Nel 2025 il costo medio di un pasto in pizzeria è salito a 12,14 euro (+18,3% in sei anni). Ecco le città dove la margherita pesa di più sul portafoglio (e dove si può gustarla senza dissanguarsi).
La pizza, simbolo del Made in Italy, è sempre più un lusso per il portafoglio degli italiani. Secondo un’indagine del Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (CRC), basata sui dati ISTAT e pubblicati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), il costo medio di un pasto in pizzeria è aumentato del 18,3% negli ultimi sei anni, raggiungendo i 12,14 euro a persona nel 2025. Ma non tutte le città sono uguali: Reggio Emilia si conferma la più cara, mentre Livorno offre le pizze più economiche. Ecco la mappa dei prezzi della pizza margherita in Italia, le cause dei rincari e cosa significa per i consumatori.
La pizza: da piatto “dei poveri” a lusso costoso
La pizza, piatto iconico della cucina italiana, non è immune all’inflazione. L’indagine del CRC evidenzia un incremento significativo dei prezzi, con un costo medio nazionale di 12,14 euro per un pasto in pizzeria, che include una pizza (solitamente la margherita), una bevanda e, dove applicabile, coperto e servizio. Questo aumento del 18,3% rispetto al 2019 è dovuto a una combinazione di fattori:
- Pandemia e caro-energia: La crisi sanitaria e l’aumento dei costi energetici hanno gravato sulle pizzerie, con rincari su elettricità, gas e materie prime come farina e olio.
- Guerra in Ucraina: Il conflitto ha causato una crisi delle materie prime, nella fattispecie il grano, portando a un ulteriore aumento dei costi di produzione.
- Domanda rigida: Come spiega Furio Truzzi, presidente del comitato scientifico del CRC, la pizza è un bene a “domanda rigida”: gli italiani non rinunciano a mangiarla, permettendo ai gestori di trasferire i costi sui consumatori senza perdite significative.
Nonostante i rincari, il settore delle pizzerie rimane florido, con un giro d’affari di circa 25 miliardi di euro annui e un consumo medio di 7,8 kg di pizza pro-capite in Italia.

Le città più care: Reggio Emilia, Siena e Macerata in testa
L’indagine CRC, basata su dati ISTAT, rivela una classifica sorprendente delle città italiane dove la pizza costa di più. Ecco le prime tre:
- Reggio Emilia: Con un costo medio di 17,58 euro per un pasto in pizzeria, la città emiliana si aggiudica il primato nazionale. In alcuni locali, il prezzo massimo può raggiungere i 21 euro.
- Siena: La città toscana segue a ruota con una media di 17,24 euro. I prezzi elevati riflettono il carattere turistico della città e i costi operativi più alti.
- Macerata: Con 16,25 euro di media, la città marchigiana chiude il podio, con punte massime di 20 euro in alcune pizzerie.
Altre città con prezzi elevati includono Palermo, dove un pasto può costare fino a 28 euro, e Venezia, con un massimo di 26 euro, soprattutto nelle zone turistiche.
Dove la pizza è ancora economica: Livorno e il Sud in evidenza
Contrariamente alle aspettative, Napoli non è la città più economica per gustare una pizza. La classifica delle città più convenienti è dominata da:
- Livorno: Con una spesa media di 8,75 euro, la città toscana è la più economica d’Italia, con prezzi che raramente superano gli 11 euro.
- Reggio Calabria: A 9,15 euro, la città calabrese offre pizze a prezzi accessibili, grazie a costi operativi più bassi.
- Pescara: Con 9,37 euro, l’Abruzzo si distingue per la convenienza.
- Catanzaro: A 9,96 euro, è l’ultima città con un costo medio sotto i 10 euro.
Napoli, pur essendo la patria della pizza, si attesta a 8,99 euro di media, leggermente più cara di Livorno ma ancora tra le più economiche.

Perché i prezzi variano così tanto?
Le differenze di costo tra le città italiane dipendono da diversi fattori:
- Costi operativi: Nelle città del Nord, come Reggio Emilia e Siena, gli affitti e i costi energetici sono più alti rispetto al Sud.
- Turismo: Località come Venezia e Siena applicano prezzi più elevati per il forte afflusso turistico.
- Qualità degli ingredienti: Pizzerie che utilizzano prodotti DOP o biologici, come pomodoro San Marzano o mozzarella di bufala, tendono ad avere listini più alti. Tuttavia, secondo un’indagine di RistoratoreTop, la differenza di costo per ingredienti di alta qualità è di soli 50 centesimi a pizza.
- Marketing e percezione: In alcune città, il prezzo riflette il “brand” del locale più che la qualità effettiva, con pizze gourmet che arrivano a costare fino a 22 euro (come da Carlo Cracco a Milano).
Il caso di Napoli: nella patria della pizza non è la più economica
Napoli, culla della pizza margherita, si posiziona tra le città più economiche, ma non al primo posto. Con un costo medio di 8,99 euro, la città offre pizze di alta qualità a prezzi contenuti, come quelle di Gino Sorbillo, che a Napoli costano solo 5 euro. Tuttavia, i prezzi sono aumentati del 32% rispetto al 2021, il rialzo più alto d’Italia, riflettendo l’impatto dell’inflazione e del turismo.
Come reagire al “caro pizza”?
Certo, l’aumento dei prezzi rappresenta l’ennesimo problema per le famiglie italiane, soprattutto in un contesto di inflazione generalizzata e galoppante. Ma a quanto pare, nemmeno il loro lievitare basta a “raffreddare” la passione per la pizza nel Belpaese: il 65% degli italiani la mangia almeno una volta a settimana, e il 36% si cimenta nella preparazione casalinga. Come fare per risparmiare? Ecco alcuni suggerimenti:
- Scegliere pizzerie in città più economiche, come Livorno o Reggio Calabria.
- Optare per pizze classiche, come l’intramontabile margherita, evitando ingredienti costosi.
- Considerare la pizza d’asporto, spesso più economica rispetto al consumo in loco.
O meglio ancora, farsi la pizza in casa.