PREPARAZIONE E SERIETA’ PROFESSIONALE AL POSTO DI TETTE E CULI AL BOTULINO

Il pubblico apprezza la preparazione professionale soprattutto delle giornaliste il cui aspetto fisico è irrilevante. Questo in gran parte del mondo tranne che in Italia dove siamo abituati a ben altro specie in tv.

Fanno riflettere le parole di Giovanna Botteri riguardo quella che potrebbe sembrare, di primo acchito, una questione futile: l’aspetto esteriore, in questo caso quello dei giornalisti. O meglio delle giornaliste.

Bersaglio lei stessa di frecciatine a causa di un’immagine definita “poco curata” (secondo quale parametro non si sa, ma in un mondo televisivo dove imperversano ritocchi selvaggi, trucco circense, riflettori da stadio utilizzati per spianare ogni più piccolo difetto e tonnellate di botox, possiamo forse individuare il disagio di alcuni), risponde con toni pacati della potenza di un fulmine.

Il trash italiano, patinato, grottesco e vuoto

La Botteri, corrispondente Rai da Pechino, risponde con una lettera che spalanca le porte ad un mondo forse ancora inimmaginabile per il patinato e grottesco panorama televisivo italiano.

“…Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me – scrive la giornalista – potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto dell’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno. O dovrebbero avere, secondo non si sa bene chi…”.

Giovanna Botteri continua poi descrivendo una realtà aliena al nostro Paese: la realtà del “vero”, dell’essere autentico.

“…Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo – aggiunge la corrispondente – le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche e marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi, orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista…”.

La giornalista Giovanna Botteri finita poi nel mirino di Striscia la Notizia per la presunta allegra gestione della sede Rai in Cina.

Un mondo estraneo per noi, quello appena descritto, abituati a quell’aura di falsa perfezione che imperversa nella nostra televisione, persino nell’informazione. Che il nostro non sia un Paese meritocratico non è un mistero, ma le parole della Botteri ci mettono di fronte ad un problema che tutti fingono di non vedere: l’ossessione dell’apparenza e l’indifferenza per la sostanza.

A chi importa se una giornalista ha il naso di Cyrano de Bergerac? O se le manca un braccio? Se il suo sorriso non è perfetto? O se è grassa, o troppo magra, o nera, o arancione? Al pubblico? No, probabilmente no.

Lucy Martin, annunciatrice Bbc

Non è il pubblico il problema, piuttosto coloro che guidano i nostri palinsesti televisivi, che ancora perseguono canoni completamente sbagliati e obsoleti. E ci riempiono di pubblicità spazzatura in tempi di restrizioni e spostamenti vietati.

“…A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo – continua Giovanna Botteriper scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere. Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne…”.

Beh, c’è riuscita. Se ne sta parlando. Sui social il dibattito è acceso e, a giudicare dagli argomenti della maggioranza degli utenti, siamo sulla buona strada. La gente apprezza la concretezza, la preparazione, la genuinità.

Sarebbe bello se anche la televisione cominciasse ad accogliere modelli meno fasulli e costruiti, per aprire ad un mondo autentico, meno ridicolo e certamente più luminoso di troppe paillettes, faccette dentali e silicone.

 

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