Il cadavere era nel Fosso Grande a Spoltore (nel Pescarese), a pochi metri da dove il 54enne romano era stato visto l’ultima volta. Non ci sarebbero segni di violenza, ma sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte.
Pescara – Rudy Cavazza è morto. Il corpo recuperato ieri sera nelle acque del Fosso Grande, ad una trentina di metri dal posto dove il giostraio romano di 54 anni era stato visto per l’ultima volta, sono dell’uomo scomparso il 7 dicembre scorso da un campo roulotte al confine tra Pescara e Spoltore. Il riconoscimento è stata possibile grazie agli abiti che indossava – maglia, giubbotto e pantaloni – ad un tatuaggio. I primi rilievi effettuati sul cadavere, ormai in avanzato stato di decomposizione, hanno permesso di collegarlo subito a Cavazza, anche per il particolare che fosse scalzo, corrispondente alla descrizione fornita dai familiari al momento della denuncia di scomparsa.
La conferma definitiva è arrivata nel corso delle indagini condotte dai carabinieri, sotto la direzione del tenente colonnello Giuseppe Saitta e il coordinamento del pubblico ministero Luca Sciarretta. Ora il magistrato ha disposto l’autopsia, che sarà fondamentale per chiarire le cause della morte di Cavazza, noto anche con il soprannome di Manolo. Dall’ispezione esterna non emergono segni evidenti di violenza o di coinvolgimento di terze persone, ma saranno necessari esami più approfonditi. La famiglia, intanto, ha già nominato un proprio consulente che assisterà all’autopsia insieme al medico legale incaricato dalla Procura. Sul caso, la magistratura aveva già avviato un’inchiesta a carico di ignoti.
Il corpo, recuperato in condizioni compatibili con una lunga permanenza in acqua o in un ambiente umido, presenta una sorta di strato superficiale di conservazione, un dettaglio che suggerisce che potrebbe essere rimasto nel canale fin dal giorno della scomparsa. Nonostante le ricerche condotte con cani molecolari e droni dei vigili del fuoco, che avevano sorvolato e monitorato l’area raccogliendo immagini dettagliate, il corpo non era mai stato individuato fino alla sera scorsa, quando sono stati proprio i parenti a dare l’allarme dopo aver notato un cadavere galleggiare a faccia in giù nell’acqua bassa.
Una possibilità è che il corpo, nei due mesi trascorsi dalla scomparsa, sia rimasto impigliato nella fitta vegetazione che circonda il canale, per poi riaffiorare solo di recente. L’autopsia fornirà risposte cruciali sulle cause del decesso e sulla durata della permanenza in acqua, mentre per ottenere i risultati degli esami tossicologici, spesso fondamentali in casi di morte sospetta, servirà più tempo.
Gli ultimi movimenti di Cavazza restano ancora avvolti nel mistero. La mattina del 7 dicembre, tra le 5.30 e le 6, si era allontanato dalla roulotte in cui era ospitato da un parente, lasciando all’esterno scarpe e calzini. Un dettaglio che la moglie e la figlia non riescono a spiegarsi, soprattutto considerando che soffriva di forti dolori alla sciatica e, come aveva riferito in un messaggio vocale, era rimasto senza antidolorifici. La domanda che tormenta i familiari è: perché uscire a piedi nudi, con il freddo, a quell’ora del mattino? E dove stava andando? Tutti interrogativi ancora senza risposta.