Ponte Morandi, j’accuse dei pm: “Castellucci non dice il vero, rapporto tra Aspi e Spea ben più stretto”

Nella memoria di oltre 5.000 pagine, i magistrati contestano la versione dell’ex ad di Autostrade e smontano la tesi del difetto imprevedibile.

Genova – Nel processo per il crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone, i pubblici ministeri Walter Cotugno e Marco Airoldi attaccano duramente l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci. Lo fanno in una memoria di oltre 5.000 pagine depositata ieri in aula, in cui definiscono “non veritiera” la ricostruzione fornita dall’ex manager nei suoi interrogatori spontanei.

Autostrade, infatti, avrebbe esternalizzato a Spea le attività di sorveglianza, ma fornendo risorse economiche insufficienti, tali da rendere “problematico, se non impossibile, realizzare una sorveglianza efficace”. A questo si aggiunge, secondo la Procura, una “farsesca rappresentazione di efficienza e tempestività” da parte di Castellucci nel raccontare un presunto “piano accelerato” per il rifacimento della soletta del viadotto Polcevera e il potenziamento degli stralli. I pm si chiedono: “Quanto è accelerato l’intervento, se ci sono voluti 20 mesi per arrivare a un progetto esecutivo pieno di errori, omissioni e falsità?”

La memoria della Procura smonta anche la tesi del difetto strutturale imprevedibile, che secondo la difesa sarebbe all’origine del crollo. A tal proposito, i magistrati richiamano la strage del bus ad Avellino (2013, 40 vittime), per la quale Castellucci è stato condannato in via definitiva a sei anni e si trova attualmente in carcere. In quell’occasione, sottolineano i pm, fu sostenuto che si trattasse di un’“evenienza ignota e mai considerata”, ma in realtà si trattava di un problema noto, trascurato e affrontato con mero monitoraggio visivo.

“La scelta di limitare il monitoraggio a una semplice ispezione visiva – scrivono i magistrati – offre la cifra comportamentale dell’approccio del gestore al tema della sicurezza”.

L’intervento della Procura rappresenta un punto cruciale del processo, che si avvia verso la fase finale. La memoria, destinata a essere discussa nelle prossime udienze, costituisce un atto d’accusa durissimo nei confronti di un modello di gestione che, secondo i pm, ha privilegiato il risparmio economico alla sicurezza, con tragiche conseguenze.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa