La fotografia scattata su 80 strutture nel 2023: disaffezione dei sanitari, accessi impropri e aggressioni tra le altre criticità rilevate.
Roma – Carenza di personale, attese dei pazienti per i posto letto, accessi impropri, aggressioni. È questa la fotografia dei pronto soccorso in Italia secondo Simeu, la Società italiana di Medicina emergenza-urgenza, che nel suo ultimo report ha elencato tutti i principali problemi delle strutture sanitarie italiane. La rilevazione, condotta dalla società scientifica tra il 3 e il 5 novembre 2024, punta a fornire un quadro generale sull’attuale situazione del servizio sanitario nazionale. Secondo lo studio, il principale “malus” è la “carenza di personale”, che si attesta al 29%, seguita dal “boarding” (cioè le attese dei pazienti, spesso sulle barelle, per avere un posto letto), al 26%. Stessa percentuale anche per gli “accessi impropri”. Al 19% invece le “aggressioni”.
Hanno risposto 80 centri rappresentativi di un numero di accessi di pronto soccorso nell’intero 2023 pari a 3.957.321, ovvero il 22% dei totali secondo i dati di confronto da Agenas. La rilevazione della Simeu ha scavato anche sui motivi di disaffezione dei medici. Al primo posto, c’è lo stress lavoro-correlato (29%), seguito dall’insufficienza di valorizzazione economica (26%). Impatta anche la qualità della vita (23%) e il rischio medico-legale (22%). “I temi maggiormente dibattuti, come gli accessi ‘impropri’ o le aggressioni, sono considerati dai professionisti di minor importanza rispetto alla necessità di rinforzare gli organici con lo scopo di garantire una migliore qualità di cura ed assistenza e di diminuire il carico di lavoro sui singoli operatori e, di conseguenza, anche lo stress psicofisico dei professionisti”, ha detto Beniamino Susi, vicepresidente Simeu, citato da Adnkronos.
Secondo Antonio Voza, segretario nazionale Simeu, “lo stress correlato ad un’attività intensa è anche l’elemento più critico in assoluto che definisce la disaffezione dei medici al lavoro in pronto soccorso prima ancora che la valorizzazione economica”. Quello che emerge dalla fotografia scattata da Simeu, è che i “pronto Soccorso italiani stanno funzionando da tampone dell’intero sistema, reggendo il peso di condizioni di cronicità e socio-assistenzialità che non avrebbero alcun motivo di essere gestiti dalla Medicina d’emergenza urgenza se non per l’insufficienza delle strutture che dovrebbero essere deputate a tali scopi”. Ecco che a fronte di questi dati emergono le richieste urgenti dei direttori di pronto soccorso.
In cima alla lista c’è la richiesta di rinforzo degli organici, (28%); diminuzione del boarding, (26%); possibilità di indirizzare altrove i pazienti a minor priorità, (24%); gestione separata dei codici minori, (22%). Per quanto riguarda la tipologia di paziente si è rilevato che “il maggior impegno gestionale – inteso come peso organizzativo, necessità di risorse, tempi di permanenza, carico assistenziale – è rappresentato in primis dai pazienti cronici multi patologici, (27%), seguiti dai pazienti a prevalente componente assistenziale, (26%). Seguono poi quelli con patologia prevalente oncologica, (25%); infine, i pazienti a patologia prevalente psichiatrica, (22%)”.
In particolare, sulla escalation di aggressioni ai medici, il ministro della Giustizia Nordio ha annunciato che “chi aggredisce i medici e il personale sanitario deve sapere cosa rischia. Provvederemo e daremo istruzioni affinché nei Pronto soccorso e in altri locali sanitari vengano affissi dei cartelli che informano sulla obbligatorietà dell’arresto per chi commette atti violenti“. Cartelli che potranno fungere da deterrente per gli aggressori. “Questi fenomeni traggono origine da un difetto di cultura e da una mancanza di sensibilità, – dice il Guardasigilli – ed è quindi illusorio pensare che le norme penali, da sole, li possano eliminare. Però li possono ridurre. Siamo profondamente convinti che questo sia uno dei casi in cui la deterrenza funzionerà”.