Decine di persone svendono oro e oggetti di valore spesso cadendo vittime di delinquenti. Molti altri affidano gli oggetti preziosi al banco dei Pegni le cui file di attesa si allungano sempre di più.
Roma – Crisi di moltissimi settori, disoccupazione, aumento delle diseguaglianze sociali, sono questi solo alcuni degli effetti drammatici della pandemia con una curva epidemiologica che tuttora non accenna a decrescere e che ha stravolto l’intera geografia occupazionale dell’Italia.
In conseguenza di quella che è stata considerata una delle peggiori recessioni economiche dal 1870, sono sempre più gli Italiani costretti a rivolgersi ai “compro oro” e “banco dei pegni” per ottenere liquidità vendendo o impegnando i propri oggetti di valore.
A causa della crisi finanziaria legata al Corona virus, nel 2020, il ricorso a tale strumento è cresciuto del 50% rispetto al periodo pre-covid. Un vero business.
Da un momento all’altro migliaia di famiglie si sono trovate in grave difficoltà economica o hanno comunque subito un forte depauperamento dei loro emolumenti mensili, trovandosi costrette a rinunciare a quanto di prezioso possedevano.
All’inizio dell’epidemia chi si trovava in difficoltà preferiva impegnare gli oggetti preziosi pensando o sperando di poterli riscattare. Oggi, che non si intravede uno spiraglio alla fine della crisi, la maggior parte preferisce rivolgersi direttamente ai “compro oro” per ottenere subito il denaro necessario per far fronte alle esigenze quotidiane e ai bisogni essenziali, anche solo per pagare le utenze.
Tra loro c’è chi ha dovuto chiudere la propria attività e non l’ha più riaperta, chi è stato travolto dalle difficoltà economiche, chi, a causa del decesso di un familiare, ha dovuto sostenere spese funebri impreviste.
C’è chi non si fa scrupolo di approfittare dello stato di bisogno. Pochi mesi dopo l’inizio della pandemia il Codacons aveva denunciato come gli operatori stessero approfittando della condizione di necessità delle persone acquistando oro, gioielli, orologi e altri oggetti preziosi a prezzi decisamente al di sotto del loro valore reale.
Viene da chiedersi cosa succederà realmente quando le famiglie avranno alienato tutto ciò che possiedono che possa facilmente essere venduto e se non siano già più fortunate rispetto a chi non ha, o non ha più, niente da vendere.
Visto che da gennaio molti dipendenti dei “compro oro” saranno messi in cassa integrazione, anche questi esercizi commerciali chiuderanno i battenti e con essi la possibilità di vedere qualche euro per i tanti italiani che non sanno come sbarcare il lunario.
È l’ennesima conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che la crisi pandemica ha inferto profonde ferite a tutti i settori dell’economia con conseguenze disastrose nei confronti delle classi più deboli. Nel Paese è in corso un “default” finanziario senza precedenti e l’instabilità politica non potrà che avere un impatto ancor più violento sulla fragile economia italiana.
Il Governo, almeno fin tanto che ce ne sarà uno, dovrà prendere diverse contromisure per mettere al riparo le tasche dei cittadini e evitare che i conti di famiglie e imprese vadano in default.
Le stesse contromanovre, causate dal crollo senza precedenti dell’economia mondiale, hanno condotto i governi dei principali Stati europei e di tutto il mondo ad approvare ingenti misure di sostegno al reddito che tuttavia non hanno frenato la contrazione dei mercati e il forte calo del Pil dell’economia mondiale, né impedito che vi fossero conseguenze devastanti per famiglie e imprese, soprattutto se piccole e medie.
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