anche chi chiede che venga conferito un encomio solenne al corpo della polizia Penitenziaria presso il carcere di Santa Maria Capua a Vetere per l’alta professionalità dimostrata nel contenimento della rivolta carceraria del 5 aprile. Tanto per continuare la propria passerella da campagna elettorale. Come sempre.
Nel corso della rivolta circa 150 detenuti, armati di coltelli e olio bollente, sono stati contenuti con efficacia e professionalità dagli uomini e dalle donne della polizia Penitenziaria. Tuttora coperte dal segreto istruttorio rimangono le investigazioni a carico dei rivoltosi mentre la Procura di Santa Maria Capua a Vetere ha notificato un totale di 44 avvisi di garanzia ad altrettanti agenti della Penitenziaria. Nel frattempo ministro Bonafede tace. Nonostante la tensione per gli eventi accaduti all’interno della struttura carceraria, solo un incontro con i magistrati della Procura ed del Tribunale di Sorveglianza e con i vertici del Dap ha convinto i detenuti a rientrare in cella. La vicenda, purtroppo, non è ancora finita e dall’esito delle indagini si potrà comprendere a chi è convenuto scatenare tutto questo putiferio. E perchè.