Una chiusura totale sul modello di quella già sofferta potrebbe affossare il Bel Paese in maniera definitiva. Occorrono dunque soluzioni differenti in grado di coniugare le più diverse esigenze.
Roma – L’ultimo Dpcm del governo Conte ha scontentato un po’ tutti, dai ristoratori agli esercenti cinematografici, dai gestori dei giochi a quelli delle palestre. Il documento legislativo non piace e non certo perché siano amare le regole, tanto possono andare solo a stringere. E lo sappiamo. Notevole anche lo scetticismo delle Regioni che invocano un cambio di marcia e qualche modifica.
In effetti il provvedimento varato il 25 ottobre è già nell’occhio del ciclone e suscita anche tra gli esperti reazioni del tutto contrastanti. Sarà efficace il semi-lockdown nel piegare la curva dei contagi? Alcuni virologi parlano di provvedimento “coraggioso”, altri di misure “del tutto insufficienti”. I soliti alterchi delle primedonne isteriche che tanto male stanno facendo agli italiani. Se ne accorgeranno un giorno o l’altro i sapientoni universitari?
Anche il governatore dell’Emilia-Romagna nonché presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, sollecita il premier Conte e i suoi “soloni” affinché faccia qualche correzione al Dpcm. In effetti le misure previste sono, certamente, un passo avanti ma non del tutto sufficienti per limitare la circolazione del virus, che in alcune aree del nostro Paese dilaga incontrollato. Sempre a detta delle veline della ProCiv, beninteso.
Il Governo, pertanto, deve ascoltare la protesta civile che proviene da più parti, sostiene il presidente della Conferenza delle Regioni, mentre non è tollerabile chi strumentalizza paura e disperazione per creare rabbia sociale. Certamente non tutte le manifestazioni di protesta sono state pacifiche. Le frange eversive che si “mimetizzano” fra i lavoratori per portare scompiglio non mancano mai.
Intanto aumentano le proteste nelle piazze italiane, con il rischio reale di infiltrazione della criminalità organizzata che ha già preparato le sue strategie per trarre profitto dal disagio popolare. Tante le proposte che vengono fatte da tutti i gruppi politici ma non essendoci sintonia decisionale ognuno spara soluzioni a ritmo incessante, peggiorando le cose e instillando insicurezze e timori.
Lo scopo dell’ultimo decreto di Conted è quello di evitare la circolazione delle persone quando non vi è necessità. E se davvero volessimo evitare le restrizioni della primavera scorsa, ci preoccuperemmo molto di più nel rimanere in casa per uscire soltanto quando estremamente necessario. Ma a fronte di una linea più morbida, una certa parte del mondo scientifico chiede una linea più dura, proprio in considerazione della particolare criticità che si sta vivendo in alcune Regioni dove il virus si sta diffondendo in maniera esponenziale.
Infatti il consigliere del ministero della Salute, Walter Ricciardi, propone un nuovo blocco delle libertà personali, ovvero un parziale ritorno al passato che vedrebbe in funzione esclusivamente le fabbriche e le strutture produttive necessarie alla sopravvivenza oltre ai servizi pubblici essenziali. Ma, di contro, le voci contrarie che si levano sono altrettanto autorevoli e ponderate: “…Qualora si optasse per un lockdown totale – dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – i danni alle imprese sarebbero gravissimi, veramente insopportabili…”.
In effetti sembra sia impossibile bilanciare gli interessi della salute pubblica con quelli dell’economia. Del resto è pur vero che senza una buona salute non c’è economia che tenga. Dunque quale sarà la strada maestra? Innanzi tutto bisogna sperare che gli indennizzi vengano erogati in breve tempo. C’è gente, infatti, che non ha lavorato per mesi ed ora si trova in un vicolo cieco e senza speranza. Oltre che senza la possibilità di sfamarsi.
Servono, pertanto, ammortizzatori sociali e misure di ristoro tempestive. Ad esempio gli operatori dello spettacolo, così come i proprietari di palestre e Spa, che hanno fatto grandi investimenti negli ultimi mesi per poter garantire salute e sicurezza a utenze e lavoratori, si ritrovano con forti debiti e niente incassi. Con le medesime tasse di sempre. Non c’è più un minuto da perdere: le decisioni devono essere prese con equilibrio e buon senso. Tornare ai domiciliari come mesi addietro è ormai impossibile, e l’altra parte della Scienza lo riconosce.
“…L’ingiustizia in un qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia ovunque e siamo tutti uniti da una rete ineludibile di reciprocità. Tutto ciò che colpisce uno, indirettamente colpisce tutti...” (Martin Luther King Jr).
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