Rancilio, la maledizione della famiglia e l’impero immobiliare

Fiorenza uccisa nel suo attico milanese, forse dal figlio malato. Il fratello della vittima, Augusto, 45 anni fa rapito dalla ‘ndrangheta e mai più ritrovato.

MILANO – Lo hanno trovato accanto al cadavere della madre mentre gridava “Viva la libertà!”. Il fatto di sangue si è consumato lo scorso 12 dicembre, in un attico di via Crocefisso 6, quartiere Missori, quando il personale di servizio rinveniva in casa il corpo senza vita di Fiorenza Rancilio, 73 anni, rappresentante della nota famiglia di imprenditori edili meneghini, morta ammazzata con un colpo di peso da palestra alla testa. La vittima, successivamente al decesso avvolta con coperte e lenzuola, sarebbe stata uccisa intorno alle 7.30 del mattino forse al culmine di un ennesimo litigio con il figlio. La donna abitava al nono piano del condominio di famiglia, più esattamente sopra l’appartamento del figlio Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, 34 anni, nato a Lugano e dimorante fra l’Italia e la Svizzera.

Guido Pozzolini Gobbi Rancilio in stato di fermo verso l’ospedale

L’uomo, affetto da schizofrenia, è stato ritrovato dagli operatori del 118 e dai carabinieri, accorsi sul luogo subito dopo l’allarme al 112 diramato dalla colf, da un dipendente della Rancilio Spa e da un condomino, in stato confusionale mentre farfugliava parole senza senso girando intorno alla salma della madre. Il giovane veniva trasferito sotto vigilanza presso il policlinico di Milano mentre il Pm Ilaria Perinu formulava l’accusa di omicidio volontario aggravato ottenendo dal Gip Guido Fanales la custodia cautelare in carcere per l’indagato, da scontare in adeguato luogo di cura.

Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, difeso dall’avvocato Francesco Isolabella, lo scorso 16 dicembre si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip il quale, comunque, ha stabilito che l’indagato si trova “in palesi condizioni d’instabilità psicologica ed è assuntore di psicofarmaci, almeno saltuariamente in dosi eccessive, appare persona del tutto incapace di governare i propri impulsi, a prescindere dal deleterio esito del loro libero sfogo”.

Il giudice Fanales, nel suo provvedimento di convalida della misura restrittiva, scrive che sul presunto assassino graverebbe anche il “pericolo di fuga” in quanto l’uomo è residente in Svizzera e sarebbe nella disponibilità “delle finanze utili al proprio mantenimento prolungato in territorio estero trovandosi per altro in precarie condizioni sul piano psicologico”. L’indagato, i cui farmaci a base di benzodiazepine sono stati rinvenuti sulla scena del crimine, era stato precedentemente ricoverato per ben tre volte per problemi di salute mentale: il primo nel 2014, poi nel 2021 e l’ultimo dal 14 gennaio al 21 marzo 2023 e da allora sarebbe rimasto in cura in una comunità riabilitativa. Per quanto attiene al movente nessuna certezza:

Gervaso Rancilio con la figlia Fiorenza dopo il rapimento di Augusto

“Con elevata probabilità razionale il movente è da individuare – scrive la Pm Perinu in atti – nei rapporti esistenti tra madre e figlio, rovinati dalla patologia sofferta dall’indagato“.

La vittima aveva più volte riferito ad amici e parenti di avere paura del figlio. I timori materni scaturivano da diversi episodi di violenza ed aggressività nei suoi confronti da parte di Guido che si trovava in continuo stato di alterazione psichica:

“Ho paura di Guido, quando impazzisce spacca tutto”, soleva ripetere la donna senza però denunciare il suo terribile segreto, trasformatosi in incubo, alle Forze dell’ordine. La famiglia Rancilio era stata colpita da un’altra disgrazia il 2 ottobre del 1978. L’architetto Augusto Rancilio, 26 anni, fratello della vittima, venne rapito da un commando di otto criminali davanti ad un cantiere edile di Cesano Boscone. Secondo il raccolto del boss della ‘ndrangheta Saverio Morabito, durante il processo Nord-Sud, il professionista era stato trasferito in un garage di Buccinasco e da qui nascosto nel fienile di una cascina a San Giorgio sul Legnano.

Augusto Rancilio

Gervaso, padre dei tre fratelli Augusto, Fiorenza e Cesare, aveva costruito interi quartieri alla periferia di Milano ma come aveva comunicato ai rapitori non era in grado di pagare l’ingente riscatto attesi i debiti insoluti contratti con le banche. Quindici anni dopo Morabito rivelò che Augusto era stato ucciso mentre cercavano di portarlo in Calabria, nascosto tra le cassette di un camion della frutta. Il suo corpo non è stato mai ritrovato. Fiorenza Rancilio era anche la presidente della Fondazione Augusto Rancilio, istituita in suo ricordo, con sede a Villa Arconati, nella frazione Castellazzo di Bollate, attiva nella promozione di attività culturali e didattiche.

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