I sondaggi erano a favore e le previsioni politiche pure dunque il fronte del Si ha vinto ed i 5 Stelle di Grillo e di Di Maio esultano. Assieme a parte degli alleati. Vittoria di Pirro?
Roma – Gli italiani hanno detto si, onorevoli di troppo andatevene a casa dalla prossima legislatura. Alla Camera i parlamentari passeranno dai 630 attuali ai 400 del dopo referendum. Al Senato invece i seggi da 315 diventeranno 200. Saranno ridotti anche i parlamentari eletti dagli italiani all’estero: passeranno da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4. Verrà inoltre stabilito un tetto massimo al numero dei senatori a vita nominati dai presidenti della Repubblica: mai più di 5. Finita la pacchia nonostante il risparmio per contribuenti e casse dello Stato sia comunque risibile. Ma tant’è.
Cambiano anche i regolamenti delle due Camere. Ciascun parlamentare avrà più peso e responsabilità, in particolare quando si tratterà di eleggere figure chiave quali: cinque giudici della Corte costituzionale, un terzo dei membri del Consiglio superiore della magistratura, il Capo dello Stato e la votazione per la sua eventuale messa in stato di accusa. La composizione delle commissioni parlamentari dovrebbe essere modificata, in termini numerici, con un taglio del 36%. Inoltre anche il processo di revisione costituzionale conterebbe un consenso numericamente ridotto.
Insomma il Movimento 5 Stelle ce l’ha fatta, inutile girarci intorno. Magari poteva impegnare le proprie energie per riforme più utili ai cittadini ma intanto Beppe Grillo trionfa e con lui i suoi aficionados. Non sorridono affatto, ovviamente, i numerosi transfughi nascosti fra le poltrone del Gruppo Misto.
Il bicameralismo perfetto o paritario rimarrà tale e quale. Le due Camere continueranno infatti ad esercitare esattamente le stesse funzioni. I costi legati alla macchina politica e amministrativa, invece, si ridurrebbero ma non di chissà quanto: secondo le stime il risparmio annuo sarebbe di 53 milioni alla Camera e di 29 milioni al Senato ma si tratta, lo ripetiamo, di un risparmio minimo visto che rappresenta appena lo 0,005% del debito pubblico italiano secondo gli esperti economisti. Mentre i costosi privilegi rimangono.
Adesso però si dovrà viaggiare da subito verso una nuova legge elettorale che possa coniugare l’efficacia governativa con la rappresentatività di tutte le aree del Paese, comprese le minoranze. Oggi c’è 1 deputato ogni 96mila abitanti, con la riforma ce ne sarebbe 1 ogni 151mila. Al Senato 1 ogni 302mila a fronte di 1 ogni 188mila attuale. Insomma c’è ancora molto da fare ma, intanto, anche Giuseppe Conte gongola, al momento la sua poltrona vacilla meno. Rimanere a cavallo val bene un Si. Seppur a denti stretti. Inevitabili contraccolpi politici a breve.
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