Saman Abbas

Processo Saman Abbas, lo zio Danish: “Ho visto i cugini scavare, non seppellire il corpo”

Il perito della Procura: “Il cadavere fu calato con attenzione nella fossa, non gettato: servivano almeno due persone per deporlo in quel modo”. Il pg: “Saman condannata a morte da tutta la famiglia”.

Bologna – Nuove dichiarazioni e dettagli emergono nel processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana uccisa tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara (Reggio Emilia). Durante l’udienza di oggi alla Corte di assise di appello di Bologna, lo zio Danish Hasnain ha preso la parola, confermando di essere stato presente mentre i cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, scavavano la fossa, ma negando di aver assistito alla sepoltura. Intanto, il perito archeologo forense Dominic Salsarola ha escluso che una sola persona possa aver deposto il corpo con l’ordine riscontrato, alimentando i dubbi sulla dinamica del delitto.

Cos’ha detto Danish Hasnain

“Quando scavavano ero presente, ma quando l’hanno sepolta non ero più lì”, ha dichiarato Danish Hasnain, rispondendo a una richiesta del presidente della Corte, Domenico Stigliano. L’intervento è seguito all’audizione del perito Salsarola, chiamato a valutare la compatibilità del racconto dello zio con le evidenze archeologiche. Danish ha ribadito: “Mi hanno chiesto di aiutarli e io mi sono rifiutato. Ad alta voce ho detto di no, loro mi hanno detto di abbassare la voce e hanno ripreso in silenzio. Si sono allontanati con la salma e non ho visto come l’hanno sepolta. Sono andato a casa, ero molto provato, ho pianto per 10-15 minuti. Poi sono arrivati anche loro e abbiamo dormito tutta la notte”.

Tuttavia, il pg Silvia Marzocchi ha fatto notare una contraddizione con dichiarazioni precedenti, in cui Danish aveva ammesso di aver “spostato la terra”. “Sì, ho solo spostato la terra”, ha replicato l’imputato, cercando di chiarire la sua versione. Danish, che aveva indicato il luogo di sepoltura nel novembre 2022 mentre era già in carcere, resta una figura chiave nel processo che vede imputati per l’omicidio anche i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen (oggi assente in aula per rinuncia), e i cugini Ikram e Nomanhulaq.

La deposizione del perito

Dominic Salsarola, l’archeologo forense incaricato di analizzare lo scavo nel casolare diroccato vicino alla casa degli Abbas, ha fornito dettagli significativi sulla sepoltura. “Il corpo di Saman è stato calato, non buttato”, ha spiegato alla Corte. “Era in posizione supina, con lo sguardo verso il cielo, le braccia spostate verso destra, deposto in modo particolarmente ordinato, quasi con ‘rispetto’, anche se forse non è la parola giusta. Come un defunto normale”.

Questa disposizione, ha aggiunto, rende “molto difficile” che l’operazione sia stata compiuta da una sola persona. “Servivano almeno due individui per calare il corpo con tale cura”, ha concluso Salsarola, rispondendo alle domande del pg. La fossa, scoperta il 18 novembre 2022, si trova a pochi metri dall’abitazione della famiglia, e il ritrovamento del corpo è stato possibile grazie alle indicazioni di Danish.

Il processo e le contraddizioni

Il racconto dello zio si scontra con le evidenze fisiche e con le accuse che lo vedono coinvolto insieme agli altri familiari nell’omicidio di Saman, strangolata per essersi opposta a un matrimonio combinato in Pakistan. La Corte sta cercando di chiarire i ruoli di ciascun imputato, in un processo che in primo grado aveva già portato a condanne pesanti: ergastolo per i genitori (Shabbar estradato dal Pakistan, Nazia latitante fino al 2023), 14 anni per Danish e pene minori per i cugini, uno dei quali, Ikram, già libero dopo sconti di pena.

Le dichiarazioni di Danish, oscillanti tra collaborazione e reticenza, sono ora sotto la lente della Corte e del pg, che potrebbero usarle per ricostruire una dinamica più precisa. La presenza di almeno due persone nella sepoltura, come sostenuto dal perito, sembra corroborare l’ipotesi di un’azione collettiva, ma resta da capire chi abbia materialmente agito e chi abbia solo assistito.

Il pg: “Saman è stata condannata a morte da tutta la famiglia”

“Saman è stata condannata a morte da tutta la famiglia”, ha detto il pg Silvia Marzocchi in un passaggio della sua requisitoria. La pg si è soffermata tra l’altro sul fratello di Saman, valutando come attendibili le sue dichiarazioni: “Racconta le cose per come sono”. Dopo aver parlato per cinque ore, la pubblica accusa non ha terminato e proseguirà lunedì pomeriggio, quando saranno formulate le conclusioni e le richieste di pena.

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