Fra i test sierologici che girano anche in rete quello distribuito da una ditta di Robbio, nel pavese, sembra affidabile, sicuro e per nulla costoso. Cerchiamo altrove ciò che abbiamo sotto casa.
Robbio – “Il primo che fa sponda con il miserabile di Robbio… è fuori dal Movimento”. Così si sarebbe espresso in chat con gli amministratori locali della Lega Nord il segretario federale Paolo Grimoldi. Il miserabile in questione è il sindaco di Robbio, Roberto Francese, leghista pure lui, reo di aver diffuso e promosso i test sierologici rapidi prodotti in Cina e distribuiti da un’azienda del territorio la Ferrari Cosmetics.
Eppure l’amministrazione robbiese ha dimostrato che i test hanno un tasso di attendibilità del 98 per cento. Se teniamo presente che il Comune si trova in un’area ad alto rischio come quella lombarda, questa volta è davvero oro tutto ciò che luccica.
Il piccolo Comune di 5mila abitanti, al confine tra la Lomellina e il Vercellese, si è dimostrato all’avanguardia nell’utilizzo dei tamponi di ultimissima generazione. Non si tratta di test “fai da te”. Per effettuarlo bisogna rivolgersi a uno dei laboratori autorizzati attraverso i quali viene distribuito il test. Una volta applicato il tampone, molto meno invasivo e fastidioso rispetto a quello tradizionale, l’esito quasi istantaneo. Nel giro di un quarto d’ora al massimo si processa il materiale organico prelevato dalle narici o dal canale orofaringeo.
Questi test sono utilizzati da società di calcio professionistiche, come il Novara e la Pro Vercelli, da squadre di basket della serie A e da diverse RSA. Per gli sportivi professionisti, che devono sottoporsi ai controlli molto più frequentemente di altre categorie, disporre di tamponi che non irritano le narici, con il rischio di rottura dei capillari e quindi il sanguinamento. Ottimo vantaggio, senza dubbio.
Inspiegabilmente i vertici della Lega si sono dimostrati freddini, se non peggio (Grimoldi avrebbe definito Francese “…quella m…. di Robbio”) su questa iniziativa, preferendo attendere – eravamo a Marzo – i test della DiaSorin Spa, azienda di biotecnologia con sede a Gerenzano. Società che si era aggiudicata la fornitura dei kit anti Covid, per la Lombardia, poi sospesa dal TAR a metà Aprile, a causa delle indagini della Procura di Pavia, che coinvolgono DiaSorin e i dirigenti del Policlinico San Matteo, per turbativa nella gara e peculato.
I magistrati pavesi sono convinti che il Policlinico abbia messo a disposizione dell’azienda farmaceutica le risorse pubbliche dell’ospedale pavese, garantendole un ‘pacchetto‘ di pazienti e ricercatori per sperimentare i test sierologici in cambio di royalties per ogni pezzo venduto.
Regione Lombardia riformulava il bando, poi vinto dalla Roche, ma ormai eravamo a Maggio. Si sono persi dunque due mesi preziosi mentre avevamo in “casa” una soluzione efficace e con costi accessibili (tra i 10 e i 12 euro a tampone). Polemiche a parte in Lombardia insistono decine di aziende che acquistano test sierologici da grossisti, anche cinesi, per poi rivendere il prodotto a strutture sanitarie, laboratori privati e a qualsiasi cittadino che ne faccia richiesta. Le speculazioni sono a portata di mano.
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