Quasi tutte le Regioni premono per ottenere misure meno restrittive ma il Governo pigia sul freno e non molla. Occorre ancora rigore per arrivare a Natale e forse mettere il naso fuori di casa ma non è detto. Solo se la curva inizierà a scendere.
Roma – I numeri di ieri: ancora 34.283 nuovi casi di coronavirus a fronte di 234.834 tamponi processati. Il rapporto tra positivi e test effettuati è del 14,6%. Ma il meccanismo ideato dall’ultimo Dpcm prevede che una Regione impieghi circa tre settimane per uscire dalla sua fascia restrittiva o per entrarvi. Torniamo sull’argomento per chiarirne alcuni aspetti che riteniamo fondamentali nel marasma di notizie continue spesso frammentarie e inesatte.
Il 27 novembre Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta potrebbero diventare zona arancione. Da una parte ci sono i governatori delle Regioni che spingono per un possibile alleggerimento delle misure di contenimento, attuate con ordinanza del Ministero della Salute, che a suo tempo ne aveva stabilito la massima restrizione. Dall’altra c’è il governo che non sembra intenzionato a mollare su divieti e chiusure per non rischiare un Natale all’insegna del coprifuoco nelle strade e nel cuore.
A fare pressioni sull’esecutivo sono intervenuti i presidenti di Toscana, Friuli Venezia Giulia e Liguria, che hanno bocciato l’idea di procedere con lockdown regionali, specie se basati su dati non attuali: “…Siamo valutati in base a dati che non corrispondono alla realtà...” è il solito refrain che ogni governatore canta e ricanta a difesa degli interessi, prettamente economici, del proprio territorio.
Non si comprende che in questo momento un abbassamento della tensione difensiva farebbe ripiombare tutti nello sconforto ed in un aumento incontrollato dei contagi. I numeri su cui si basa la decisione del governo per dichiarare una Regione zona rossa sono comunque vecchi, ovvero risalenti alla settimana che va dal 2 all’8 novembre, durante la quale la curva epidemiologica ha subito un picco negativo.
Critici anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, che non ha potuto evitare l’ingresso nella zona arancione e della Liguria che spera, invece, di far uscire la Regione dalla zona arancione già dai primi giorni di dicembre. Forse è venuto il momento di anteporre agli interessi economici, ormai giunti al lumicino, quelli della salute pubblica anche perché se la malattia dilagasse a macchia d’olio non ci sarebbero più lavoratori disponibili anche negli impianti produttivi di prima necessità.
Dunque occorre, ora più che mai, far buon viso a cattivo gioco. Questo vale in specie per i governatori che hanno non poche responsabilità nei riguardi degli enti locali dunque della popolazione tutta. Purtroppo il meccanismo ideato dall’ultimo Dpcm per uscire dalle zone critiche è tutt’altro che agile e comprensibile e i tempi scanditi dal Ministero della Salute sono quelli che sono.
La facoltà delle Regioni è quella di chiedere la modifica della fascia di restrizione su base settimanale nonostante converrebbe allungare questo lasso di tempo sino a 15 giorni ed oltre. Per notare qualche effetto concreto. Il monitoraggio periodico è fissato ad ogni venerdì dunque in questo giorno della settimana è previsto il punto della situazione. Così se i numeri sono positivi, si potrà chiedere la revisione della zona, che verrà concessa solo a patto che il trend si dimostri sulla stessa linea per le due settimane consecutive.
Insomma per poter uscire dalla propria fascia, in linea di massima servono almeno tre settimane. Per tornare indietro e migliorare la zona di appartenenza ci vogliono almeno 14 giorni. Così Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta, come prime Regioni a subire restrizioni derivate dalla loro collocazione in zona rossa, potrebbero uscirvi dal 27 novembre prossimo, considerando che le misure erano state applicate il 6 novembre.
La speranza, purtroppo, si scontra con la curva epidemiologica. Lo stesso discorso vale per Puglia e Sicilia, che si trovano in area arancione, nonostante continui a crescere il numero dei positivi nell’Isola che hanno raggiunto quota 1.837 contagi in sole 24 ore.
Dal 4 dicembre si potrebbero vedere allentate le manette per Abruzzo, Basilicata, Umbria e la stessa Liguria (ora zona arancione) e la provincia autonoma di Bolzano (rossa). Infine per l’11 dicembre potrebbero uscire dalla zona rossa anche Toscana e Campania dove sono state applicate misure restrittive a partire dall’11 novembre.
Nonostante i numeri della Campania facciano pensare ad una situazione ancora molto grave, almeno per il momento. Stessa scadenza anche per le arancioni Friuli, Marche ed Emilia Romagna. E’ l’Italia intera che vuole uscire dall’emergenza per riacquistare un briciolo di normalità ma i numeri attuali consigliano, impongono estrema prudenza. E quella cavolo di fastidiosa mascherina cerchiamo di indossarla tutti. Ne va della nostra vita. Per chi non l’avesse ancora capito.
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