Che figura: prima gli fanno spendere un sacco di soldi in adeguamenti e misure di sicurezza antivirus, poi gli chiudono le strutture senza alcun preavviso. Nessun rispetto per i lavoratori.
Roma – L’odissea degli impianti sciistici continua, con l’ennesimo stop.
Ai titolari era stato detto, all’inizio, che avrebbero potuto riaprire il 3 dicembre, poi il 7 gennaio, immediatamente convertito nel 18 del medesimo mese; infine il 15 febbraio ovvero ieri, il giorno più “gelato”.
Ma nemmeno in quest’ultima data si è potuto riaprire le porte agli appassionati e sportivi, con il no del CTS alla cui guida, ricordiamolo, ci sono gli stessi signori che hanno acquistato mascherine dalla Cina che si sono rivelate buone per spolverare.
Il Governo Draghi comincia con la rabbia di imprenditori e turisti e con la delusione degli italiani che speravano di essersi lasciati alle spalle le decisioni che nell’ultimo anno hanno messo in ginocchio migliaia di posti di lavoro.
Mentre a Milano bus, treni e metropolitane sono stipati di pendolari, il Covid si aggirerebbe sulle piste innevate.
“…Voglio sperare che questo sia l’ultimo provvedimento del ministro Speranza impostato sul metodo Conte – dice Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte – mi appello a Mario Draghi, di lui mi fido: voglio vedere questo atto come la coda del Governo che è appena passato. Non posso considerarlo, nel metodo, come primo atto del nuovo esecutivo...”.
Il pensiero è condivisibile. Il cambio del premier è visto come una svolta rispetto alle politiche di Giuseppe Conte e dei suoi DPCM che hanno bastonato centinaia di categorie.
Invece tutto è come prima, o almeno così sembra.
“…Non c’è stata nessuna interlocuzione con le Regioni, solo qualche messaggio – aggiunge Cirio – é una situazione inaccettabile e che per altro condanna alla chiusura definitiva della stagione. Se questo è il modo in cui in Governo Draghi pensa di sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini, c’è da preoccuparsi fortemente...”.
Anche Luca Zaia chiede un “cambio di passo”.
“…È raccapricciante e imbarazzante un’ordinanza sullo sci emanata quattro ore prima della possibilità di riaprire le piste – aggiunge il governatore veneto – perché avremmo anche potuto fare un ‘déblocage’ visto che abbiamo le piste da sci illuminate avremmo potuto riaprirle a mezzanotte…”.
Zaia, in via prudenziale, aveva emanato un’ordinanza per riaprire le piste il 17 febbraio, in modo da saltare il Carnevale ed evitare la possibilità di assembramenti.
“…Vedo un dibattito del mondo scientifico tra ‘aperturisti’ e ‘chiusuristi’ e di mezzo ci siamo noi cittadini – continua Zaia – adesso vogliamo ristori e risarcimento danni perché avevano già iniziato a battere le piste da sci, ad assumere il personale stagionale e tutti gli operatori si erano adeguati alle linee guida con i posti ridotti al 30%…”.
Anche sulla questione lockdown Zaia la fa breve: “…Basta con questo dibattito sul lockdown totale in Italia – evidenzia il governatore – chi lo propone deve anche accompagnarlo da informazioni di carattere scientifico. Se la questione è la variante inglese, io ricordo che in Veneto ce l’avevamo già a Natale e avevo annunciato allora che ci era stato detto che era una ‘scusa’ per giustificare la tragedia che stavamo vivendo. Ora si dice che questa variante è altamente contagiosa e manda in tilt i sistemi sanitari ma il 24 dicembre non era vero?...”.
Forse sostituire i membri del CTS non sarebbe male. Da un anno questi “esperti” dicono tutto e il contrario di tutto, spesso con smentite da una parte del mondo scientifico e accademico di tutto il mondo. A che gioco stanno giocando?
Una cosa è certa: gli italiani sono stanchi e difficilmente tollereranno nuovi fallimenti. E nuove restrizioni non supportate da spiegazioni chiare e convincenti.
E arrivano i disobbedienti, come la Piana di Vigezzo che, in barba alle nuove disposizioni, ha aperto agli sciatori: “…Qualcuno lo deve pur fare – afferma Luca Mantovani, l’amministratore delegato della società “Vigezzo & Friends”, che non si lascia intimorire da eventuali multe – se me le faranno le impugnerò...”.
Come dice Cirio “lo sci non è un divertimento, un gioco” ma un lavoro, un sostentamento per centinaia di famiglie e per le casse delle regioni come il Piemonte. Chi ha firmato questo decreto “o vive in un mondo che non è quello reale, oppure non ha rispetto per la gente che lavora, per le famiglie e per tutti quelli che si sono fidati dello Stato”.
Intanto, si aspettano i risarcimenti da un anno. Dalle Alpi al Terminillo, dalla Sila ai due versanti dell’Etna. Delle attese sono stufi tutti. Il Governo faccia la sua parte. Adesso.
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