Ad un tratto il decreto governativo per aiutare le partite Iva si trasforma in “decreto salva banche”. Può succedere che chi ha usufruito di un credito bancario deve prima estinguere il debito, magari con lo stesso finanziamento garantito dallo Stato, poi godersi la rimanente somma con interessi al di sotto del tasso medio (8,63%) e commissioni allo 0,25%. Ecco trasformato il credito chirografario in credito garantito dallo Stato. Ma che cosa stanno combinando?
“Coraggio venite gente” è arrivato l’arrotino, pardon, il decreto liquidità. Tutti in fila, virtualmente, per ricevere l’elemosina di Stato e tanta speranza in un futuro che, attualmente, appare opaco e torbido. Subito si può richiedere un prestito di 25 mila euro per gli effetti devastanti che sta causando il Coronavirus all’economia. Così in favore delle piccole e medie imprese, ditte individuali esercenti attività di impresa ed arti o professioni la cui attività è stata danneggiata dall’emergenza Covid-19, con l’emanazione del decreto liquidità, all’art. 13, sono state previste garanzie statali gratuite fino al 100% dell’importo del finanziamento che si richiede.
I punti essenziali che consentono una bella boccata d’ossigeno e contanti sono che la durata del finanziamento è stata prevista fino a 72 mesi, con inizio del rimborso del capitale a due anni dall’erogazione. Solo un limite: l’importo non può essere eccedente il 25% dell’ammontare dei ricavi dell’anno precedente per come deve risultare dall’ultimo bilancio depositato o dall’ultima dichiarazione fiscale presentata alla data della domanda di garanzia ovvero, per i soggetti beneficiari costituiti dopo il 1° gennaio 2019, da altra idonea documentazione.
Oppure mediante autocertificazione ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, e comunque, per un importo non superiore a 25.000,00 euro. Il 16 aprile l’ABI ha diffuso con una circolare tutte le indicazioni ed i chiarimenti utili al fine di potere usufruire dell’importo massimo con una “garanzia pubblica pari al 100%” e nessuna valutazione del merito creditizio, a favore di micro, piccole e medie imprese fino a 50 milioni di euro di fatturato o 43 milioni di euro di attivo e 499 dipendenti, persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni, così come previsto dalla lettera m), comma 1 dell’art. 13 del DL Liquidità. Inoltre la possibilità di ottenere finanziamenti a garanzia statale al 100% è riconosciuta a condizione che i richiedenti non siano classificati come imprese in difficoltà e non abbiano esposizioni bancarie deteriorate, con l’impegno per i beneficiari, a non approvare la distribuzione di eventuali dividendi. Ecco che ad un tratto il decreto governativo per aiutare le partite Iva si trasforma in “decreto salva banche”.
Può succedere, infatti, che chi ha usufruito di un credito bancario deve prima estinguere il debito, magari con lo stesso finanziamento garantito dallo Stato, poi godersi la rimanente somma con interessi al di sotto del tasso medio (8,63%) e commissioni allo 0,25%. Ecco trasformato il credito chirografario in credito garantito dallo Stato, che consente alle banche la sopravvivenza, al limite della speculazione, mentre alle imprese non permette realmente di uscire dalla crisi. Insomma banche salve, imprese kaputt. Per fortuna non sono richiesti adempimenti complicati ed eccessivamente burocratici ma è sufficiente inviare la richiesta tramite mail alla Banca o al Confidi, o altro intermediario finanziario, al quale bisogna rivolgersi per richiedere il finanziamento. Nel caso vengano presentate più domande di finanziamento da parte di banche diverse in relazione allo stesso soggetto richiedente, il Fondo rilascerà la propria garanzia con riferimento alle prime domande presentate fino a concorrenza dell’importo massimo garantibile. Attenzione però a verificare sul sito dell’istituto di credito le condizioni reali (capitale + interessi) per l’erogazione del denaro. Il lucro è in agguato.