rosa vespa

Rapì neonata in clinica, Rosa Vespa ai domiciliari

Il gip di Cosenza ha accolto la richiesta della difesa. Udienza fissata per il 25 settembre, disposta la perizia psichiatrica.

Cosenza – Il Tribunale di Cosenza ha concesso gli arresti domiciliari a Rosa Vespa, la 52enne cosentina accusata di aver rapito una neonata di appena un giorno dalla clinica “Sacro Cuore” di Cosenza lo scorso gennaio. La decisione del giudice per le indagini preliminari arriva dopo che la donna aveva trascorso mesi nel carcere di Castrovillari. Il tribunale ha accolto la richiesta presentata dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Teresa Gallucci.

Il processo e la perizia psichiatrica

Nelle scorse settimane è stato disposto il giudizio immediato per Rosa Vespa, con l’udienza fissata per il 25 settembre. Una decisione che accelera i tempi processuali, saltando la fase dell’udienza preliminare. I magistrati hanno inoltre ordinato una perizia psichiatrica sull’indagata per accertare se la donna, al momento del rapimento, fosse capace di intendere e di volere. Un elemento cruciale per il processo, considerando il particolare stato psicologico che aveva portato Vespa a simulare una gravidanza per nove mesi.

La ricostruzione del rapimento

La vicenda che ha scosso Cosenza inizia con una menzogna durata nove mesi. Rosa Vespa aveva fatto credere a tutti, compreso il marito Acqua Omogo Chiediebere Moses, di essere incinta. La donna aveva simulato tutti i sintomi della gravidanza, aveva persino finto di aver partorito l’8 gennaio 2024, raccontando di aver dato alla luce un maschietto di nome Ansel. Un bambino che in realtà non era mai stato concepito e mai nato.

Il 21 gennaio 2024, spinta dalla necessità di dare corpo alla sua bugia, Rosa Vespa si recò alla clinica “Sacro Cuore” di Cosenza. Qui, approfittando di un momento di distrazione del personale sanitario, riuscì a sottrarre Sofia, una neonata di appena un giorno.

La piccola Sofia al momento del ritrovamento

Con la scusa di dover sottoporre la piccola a un controllo pediatrico, aveva prelevato la bambina dalla stanza dove si trovava con la madre e la nonna. Dopo circa mezz’ora, le due donne lanciarono l’allarme.

Il ritrovamento e gli arresti

La sera del 21 gennaio, le forze dell’ordine fecero irruzione nell’abitazione della coppia. Rosa Vespa e il marito Moses furono trovati in casa con la piccola Sofia, cui nel frattempo la donna aveva fatto indossare una tutina blu. Un particolare che dimostrerebbe la premeditazione e la lucidità con cui l’indagata aveva orchestrato il rapimento.

Inizialmente furono arrestati entrambi i coniugi. Tuttavia, le indagini hanno successivamente chiarito la posizione di Moses, che si è sempre professato innocente sostenendo che la moglie avesse agito da sola. Il 43enne nigeriano è stato scarcerato dal gip e la sua posizione è stata stralciata dal procedimento principale. Gli inquirenti ritengono che anche Moses sia stato ingannato dalla moglie, vittima della sua elaborata messa in scena.

Le indagini

L’inchiesta si è sviluppata su più fronti. Gli inquirenti stanno ancora accertando se Rosa Vespa abbia potuto avere qualche complice nel rapimento, anche se le evidenze sembrano indicare che la donna abbia agito in solitaria.

La piccola Sofia

Un altro filone dell’indagine riguarda la posizione della clinica “Sacro Cuore”. I magistrati dovranno accertare se ci siano state eventuali responsabilità da parte della struttura sanitaria in cui si è registrato il rapimento. Si tratta di verificare se i protocolli di sicurezza fossero adeguati e se il personale abbia rispettato le procedure per la protezione dei neonati.

Disposta la perizia psichiatrica

Il caso di Rosa Vespa presenta elementi di particolare complessità dal punto di vista psicologico. La donna aveva costruito un’elaborata finzione che coinvolgeva non solo il marito ma anche l’ambiente sociale circostante. L’indagata aveva ingannato familiari e amici con ecografie fasulle e documenti fittizi.

La perizia psichiatrica disposta dai magistrati dovrà chiarire se Rosa Vespa fosse in grado di comprendere la gravità delle sue azioni e se fosse padrona delle sue facoltà mentali. Questo aspetto sarà determinante per il processo, potendo influenzare sia la valutazione della responsabilità penale sia l’eventuale pena.

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