Condannato il 38enne moldavo per l’omicidio di Giacomo Gobbato. La Corte d’Assise riconosce la volontà omicida: rigettata la tesi difensiva.
Venezia – È stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Venezia Serghiei Merjievschii, 38 anni, di nazionalità moldava, per l’omicidio di Giacomo “Jack” Gobbato, il giovane veneziano ucciso a coltellate nella notte del 20 settembre 2023 mentre tentava di fermare una rapina assieme a un amico, anch’egli rimasto gravemente ferito.
L’intervento per salvare una donna: poi l’aggressione mortale
Gobbato, conosciuto nell’ambiente dei centri sociali veneziani, stava camminando con un amico quando ha notato una donna aggredita e rapinata della borsa. I due giovani sono intervenuti per bloccare l’aggressore. Il rapinatore, identificato come Merjievschii, ha reagito con violenza estrema, estraendo un coltello e colpendo entrambi.
Secondo la ricostruzione fornita dalla Procura, Gobbato è stato ferito inizialmente alla mano e al gluteo, ma un terzo fendente al cuore si è rivelato fatale. Dopo l’aggressione, il moldavo è fuggito, ma è stato poi arrestato.
Il processo e la condanna
Durante l’udienza di oggi, il pubblico ministero Federica Baccaglini ha descritto l’imputato come “freddo e aggressivo”, sottolineando l’assenza di esitazione nel colpire con violenza mortale. Fondamentali per la condanna sono stati i filmati delle telecamere di videosorveglianza, che hanno ripreso la rapina e l’aggressione, e la testimonianza video di un passante.
Il Collegio, presieduto dal giudice Stefano Manduzio, ha rigettato la tesi difensiva dell’avvocata Gabriella Zampieri, che aveva sostenuto l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale, sostenendo che Merjievschii non voleva uccidere.
Il ricordo di Jack: la città reagisce
Dopo il delitto, la città si era stretta intorno alla memoria di “Jack” con una manifestazione a Mestre organizzata dai centri sociali. Il corteo, intitolato “Riprendiamoci la città”, aveva portato in strada centinaia di persone tra musica, striscioni e testimonianze, per ricordare un giovane descritto da amici e collettivi come “generoso e sempre pronto ad aiutare gli altri”.
La difesa potrà presentare ricorso in appello, ma la sentenza di oggi segna un primo, chiaro punto fermo nella vicenda giudiziaria: l’omicidio è stato volontario, aggravato dalla volontà di fuga e dal tentativo di sottrarsi alla giustizia. Il secondo giovane ferito, testimone chiave del processo, è tuttora seguito per i postumi delle lesioni riportate.