Tutto è pronto per il nuovo-vecchio provvedimento. Obbligo di mascherina dappertutto e chiusura al tramonto di bar, pub e ristoranti nei luoghi della Movida.
Roma – Pronte le misure di protezione per arginare il contagio. Stato di emergenza sino al 31 gennaio 2021 ma un’ulteriore proroga sembra scontata. In “perenne” attesa di un programma autentico di riforme strutturali come burocrazia, giustizia e fisco, l’esecutivo discute ancora sulle norme di sicurezza per attenuare la diffusione del virus.
Il provvedimento, che dovrebbe essere varato domani, ripropone in primis l’obbligo di indossare la mascherina in qualsiasi luogo pubblico e aperto al pubblico e il divieto alle Regioni di allentare le misure restrittive, com’è accaduto in estate per le discoteche. Pertanto il confronto con le amministrazioni regionali, se ci sarà e con opportuna convocazione, si prospetta abbastanza infuocato, attese le prospettive delle nuove-vecchie misure di contenimento.
Il ministro della Salute Roberto Speranza è per la linea dura e intransigente. Il decreto però dovrà passare per il Parlamento per poi concludere il suo iter in Consiglio dei Ministri dove successivamente il DPCM potrà essere adottato con i relativi provvedimenti e misure di sicurezza.
L’attuale gestione dell’emergenza, che il governo chiede di prorogare, consente di agire in deroga su numerosi aspetti della vita pubblica grazie all’emanazione dei ben noti decreti e delle ormai usuali ordinanze del ministero della Salute. Un iter questo che ha permesso di sveltire le procedure ma con limiti ben precisi, anche in ordine di tempo. Tornare alla normalità, per quanto si è potuto e per quanto si potrà, significa anche tornare ad elaborare leggi dello Stato.
L’obiettivo del governo, ha sempre detto il premier, rimane la sicurezza dei cittadini italiani e di tutti coloro i quali si trovano nel nostro Paese. L’opposizione rumoreggia e chiede maggiore coinvolgimento, soprattutto quando si parla di emergenza sanitaria. Ma si tratta di rumori “sordi” che non spaventano anche perchè il centrodestra, dall’inizio della pandemia, ha davvero fatto ben poco. Pertanto per disporre la sospensione della democrazia, come viene definita dai negazionisti, è necessario conoscere i veri dati del contagio.
Su questo argomento si è espresso anche il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, che ha fatto pervenire una sua nota molto chiara ed esauriente, per non dire bella forte. Ovviamente nel mirino c’è Conte:”…Occorre avere informazioni corrette, senza nascondere i risultati del Comitato tecnico – evidenzia Casellati – abbiamo bisogno di verità. Gli italiani sono stanchi di oscillare tra incertezze e paure, in una confusione continua di dati che impedisce tra l’altro di programmare il lavoro…”. Grandi verità che vengono spiattellate da mesi e a cui Giuseppe Conte ha sempre risposto a colpi di numeri e dati elaborati dal Comitato tecnico Scientifico.
E mentre la politica fa i suoi giochi, l’economia italiana è a pezzi. Le nuove restrizioni per limitare il contagio nella Movida di ogni città costringerà gli esercenti di pub e ristoranti a chiudere prestissimo dunque addio a cene e aperitivi con gli amici. Cosi abbasseranno le saracinesche un numero imprecisato di esercenti già duramente messi alla prova durante la primavera scorsa.
Insomma tutte cose risapute. Con la riapertura delle scuole e con la ripresa della vita lavorativa e di relazione una nuova botta di contagi era scontata nonostante le previsioni di alcuni virologi che volevano il virus esaurito dopo 75 giorni. Tutte menzogne e adesso se ne ri-pagano le conseguenze.
Ma non basta. Il sistema di sostegno statale alle persone prive di reddito e senza occupazione deve essere riveduto e corretto subito. Sembra inverosimile ma la sensazione è la medesima che si prospetta per la pandemia: nuovi attacchi del virus, migliaia di nuovi disoccupati. E mentre lo stomaco reclama lo Stato si preoccupa dello “smart-working” con l’estensione della procedura semplificata per concordare il lavoro agile tra datore e dipendenti. Sai che novità.
Un’inezia a confronto di quanto c’è da fare e alla luce di quanto succederà nelle prossime settimane. Corriamo il rischio di non rialzarci più da terra e parliamo ancora di lavoro a distanza e nuove regole per il il reddito di cittadinanza. O sono matti, o ci fanno.
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