Pensare alle feste natalizie con le emergenze che ci sono in corso è da idioti. Mollare in questo momento e durante i giorni che andranno dal 25 al 31 dicembre sarebbe da irresponsabili. Una terza ondata sarebbe devastante.
Roma – I più grandi di voi ricorderanno i tempi dell’Austerity. Fra il 1973 ed il 1974 numerosi governi occidentali, compresa l’Italia, furono costretti ad emanare disposizioni di legge per contenere drasticamente il consumo energetico a seguito della grave crisi petrolifera di quegli anni. L’impennata dei prezzi dei carburanti impose, fra le altre restrizioni, la chiusura del traffico veicolare, le targhe alterne, l’uso della bicicletta e un più parco utilizzo di tutto ciò che era in un certo senso voluttuario.
La pandemia assomiglia molto all’Austerity, ovviamente sotto il profilo delle restrizioni che sono però molto più marcate e che impongono comunque tempi ed organizzazione. Così nonostante offerte asfissianti, all inclusive, low cost, strane pubblicità che invitano a viaggi sulla neve e festività in capo al mondo, quest’anno non ci sarà nulla di tutto questo. Sarà un Natale da Austerity. Un Natale più semplice, più vero. Dunque ancora prudenza e pazienza.
Il Governo è al lavoro da giorni su un nuovo Dpcm in vista del 3 dicembre per fissare restrizioni e regole anti Covid almeno fino alla fine dell’anno e scongiurare così pericoli di ulteriori contagi durante le festività. Sembra che alcune regioni come Piemonte e Lombardia usciranno dalla zona rossa ma fino a quando l’indice Rt, quello che misura la trasmissibilità del virus, non scenderà sotto l’1 appare difficile un allentamento delle misure.
Purtroppo è ancora allerta terapie intensive. Il vero problema infatti è proprio questo mentre gli assessori regionali alla sanità tendono a sotto-dimensionare il fenomeno per non rimanere in zona rossa o arancione. Infatti é in corso un confronto nella maggioranza di governo e i toni sono niente affatto pacati. Non sarebbe male, come si sarebbe ventilato, controllare a sorpresa l’operato del personale in tutti gli ospedali della penisola.
Il 3 dicembre, in ogni caso, scadrà l’ultimo decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) e saranno fissate le nuove disposizioni anti-virus valide anche per il periodo delle feste. Alcune delle quali cominciano a delinearsi fin d’ora: se i dati lo permetteranno sarà possibile spostarsi tra le regioni mentre è scontato che non ci saranno deroghe per feste e ritrovi in piazza a Capodanno. Per quanto riguarda la scuola non ci sarà alcun cambiamento rispetto al decreto in vigore: per i licei rimane la didattica a distanza almeno fino al mese di gennaio.
Chiuse le università. L’obiettivo del governo e, certamente, anche dei presidenti di Regione è fare in modo che la maggior parte dei territori regionali possano retrocedere dalle zone rosse e arancioni in modo da arrivare al 3 dicembre con buona parte dell’Italia in zona gialla. Proprio qui sta, purtroppo, il tranello in cui tutti possiamo cadere, in quanto il desiderio di ritornare alla normalità, o quasi, è molto forte.
Ma anche se l’Italia diventerà tutta zona gialla non dobbiamo dimenticare che una estate da “liberi tutti” l’abbiamo pagata a caro prezzo in autunno. Con numerosi decessi, un maggiore contagio, con un gran numero di malati certamente meno gravi e con una economia rallentata e quasi sull’orlo dell’abisso. Appare chiaro che non possiamo permetterci festività abbassando la guardia, parliamoci chiaro. E nonostante la sofferenza di decine e decine di settori produttivi i cui lavoratori stanno vivendo momenti terribili.
In tal senso vi sono assicurazioni provenienti dal ministro Roberto Speranza, il quale definisce surreale l’attuale dibattito sulle prossime vacanze natalizie con le emergenze che sono scoppiate nel nostro Paese. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affermato senza mezzi termini che il prossimo 25 dicembre non sarà come gli altri: “…Dobbiamo prepararci ad un Natale più sobrio – ha aggiunto Conte – veglioni, festeggiamenti, baci e abbracci non saranno possibili… In casa e fra parenti stretti evitando i non conviventi e gli amici…”.
E ammesso che la curva epidemiologica dia il via libera sennò si rimarrà per come stiamo. E a pensarci bene, non sarebbe un male. In buona sostanza il futuro potrebbe apparire più roseo e meno complicato a patto che si rispettino le misure di contenimento attualmente in vigore e che la probabile decrescita dei contagi non venga interrotta da un pericoloso calo di attenzione. Cosi da scongiurare anche possibili ondate successive che non potremmo reggere, sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico.
Sono previsti infatti due provvedimenti decembrini “differenziati“. Il primo verrà emanato entro il 3 dicembre e l’altro proprio sotto le festività. Non dovrebbe essere abbandonato il sistema dell’Italia divisa in fasce ed i negozi, con molta probabilità, potranno rimanere aperti in una fascia oraria più ampia, anche sino alle 22, per evitare assembramenti.
Ci sarà anche l’apertura dei centri commerciali nei fine settimana e nei giorni festivi. Apertura serale anche per ristoranti e pub, con una regolamentazione più rigida, mentre per il Cenone in casa ci saranno raccomandazioni e non divieti, che peraltro sarebbero inapplicabili.
Per quanto riguarda il “coprifuoco”, fissato attualmente alle ore 22 e sino alle 5 del mattino in tutta Italia, potrebbe essere spostato alle 23 o a mezzanotte. Ma per la sera del 24 e per quella del 31 dicembre c’è anche l’ipotesi che si possa arrivare fino all’una di notte. Nessuna deroga sarà invece concessa per eventi in piazza o in altri luoghi d’aggregazione, né per le feste private. Soprattutto per Capodanno. Per gli auguri c’è tempo.
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