Il terribile fenomeno deviante è in rapida ascesa mentre il contrasto è limitato alle azioni, ormai quotidiane, della polizia Postale mentre occorrono leggi nuove e snelle, inasprimento delle pene e la certezza del carcere per i condannati in via definitiva. Infanzia e adolescenza negate per troppi ragazzini vittima di orchi senza scrupoli.
Roma – Sono dati inquietanti quelli che emergono dall’ultimo rapporto divulgato da Save the Children in merito ai “nuovi schiavi invisibili”. Da indiscrezioni sulle indagini dell’associazione umanitaria, sarebbero oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento costrette in schiavitù. Non solo, 1 su 4, quindi ben 10 milioni, avrebbero meno di 18 anni mentre 1 bambino su 20 sarebbe addirittura under 10. Un mondo sommerso che, sebbene estremamente vicino alle nostre vite, spesso passa in secondo piano oppure escluso del tutto. Save the Children attraverso questo lavoro di ricerca ha tentato di far luce su un fenomeno troppo spesso ignorato.
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Tra i dati più inquietanti balza in primo piano quello legato al diritto allo studio. Il 10% di questi fanciulli ridotti in odierna schiavitù non ha mai frequentato la scuola, mentre il 25% si è fermato prima delle classi medie.
Il rapporto fotografa attentamente anche la questione italiana e, nello specifico, quelle che sono state le correlazioni con l’emergenza Covid-19. Da quanto emerge dai dati nostrani del sistema anti-tratta, nel 2019, tra le 2.033 persone prese in carico dalle istituzioni, la forma più diffusa di sfruttamento è quella sessuale (84,5%) che colpisce principalmente donne e ragazze (86%). Nel Bel Paese 1 vittima su 12 ha meno di 18 anni, mentre il 5% meno di 14. Le regioni dove sono stati segnalati più casi di schiavismo minorile sono la Sicilia (con il 29.8%) e la Liguria (14.4%). Per la maggior parte si tratta di bambini di origine nigeriania (87%) ma anche ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%). Secondo quanto riportato da Save the Children nel 2019 sono stati accertati 243 casi di illeciti lavorativi, cui la maggior parte nel settore terziario (210), con particolare attenzione nel comparto ristorativo e commerciale.
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“…Questi dati – si legge nel comunicato di STC – sono solo la punta di un iceberg rispetto alle tante bambine, bambini e adolescenti vittime invisibili di violenza e sfruttamento qui, nel nostro Paese. Una fotografia che rappresenta solo in minima parte un fenomeno, che con l’emergenza Covid-19 ha visto trasformare alcuni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento dei minori…”.
Con l’emergenza sanitaria, infatti, le organizzazioni criminali dedite al business dello sfruttamento sessuale dei ai minori non si sono arrese. Al contrario hanno sperimentato nuovi modelli produttivi. In Italia, come nel resto dell’Unione Europea, abbiamo assistito a una trasformazione dello sfruttamento sessuale basata sull’utilizzo intensivo della comunicazione online e della prostituzione “indoor”.
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In questo settore grande importanza ha assunto l’utilizzo del digitale. La maggiore domanda online ha portato all’aumento dell’offerta dei servizi erotici, delle video-chat e dell’utilizzo malsano della webcam. Ma, come ben noto, al peggio non c’è mai fine. Infatti a tale rivoltante fenomeno se ne somma un’altro peggiore: la pedopornografia. Come avevamo riportato da queste colonne qualche settimana fa, negli ultimi tempi è salita vertiginosamente la diffusione di registrazioni ritraenti torture e azioni coercitive nei confronti dei minori. Secondo i dati forniti dalla Commissione Europea, nel periodo di contenzione, in alcuni Stati della Comunità sono stati registrati picchi del 30% nell’utilizzo di materiale pedopornografico. Secondo i profili dell’EUROPOL, inoltre, il 30% degli offender che sono in possesso di materiale pedopornografico e attivi negli scambi online e nella darknet, è anche coinvolto direttamente nelle azioni di coercizione ed estorsione sessuale che coinvolgono i minori. Solamente nei primi sei mesi del 2020, in Italia, sono state accertate più di 1.000 nuove vittime di sfruttamento sessuale con un’età compresa tra i 12 e i 24 anni. In molti casi sono stati individuati appartamenti dove erano recluse anche 4/5 ragazze, che potevano ospitare e soddisfare le inclinazioni abominevoli di altrettanti depravati, molto spesso benestanti e ricchi professionisti ma anche persone che ricoprono ruoli importanti nella società e nelle istituzioni. Nel rapporto sono messi in luce anche i diversi profili dello sfruttamento in base alla provenienza delle ragazze. La rete di trafficanti che controlla le vittime di origine cinese sembra provvedere a tutti gli aspetti dell’organizzazione dell’attività indoor che coinvolge ragazze anche giovanissime, che non conoscono la lingua italiana o hanno documenti falsi per cui sono ancor più controllabili, mentre alle vittime di origine nigeriana o rumena viene imposto a volte di organizzarsi da sole per “promuoversi” in rete.
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“…Nel far fronte all’emergenza Covid-19 – spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – non bisogna dimenticare le vittime invisibili di tratta e di sfruttamento che sono nel nostro Paese. Dalle testimonianze che abbiamo raccolto, sappiamo che per alcuni questo periodo di lockdown ha fatto accrescere la consapevolezza della condizione di sfruttamento vissuta e ha incoraggiato a chiedere un aiuto per uscirne. Ma, purtroppo, in molti altri casi, i trafficanti sono riusciti a modificare rapidamente le forme di sfruttamento sessuale e hanno reso le vittime ancora più isolate e difficilmente raggiungibili. Alla luce della crisi, è necessario potenziare gli interventi di contrasto allo sfruttamento minorile, con una particolare attenzione allo sfruttamento on line, intensificare il lavoro di sostegno alle vittime, e varare al più presto il nuovo Piano Nazionale di Azione contro la tratta e lo sfruttamento, tenendo conto delle esigenze specifiche delle minori vittime manifestati durante questo periodo di emergenza sanitaria…”.
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