Qualora le accuse dovessero trovare riscontri obiettivi per i Pentastellati sarebbe un'altra batosta non da poco, nonostante il partito non abbia nulla a che fare direttamente con le società di Casaleggio. Ma il conflitto di interessi, stavolta, sarebbe palese.
Roma – Onestà e ancora onestà. Era una dei mantra dei Cinque Stelle della prima ora assieme a Contro la Casta, Basta ai Privilegi, Pulizia fra gli Scranni e cosi via. Insomma oggi potremmo dire che la tanto millantata virtù dei bei tempi che furono se ne sia andata in fumo. Letteralmente, a giudicare dalle ultime news che travolgono il Movimento 5 Stelle.
Pare infatti che la Casaleggio Associati srl, in un arco di tempo che va dal 2017 all’ottobre 2020, abbia incassato dal colosso del tabacco Philip Morris Italia la bellezza di 1.950.166 euro (al netto dell’Iva). Fatture che arriverebbero periodicamente e con cadenza precisa. Seguite da puntuali bonifici bancari. L’inchiesta del Riformista svela un paio di cosette interessanti: “Philip Morris pagava Casaleggio e in questo modo il M5S abbassava le tasse in Parlamento”.
Se cosi fosse la cosa sarebbe degna di Tangentopoli e pare che non si tratti di semplici illazioni o sospetti. Si parla di verifiche riguardanti 49 pagamenti, parecchi dei quali da 50.000 euro tondi tondi, e di una fattura di fine anno di 140.000 euro, con una media di 40.000 euro al mese ricevuti dalle società facenti capo a Davide Casaleggio. Con un incremento nei versamenti dal marzo 2018, ossia quando nacque il Governo M5S-Lega. Solo coincidenze?
Ma non è tutto: emergerebbe infatti che le lobbies del tabacco, con Philip Morris in testa, sarebbero state graziate da un un’agevolazione per quanto riguarda il tabacco bruciato, ovvero prodotti come la e-cig Iqos: agevolazione che consiste in una sforbiciata sull’applicazione dell’accise. Vero o falso?
Per avere un’idea precisa in merito basti pensare che nel 2014, anno in cui fanno la comparsa sul mercato i primi prodotti da tabacco bruciato, la riduzione era del 50%. Nel 2018, anno in cui i 5 Stelle vanno al Governo, lo sconto sull’accise si ridurrebbe del 25%, diventando in questo modo del 75%. In questo modo Philip Morris avrebbe risparmiato 250 milioni di euro l’anno, mentre Casaleggio avrebbe ottenuto una ricompensa – passateci il termine – di 2,4 milioni di euro dal colosso industriale. Vero o falso?
Francamente, per onor di onestà – quella vera – non si può dare torto alle parole di Sansonetti quando afferma che “…I 5 Stelle dovranno smetterla di agitare le loro campagne sulla trasparenza e l’onestà. Reato o non reato, sappiamo che loro sono la longa manus della Philip Morris in Parlamento. E non è una cosa bella. Dico per loro, non per la Philip Morris che può fare quel che crede. E sappiamo anche che i 5 Stelle sono in clamoroso conflitto di interessi. Hanno tagliato i fondi che arrivano allo Stato dalle tasse sulle sigarette elettroniche. Tra l’altro in piena crisi Covid. Non vorrei essere nei panni di Di Maio, francamente...”.
Qualora le accuse del direttore de Il Riformista dovessero essere confermate il partito di Grillo dovrebbe fare le valigie, altro non fosse per non rinnegare il proprio candido passato (invero già messo a dura prova) a cui si erano associati decine di migliaia di cittadini. Sedotti e abbandonati. Dall’altra parte della barricata Davide Casaleggio ha replicato in avverso annunciando querele: “…Leggo un ennesimo attacco a Casaleggio Associati con teorie fantasiose e ho già dato mandato ai miei legali di procedere con una querela nei confronti di chi ha diffamato me e la società… Affrontiamo pure il tema del conflitto d’interesse, a partire dai 120 parlamentari che possiedono un’azienda e firmano leggi. Io non firmo decreti, né voto leggi e non ho mai fatto ingerenze. Questi sono i fatti...”.
Insomma la cosa finirà nella solita aula di giustizia ma se l’inchiesta di Sansonetti dovesse poi trovare riscontri obiettivi difendersi giocando al rimpiattino servirà a ben poco. Meglio hanno fatto i rappresentanti del Movimento 5 Stelle che non hanno ancora rilasciato alcuna dichiarazione, nemmeno sul Blog delle Stelle. E la cosa, certo, lascia perplessi.
Comunque stiano le cose, in questo scenario desolante, la memoria non può che ritornare ai mirabolanti slogan grillini a cui avevamo già accennato. Dal già citato “Onestà” al Parlamento che avrebbero aperto come una scatoletta di tonno (evidentemente poi si ruppe l’apriscatole), alla morale sul conflitto di interessi. Dovevano rappresentare il cambiamento. C’avevamo creduto un po’ tutti. Sipario, direbbe Costanzo.
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