Si è parlato più volte di Repubblica presidenziale nella recente storia italiana. Prima con Giorgio Almirante e poi con Craxi e Fini senza dimenticare il primo Berlusconi e il cosiddetto “patto della crostata” a casa di Gianni Letta. Poi non se ne fece più nulla, come al solito.
Roma – La campagna elettorale sta entrando nel “vivo” e il Centro/Destra ha presentato il suo programma articolato in quindici punti dove spicca il cosiddetto “Presidenzialismo” ovvero la trasformazione dell’Italia in una Repubblica Presidenziale. Non è poi stato chiarito se il richiamo al presidenzialismo sarebbe riferito al “modello francese” che prevede un Primo Ministro e un rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo oppure al “modello americano” dove il Capo dello Stato è titolare anche del potere esecutivo e i ministri rispondono esclusivamente alla sua persona.
La volontà di “passare” da una Repubblica parlamentare ad una Repubblica presidenziale è emersa più volte nella recente storia italiana, prima con Giorgio Almirante e poi con Craxi e Fini senza dimenticare il primo Berlusconi e il cosiddetto “patto della crostata” a casa di Gianni Letta. Ma non dimentichiamo che per ben due volte, nel 2006 e nel 2016, gli elettori hanno “bocciato” la riforma della seconda parte della nostra carta costituzionale che prevedeva l’abbandono del bicameralismo perfetto e il rafforzamento dei poteri del governo.
E fa sorridere che proprio Fratelli d’Italia che invitava a bocciare la riforma Renzi/Boschi sostenendo che avrebbe condotto l’Italia ad una deriva autoritaria, oggi si fà invece portavoce di un progetto che rafforzerebbe il “potere esecutivo” ancora di più. Chi scrive ritiene necessario e doveroso riformare la seconda parte della nostra Costituzione abolendo il principio del bicameralismo perfetto e rafforzare i poteri del governo e del suo capo ma questo deve avvenire nell’ambito di una Repubblica parlamentare senza sognare pericolose derive “sudamericane” che nascondono invece il desiderio mai sopito e sempre pronto al riemergere di una svolta autoritaria.
E allora sarebeb il caso di dire basta alle riforme costituzionali fatte a colpi di maggioranza (sia a destra che a sinistra…) e approvare invece una legge costituzionale che preveda l’istituzione di una Assemblea Costituente che in modo condiviso fra tutte le forze politiche “metta finalmente mano” ad una Costituzione che pur restando valida nei suoi principi fondamentali necessita di essere un po’ “svecchiata” e soprattutto “messa al passo con i tempi” .