Soltanto l'esame del Dna potrà stabilire se i resti ossei carbonizzati ritrovati dentro la vettura noleggiata dall'imprenditore sono di Davide Pecorelli o meno. La polizia albanese non ritiene possa trattarsi di un omicidio.
San Giustino – Dell’imprenditore umbro di 45 anni non si hanno più notizie certe dal 6 gennaio scorso. Il 3 gennaio era partito in aereo da Roma alla volta dell’aeroporto di Rinas, in Albania, dove aveva noleggiato una Skoda Fabia ritrovata carbonizzata tre giorni dopo nei pressi di Puka, a 145 chilometri dalla capitale Tirana.
Dentro l’auto sono stai ritrovati resti umani che potrebbero essere di Davide Pecorelli, 45 anni, già arbitro di calcio di serie C e titolare della catena di saloni di bellezza “Parrucchieri Milano”. L’uomo, nello stesso giorno della scomparsa, si era tenuto in contatto con i suoi familiari che sapevano del viaggio di affari del congiunto.
Pecorelli, infatti, sarebbe tornato in Italia il successivo 10 gennaio dopo aver posto le basi in Albania per l’apertura di un centro di bellezza.
Il 7 gennaio però un abitante della cittadina albanese scopriva l’auto bruciata e avvisava la polizia. In Italia i parenti dell’imprenditore, non potendolo raggiungere sul telefonino che pare continuasse a squillare a vuoto, ne denunciavano la scomparsa e dopo le formalità di rito la Procura perugina apriva un fascicolo con un’ipotesi di reato molto più inquietante: omicidio.
Gli inquirenti italiani, infatti, ipotizzano un omicidio a seguito di una rapina finita male ma le autorità albanesi smentirebbero tale ipotesi avanzando quella dell’incidente o, in subordine, quella del suicidio. Sul soggiorno in Albania di Pecorelli pare ci sia stato un buco di un giorno durante il quale i suoi congiunti non sarebbero riusciti a mettersi in contatto con lui.
Si scoprirà infatti che il 4 gennaio l’auto presa a noleggio rimarrà a lungo parcheggiata a Scutari, che dista 1 ora e 15 minuti da Puka dove poi sarebbe stata ritrovata incendiata. Alle 21.30 dello stesso giorno Pecorelli sarebbe stato ospite dell’hotel Turizem di Puka mentre il successivo 6 gennaio, con un giorno d’anticipo, l’uomo avrebbe lasciato l’albergo.
In questo frangente i familiari non sarebbero riusciti a parlare con l’imprenditore nonostante avessero formulato il numero del cellulare per quasi tutto il giorno. Poi davano l’allarme alle autorità di polizia italiane che iniziavano le indagini.
Il 7 gennaio, sulla strada Gjegjan-Reps, alla periferia di Puka, la Skoda di Pecorelli veniva ritrovata completamente carbonizzata da un bracciante agricolo di 53 anni che rivelava di aver visto, in lontananza, l’auto che andava in fiamme e di essere subito intervenuto chiamando la polizia.
Dal 6 al 7 gennaio che cosa avrebbe fatto Pecorelli? Nel sedile posteriore la polizia albanese scopriva resti umani che venivano prelevati e trasferiti in un laboratorio forense di Tirana dove gli esperti della scientifica riuscivano ad estrarre il Dna. Il reperto biologico giungeva in Italia l’11 febbraio scorso per essere sottoposto alla comparazione con il patrimonio genetico di famiglia.
Quei resti ossei bruciati sono davvero di Davide Pecorelli? La vicenda però si complica e pare che l’imprenditore non si fosse recato in Albania solo per affari. Secondo la nota giornalista albanese Klodiana Lala l’imprenditore, operativo anche nel settore della ristorazione, sarebbe arrivato in Albania il 3 gennaio per incontrare la sua compagna, dalla quale ha avuto un figlio:
”…Durante gli esami della polizia – ha affermato Lala – all’interno dell’auto carbonizzata è stato trovato un cellulare bruciato da un’ora e mezza e le autorità non avrebbero dato spiegazioni in merito allo scheletro umano ritrovato sul sedile posteriore…”.
Un perito avrebbe analizzato la vettura giungendo alla conclusione che l’auto avrebbe preso fuoco molto lentamente ma accidentalmente e il fumo denso avrebbe soffocato Pecorelli non permettendogli di mettersi in salvo.
Ma che cosa ci faceva l’uomo sul sedile posteriore? C’è da dire anche che il 26 gennaio scorso messi del tribunale di Perugia, sezione fallimentare, avrebbero apposto i sigilli ad uno dei negozi di bellezza “Parrucchieri Milano Srls” ubicato presso il centro commerciale Valtiberino e di fatto intestato alla compagna albanese di Pecorelli.
Il fatto sarebbe connesso alla sparizione dell’imprenditore? Qualora i resti ossei fossero di Pecorelli l’inchiesta dei magistrati italiani si sposterebbe in Albania.
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