“Ubuntu: io sono perché noi siamo” è il progetto con cui una parte dell’isola rigenera le sue comunità. I numeri e i risultati.
A Ramacca e Palagonia, dove spesso le mappe finiscono e le disuguaglianze iniziano, è accaduto qualcosa per cui si può affermare che forse il vento sta cambiando. Un progetto ha unito le forze vive del territorio e ha trasformato la povertà educativa in un cantiere di speranza. Si chiama Ubuntu e oggi è molto più di un nome: è un modo nuovo di stare insieme.
“Io sono perché noi siamo“. Questo antico principio africano ha guidato per 28 mesi un lavoro appassionato e rigoroso, costruito mattone su mattone da Project Form, cooperativa sociale promotrice del progetto, finanziato dall’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che ha saputo animare un’alleanza educativa senza precedenti.

Il progetto “Ubuntu: Io sono perché noi siamo” è stato possibile grazie a una forte rete di alleanze territoriali, che ha unito enti pubblici, scuole e realtà del terzo settore in una vera comunità educante: il Comune di Ramacca, il Comune di Palagonia, la GR GROUP Soc. coop. soc., l’Associazione culturale Archeorama, la Montessori Società cooperativa sociale onlus, la Ali Blu Società cooperativa sociale, la Ermes Comunicazione Società cooperativa, l’Istituto comprensivo Giovanni Blandini di Palagonia, l’Istituto comprensivo Ottavio Gravina De Crujllas di Ramacca, e l’Istituto comprensivo Gaetano Ponte di Palagonia.
Insieme, questi attori hanno reso possibile un percorso che ha coinvolto oltre 500 bambini e ragazzi, centinaia di genitori, insegnanti, educatori, operatori e cittadini, generando un’onda lunga di trasformazione sociale. Dunque, non un intervento dall’alto, ma una fitta tessitura dal basso, fatta di ascolto, partecipazione, rigenerazione urbana, coprogettazione e pratiche di solidarietà condivisa.
In due Comuni segnati da fragilità e sfiducia, come Palagonia e Ramacca, è rinata la fiducia nella possibilità di costruire futuro. Da spettatori a protagonisti. Ubuntu ha rivoluzionato le dinamiche della partecipazione. Per la prima volta, minori e genitori sono stati coinvolti nei processi decisionali, nei tavoli di coprogettazione, nelle missioni di comunità: veri momenti di ingaggio collettivo per immaginare e realizzare insieme il cambiamento.

Si è passati dall’analisi all’azione, dalla lamentela all’impegno condiviso. Con le attività nei quartieri Burgu di Ramacca e ex Convento di Palagonia sono stati avviati percorsi di rigenerazione urbana ed ecologica, ma anche relazionale e intergenerazionale. Le scuole si sono aperte al territorio, i cittadini hanno riscoperto il valore dei beni comuni, sono nate nuove forme di cittadinanza attiva. Una rivoluzione silenziosa, replicabile ovunque.
Un nuovo modo di essere comunità educante: le innovazioni apportate da Ubuntu
I Patti Solidali di Comunità (PSC): oltre 100 accordi firmati da enti, professionisti, imprese e cittadini per sostenere insieme progetti educativi e di comunità. Una rete solidale formalizzata e duratura, che riconosce ogni soggetto come attore di cambiamento.
Superbene.it: una piattaforma digitale dove le buone notizie diventano contagiose, le risorse si condividono, le relazioni si mappano. Una vera e propria mappa del bene per costruire capitale sociale e accesso equo alle opportunità.
Young Card: una carta che offre gratuitamente servizi, materiali e attività a minori in condizione di disagio. 50 ragazzi hanno ricevuto cure odontoiatriche, abbonamenti sportivi, accesso a laboratori e materiale scolastico: diritti di cittadinanza, non privilegi.
LAB-HUB socio-culturale “Articolo 3”: uno spazio rigenerato, oggi cuore pulsante della vita della comunità ramacchese. Un laboratorio di immaginazione e di invenzioni, un incubatore di fiducia, un acceleratore di idee e innovazioni, un’agorà della passione civile, un presidio dei diritti, un catalizzatore delle energie civili, sociali e imprenditoriali.

Un’aula per tutti: un percorso che ha visto oltre 400 studenti delle scuole secondarie di primo grado riflettere sul benessere scolastico, sul senso di comunità e sull’inclusione, co-progettando idee per una scuola più accogliente, partecipata e vicina ai loro bisogni reali.
Capitale in comune: un laboratorio civico dove minori e genitori si sono riscoperti attori del cambiamento, sperimentandosi in attività di protagonismo, educazione alla cittadinanza attiva e valorizzazione dei propri talenti.
Famiglie solidali: una comunità di genitori che, dopo un percorso di crescita e consapevolezza, ha scelto di mettersi a disposizione di altre famiglie fragili, offrendo ascolto, supporto e condivisione. Una rete spontanea di cura e mutuo aiuto che rafforza il tessuto comunitario.
«Il progetto ha mostrato che la povertà educativa non è una fatalità – racconta Leonardo Gravina, presidente di Project Form – ma una realtà che si può combattere, se si mobilitano risorse, visione e persone. Ubuntu è stato un laboratorio di futuro»
«Per questo – conclude Luigi Gravina, project manager – accogliamo con grande speranza il rifinanziamento del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Non è solo un sostegno: è un investimento nel futuro del Paese».
Un futuro già in costruzione anche grazie alla nascita del Laboratorio distrettuale dell’apprendimento e della Community school, dove professionisti si mettono a disposizione di minori fragili con servizi gratuiti. E grazie alla formazione di oltre 100 persone (tra cui insegnanti, operatori, genitori e giovani) con percorsi innovativi come Operatori di strada, Maestri-sentinella, Agente01 e Sentinelle di comunità.
Mentre si chiude il ciclo formale di Ubuntu, resta aperta la porta che ha spalancato: quella di una Sicilia diversa, possibile, desiderabile, dove la scuola è di tutti, la città è di chi la abita e l’educazione è davvero un bene comune. Perché, come dice Ubuntu, nessuno si salva da solo. Ma insieme, tutto diventa possibile.