Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri: il grande inganno delle medie

Dietro i numeri dorati della ricchezza globale si nascondono enormi disuguaglianze. Il Global Wealth Report 2025 smaschera i paradossi statistici del capitalismo contemporaneo.

E’ sempre la solita, squallida questione di soldi! Da che mondo è mondo, i soldi fanno tornare la vista ai ciechi, come recita un vecchio motto popolare. A sottolineare il potere del denaro. Sono secoli che si disquisisce su ricchi (pochi) e poveri (tanti) o, meglio, come la ricchezza economica può essere distribuita in maniera più equa.

Negli ultimi decenni, un po’ ovunque, la ricchezza si è concentrata in poche mani, mentre è in aumento chi ne resta fuori. Come ha confermato il “Global Wealth Report 2025”, il rapporto annuale sulla ricchezza globale a cura di Boston Consulting Group (Bcg), una società statunitense di consulenza strategica. La top five della ricchezza media è occupata in ordine da: Svizzera, USA, Hong Kong, Lussemburgo e Australia con cifre che variano dai 687mila dollari della prima, fino ai 500mila dollari della quinta. Però, se si guarda alla ricchezza “tipica”, ossia non condizionata dalle grandi concentrazioni, la classifica ha subito uno stravolgimento, con il Lussemburgo che si è issato al primo posto.

La top five della ricchezza media è occupata in ordine da Svizzera, USA, Hong Kong, Lussemburgo e Australia.

Sono gli artifizi mirabolanti della statistica che consentono all’Italia, collocata in zona retrocessione per ricchezza media, di risalire la classifica. A significare che, pur in presenza di una ricchezza media ridotta, la sua distribuzione è più equilibrata rispetto ai Paesi dove essa è in poche mani. Gli esperti sostengono, quindi che il valore medio della ricchezza non fotografa il benessere reale della popolazione. Per la cronaca, la statistica intende per media un valore che rappresenta il “centro” di un insieme di dati. Si calcola sommando tutti i valori e dividendo per il numero totale di essi.

La media è utile per sintetizzare una distribuzione di dati con un singolo numero, fornendo un’idea della tendenza centrale dei dati. La mediana, invece, è un indice di posizione che rappresenta il valore centrale di un insieme di dati quando questi sono ordinati in modo crescente o decrescente. In altre parole, è il valore che divide il set di dati in due metà: il 50% dei dati ha valori inferiori alla mediana, e il restante 50% ha valori superiori. La diversità dei valori registrati serve per comprendere, ad esempio, le profonde disparità interne in un Paese come gli USA, secondi nella graduatoria della ricchezza media e quattordicesimi in quella mediana. Vale a dire che la ricchezza è concentrata in poche mani.

la globalizzazione dell’economia ha imposto un unico modello trionfante in tutto il mondo, il liberismo selvaggio. Creando grandi ricchezze ed enorme povertà.

Il report, infine, ha stilato la classifica dei milionari. Al primo posto, con un netto divario, gli USA, con 23,8 milioni di persone a conferma della forte concentrazione interna, da cui scaturiscono forti disuguaglianze. Ossia pochi molto ricchi, ma il benessere collettivo langue. Segue a ruota, tanto per usare un linguaggio caro al ciclismo, la Cina con 6,3 milioni di milionari.

A conferma di un improvviso arricchimento di una parte della popolazione, mentre la moltitudine si trova in un contesto di benessere molto distante dagli standard occidentali. Ma al di là delle varie classifiche e degli strumenti utilizzati per stilarle, il problema di fondo è uno solo. Ovvero, che la globalizzazione dell’economia ha imposto un unico modello trionfante in tutto il mondo, il liberismo selvaggio. Questa dottrina ha provocato sconquassi nei Paesi in via di sviluppo, acuendo le già consistenti disparità sociali. Mentre nell’occidente avanzato sono caduti o stanno per farlo, come rami secchi, tutte le misure di protezione sociale e del welfare state!       

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