Una frase sentita molto spesso a tutte le latitudini e ormai entrata a far parte delle nostre tradizioni popolari. Come dire sorridete, che fa bene alla salute. Parola di scienziati.
Il riso fa buon sangue. Ce lo ripetevano i nostri nonni o i saggi del paese ma in tempi più recenti quello che sembrava un luogo comune è diventata una vera e propria disciplina scientifica: la gelotologia (dal greco ghelos, riso e logos, scienza) che studia in maniera sistematica l’attività del ridere (nella psicoterapia conosciuta come risoterapia), del buonumore e del pensiero positivo, come rimedio a diversi disturbi psicofisici. Si basa sugli studi di psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) che hanno sostanziato l’influenza diretta degli stati mentali e delle emozioni sul sistema immunitario e viceversa. La PNEI fonda le proprie teorie e metodi sull’assunto che i vari sistemi (psichico, neurologico, endocrino ed immunitario) interagiscono tra loro per raggiungere un’omeòstasi (equilibrio dinamico) interno dell’organismo.
Con la risata si attivano le strutture nervose periferiche che producono le endorfine, sostanze chimiche dotate di attività analgesica ed eccitante che esercitano sul corpo umano un effetto simile alla morfina ed alle altre sostanze oppiacee. Ridere coinvolge tutte le parti del corpo umano: il cuore e la respirazione accelerano i ritmi, la pressione arteriosa diminuisce ed i muscoli si rilassano. Otre alle endorfine, è stimolata la produzione nel cervello del cortisolo, ormone che regola la risposta allo stress, per mezzo delle ghiandole surrenali, generando una sensazione di benessere ed assenza di dolore. La risata, dunque, agisce sul sistema circolatorio, muscolare e immunitario.
Questi concetti si sono diffusi a macchia d’olio, tant’è che l’Accademia del Comico, con sede a Milano e filiali a Torino, Bologna e Roma, promuove corsi di risoterapia per “l’umorismo come risorsa e fondamento del benessere individuale e sociale”.
Lo scopo è la produzione di:
1) un atteggiamento positivo ed aperto;
2) armonia con gli altri;
3) accrescimento dell’autostima;
4) conoscenza dei propri limiti e trasformazione degli stessi in punti di forza;
5) comunicare con efficacia;
6) sdrammatizzare tensioni e conflitti.
In effetti, la conoscenza della propria vis comica permette un’evoluzione del sé e un miglioramento dei rapporti con gli altri e la vita. Questo aspetto, tuttavia, lo si conosceva dalla notte dei tempi. Infatti, per i latini e i greci umorismo (umorert-rem e yg-ròs), ossia liquido, fluido, deriva il suo significato dalle teorie della medicina ippocratica che attribuiva a dei fluidi (umori, appunto) l’influenza sulla salute e l’indole dell’uomo.
L’essenza dell’umorismo, quindi, risiede nel legame con l’emotività più istintuale e inconscia. L’humor sembra che faccia bene anche agli addominali ed al colesterolo: ridere per un minuto abbassa il tasso di grasso nel sangue.
Un ulteriore sviluppo dell’umorismo è la satira, un genere attento criticamente alla politica ed alla società, di cui mette alla berlina le contraddizioni per provocarne mutamenti. La sua peculiarità è rappresentata dal potenziale e allegorico sovvertimento di qualsiasi status quo. “Una risata vi seppellirà”, slogan urlato nelle piazze e scritto sui muri dall’ala creativa del movimento ’77, negli anni ’70 del secolo scorso. In realtà, pare che sia un motto del movimento anarchico dell’800, addirittura coniato da Michail Bakunin. Era un modo goliardico per sbeffeggiare il potere, sminuirlo, neutralizzarlo.
In questo particolare momento storico, in cui le vittime e i contagiati da coronavirus hanno raggiunto cifre spaventose, non c’è proprio granché da ridere. Tuttavia una grassa risata potrà, se non seppellire il maledetto virus, quantomeno darci un po’ di conforto in questo momento cosi tragico della nostra esistenza.