Il vicequestore e il giovane agente della sua scorta vennero assassinati dalla mafia a Palermo esattamente 38 anni fa, il 6 agosto del 1985. Colpito da decine di colpi di mitra Cassarà stramazzava a terra in un lago di sangue sotto gli occhi terrorizzati della moglie.
Palermo – Due corone d’alloro sono state deposte dalle istituzioni locali per ricordare il sacrificio di Ninni Cassarà e Roberto Antiochia. Il vicequestore e il giovane agente della sua scorta vennero assassinati dalla mafia 38 anni fa, il 6 agosto del 1985.
“La memoria del loro operato e della loro lealtà verso lo Stato – ha detto il sindaco Roberto La Galla – è ancora viva. Cassarà ebbe un ruolo investigativo di primo piano nell’istruzione del maxiprocesso e, per questa ragione, rimane nel tempo un esempio per gli uomini delle forze dell’ordine che lavorano ogni giorno con coraggio per la legalità”.
Quel tragico 6 agosto Cassarà aveva appena salutato la moglie Laura, affacciata sul balcone di casa al civico 81 di via Croce Rossa, quando un gruppo di fuoco, formato da nove sicari lo uccise sparando circa duecento colpi di kalashnikov in meno di dieci secondi.
Nella strage rimase coinvolto anche l’agente Antiochia, di 23 anni, che al momento della sparatoria tentava inutilmente di fare da scudo al suo dirigente perdendo la vita sua volta. Il giovane poliziotto era stato trasferito a Roma e proprio in quei giorni doveva essere in ferie. Di sua volontà aveva chiesto di tornare a Palermo per dare manforte ai suoi colleghi della Mobile nelle indagini per l’omicidio del commissario Beppe Montana, ucciso da cosa nostra il 28 luglio 1985. Si era reso disponibile a fare la scorta a Ninni Cassarà.