ROMA – C’ERA UNA VOLTA LA TURCHIA DI ATATURK: OGGI VIGE LA DITTATURA DEL SULTANO

L'Unione Europea deve aprire gli occhi, dire basta ai ricatti del Sultano di Ankara e rispondere in modo chiaro e inequivocabile alle sue continue provocazioni.

Roma – “Ataturk Addio” è un saggio di Marco Guidi che ben fotografa l’attuale situazione della Turchia, nazione dove la svolta laica e modernizzatrice di Mustafa Kemal Ataturk sembra solo un lontano ricordo.

Qual è stata la sorte della Turchia membro della NATO che era a un passo dall’ingresso nell’Unione Europea? Bisognerebbe chiederlo a Recep Erdogan che sta guidando il suo Paese verso un pericoloso ritorno al passato con un preoccupante deficit di democrazia e laicità.

Marco Guidi

Molti politologi avvicinano oggi il leader turco al presidente russo Putin perché i due capi di stato hanno iniziato a collaborare su molte questioni, dalla Siria al Nagorno Karabakh, creando un fronte alternativo all’Unione Europea e agli Stati Uniti.

Si tratta ovviamente di un flirt strategico tra due nemici storici (ricordiamo la rivalità tra l’Impero zarista e quello ottomano per lo stretto dei Dardanelli) ma con una fondamentale differenza: Putin ha sempre difeso la laicità ergendosi a baluardo contro il terrorismo islamico ed impedendo con la guerra in Cecenia (al netto, purtroppo, della violenza eccessiva contro la popolazione locale) la nascita di un califfato islamico proprio nella regione del Caucaso.

Erdogan invece fomenta ogni giorno di più l’estremismo religioso, arrivando a lanciare una sorta di “Jihad islamica” contro la Francia rea, a suo avviso, di perseguitare i musulmani come i nazisti facevano con gli Ebrei durante gli anni trenta del novecento.

Recep Tayyip Erdoğan

E non dimentichiamo le milizie jiadiste di cui si è servito per aiutare lAzerbaijan nella guerra contro l’Armenia, per non parlare del suo comportamento ambiguo in Siria e nel passaggio agevolato che i cosiddetti “foreign fighters diretti a combattere per l’ISIS hanno sempre avuto in Turchia.

E’ di pochi giorni fa invece la notizia della conclusione del processo contro i golpisti del 2016 che ha visto i tribunali della “mezzaluna” comminare ben trecento ergastoli a piloti e ufficiali artefici del tentato colpo di Stato, inducendo a più di una riflessione.

Nel mese di luglio del 2016 parte dell’esercito provò infatti a deporre il presidente Erdogan. Ci furono scontri a Istanbul e ad Ankara ma alla fine tutto si risolse con un nulla di fatto, al punto che alcuni osservatori hanno pensato che fosse solo “una finzione“, organizzata dallo stesso Erdogan per liberarsi dei suoi oppositori, reali ma anche solo potenziali.

I miliziani dell’Isis

E infatti le autorità hanno arrestato decine di migliaia di persone, mentre sono stati epurati addirittura 140.000 dipendenti pubblici. E a pagare più di tutti è il vero nemico di Erdogan, ovvero l’Imam Fethullah Gulen, un predicatore e politologo, alleato del presidente sino al 2013, poi diventato il suo principale avversario dopo uno scandalo per corruzione che aveva colpito l’intero governo turco.

Imam Fethullah Gulen

Scandalo in cui è stato coinvolto anche il figlio di Erdogan. Gulen riparava in Usa, in Pennsylvania, ma una volta considerato l’ideatore del golpe era stato condannato all’ergastolo in contumacia. Il governo americano ha sempre negato l’estradizione mentre la rete di scuole che aveva creato in Turchia è stata completamente smantellata e sono stati perseguitati ed epurati tutti coloro che vi avevano studiato, anche se estranei al colpo di stato di Luglio.

Hakan Sukur

Fra questi anche l’ex giocatore di calcio Hakan Sukur, conosciuto in Italia per avere militato nell’Inter e nel Torino. L’Unione Europea deve aprire gli occhi, dire basta ai ricatti del Sultano di Ankara e rispondere in modo chiaro e inequivocabile alle sue continue provocazioni. Non possiamo continuare a blandire politici che non rispettano la democrazia e si fanno beffe dello stato di diritto.

 

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