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Precarietà sul lavoro, servizi scarsi, rischio povertà: fare la mamma è un mestiere pericoloso

Il rapporto di Save the Children spiega l’inverno demografico italiano con le sfide enormi che attendono le nuove madri, specialmente se single.

Roma – Il 2024 ha segnato un nuovo record negativo per le nascite in Italia, con soli 370mila nuovi nati, un calo del 2,6% rispetto al 2023. Il tasso di fecondità totale è sceso a 1,18 figli per donna, inferiore al minimo storico di 1,19 del 1995, mentre l’età media delle madri al parto ha raggiunto i 32,6 anni. Questi dati, emersi dalla decima edizione del rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia” di Save the Children, delineano una crisi demografica profonda, aggravata da disparità territoriali e sociali, con il Sud e le Isole che registrano i cali più significativi (-4,2% e -4,9%). Le madri, in particolare quelle single, affrontano sfide enormi, tra precarietà lavorativa, mancanza di servizi per l’infanzia e rischio di povertà, in un Paese che fatica a sostenere la genitorialità.


Il declino delle nascite in Italia, iniziato nel 2008, ha raggiunto nel 2024 un nuovo punto critico. Con 370mila nuovi nati, il calo rispetto al 2023 è di circa 10mila unità, parte di una tendenza che vede una riduzione del 34,5% rispetto al 2008. Il tasso di fecondità di 1,18 figli per donna è tra i più bassi al mondo, ben lontano dal livello di sostituzione di 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione. L’età media al parto, salita a 32,6 anni, riflette un rinvio della maternità dovuto a fattori economici, lavorativi e sociali. Secondo l’Istat, la coorte di donne in età fertile si è ridotta, e il “baby bust” degli anni ’70-’90 continua a influenzare negativamente la natalità. Anche i figli di genitori stranieri, che in passato compensavano parzialmente il calo, sono diminuiti, passando da 79.894 nel 2012 a 56.926 nel 2021.

Le disparità territoriali sono marcate: il Sud e le Isole registrano cali più accentuati (-4,2% e -4,9%) rispetto al Nord, dove la situazione è leggermente migliore grazie a maggiori opportunità economiche e servizi. La Liguria, con un tasso di fecondità di 1,16 figli per donna, si allinea al trend nazionale di bassa natalità. Questi dati, confermano un “inverno demografico” che minaccia il futuro economico e sociale del Paese, con una popolazione sempre più anziana (23,5% sopra i 65 anni nel 2021) e una forza lavoro in calo.

Il rapporto Le Equilibriste evidenzia le difficoltà delle donne che scelgono la maternità in un contesto poco accogliente. L’Italia si posiziona al 96° posto su 146 Paesi per partecipazione femminile al lavoro e al 95° per il gender gap retributivo, con il 26,6% delle donne a rischio di lavoro a basso reddito contro il 16,8% degli uomini. La child penalty, ovvero la penalizzazione economica e lavorativa subita dalle madri, è un ostacolo significativo: dopo la nascita di un figlio, il reddito delle donne cala del 33% in media, mentre per gli uomini rimane stabile o aumenta.

I dati occupazionali rivelano un divario netto: il 91,5% dei padri con figli minori è occupato, rispetto al 77,8% degli uomini senza figli. Per le donne, invece, il tasso di occupazione scende dal 68,9% (senza figli) al 62,3% (con figli), con il 20% che lascia il lavoro dopo la maternità. Questo dato sale al 35% per le madri di figli con disabilità. Le dimissioni volontarie, che nel 2024 hanno riguardato 61.391 neogenitori di bambini 0-3 anni, sono per il 72,8% donne, motivate principalmente dalla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.
Le disparità territoriali emergono anche qui: al Nord, il 74,2% delle madri con un figlio minore lavora, mentre al Sud la percentuale crolla al 44,3%. Nel Mezzogiorno, la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro (49,4% senza figli, 44,3% con figli) si somma a carenze strutturali come la scarsità di asili nido, che coprono solo il 28% della domanda contro una media UE del 37,9%. La mancanza di servizi per l’infanzia, con rette private che a Milano raggiungono gli 800 euro mensili, è un deterrente sia per la natalità sia per l’occupazione femminile.

Le madri single, definite “equilibriste tra le equilibriste”, affrontano le difficoltà più gravi. I nuclei monogenitoriali sono aumentati del 44% dal 2011 al 2021, passando da 2,65 a oltre 3,8 milioni, con il 77,6% composto da madri sole. Si stima che entro il 2043 le madri single saranno 2,3 milioni. Queste famiglie sono particolarmente vulnerabili: il 32,1% è a rischio povertà o esclusione sociale, rispetto al 23,1% della popolazione generale e al 21,2% delle coppie con figli. Il reddito medio annuo delle madri single con figli minori è di 26.822 euro, contro i 35.383 euro dei padri single. Inoltre, il 31,5% vive in affitto (contro il 17,5% dei padri), e solo il 53,2% possiede un’abitazione, 20 punti percentuali in meno rispetto ai padri.
L’occupazione delle madri single è limitata, soprattutto tra le più giovani: solo il 53,1% delle 25-34enni con figli minori lavora, rispetto al 75,5% delle 45-54enni. Nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle madri single crolla al 45,2%, contro l’83% del Nord. La combinazione di bassa istruzione, giovane età e residenza al Sud amplifica il rischio di esclusione lavorativa e povertà, come evidenziato da AgenSir.

Il rapporto Le Equilibriste propone interventi per ridurre la child penalty e sostenere la natalità. Un’analisi del Think-Tank Tortuga stima che riducendo del 30% i costi degli asili nido, la child penalty scenderebbe dal 33% al 27,6%. Con una riduzione del 90%, il gap potrebbe ridursi al 16,8%, favorendo una maggiore partecipazione lavorativa delle madri. Nel 2024, la quota di donne 25-54enni occupate a tempo pieno è scesa dal 77,8% (senza figli) al 64,4% (con figli), un dato che sottolinea l’urgenza di investire nei servizi per l’infanzia.

Save the Children invoca il raggiungimento dell’obiettivo UE di garantire entro il 2030 il 45% di copertura per gli asili nido, rispetto all’attuale 28%. Inoltre, propone un congedo di paternità paritario a quello di maternità, sul modello svedese (480 giorni totali, 240 per genitore), per redistribuire i carichi di cura. Progetti come i Poli Millegiorni, che tra il 2023 e il 2024 hanno supportato 2.000 bambini e 1.500 genitori, e Nuovi Percorsi Roma, che ha aiutato 160 nuclei monoparentali vulnerabili, dimostrano l’efficacia di interventi mirati.


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