Uno dei prodotti iconici della cucina italiana nel mondo è stato disciplinato dall’Unione Europea. D’ora in avanti i fake saranno messi al bando.
Roma – Una notizia delle ultime settimane ha fatto sobbalzare dalla gioia non solo i napoletani, ma tutti coloro che amano la pizza. Ebbene, l’Italia dopo una lunga, dura e strenua lotta ha vinto la battaglia della “pizza napoletana”.
L’Unione Europea ha, finalmente, tutelato “la pizza napoletana”. La gustosa pietanza si avvarrà infatti del marchio STG (Specialità Tradizionale Garantita). Ovvero, non si potrà millantare la pizza napoletana se non viene seguita con scrupolo certosino la ricetta originale e i tempi di cottura, oltre ad attenersi alle regole previste dal disciplinare di produzione su ingredienti e metodi di cottura.
La pizza è una delle pietanze storiche del Made in Italy conosciuta in tutto il mondo, ma spesso oggetto di imitazione e spacciata per quello che non è. Da oggi si rischia l’illecito. Infatti, l’UE ha stabilito che la “pizza napoletana” è tale solo se saranno garantite alcune peculiarità. Cioè: ore minime di lievitazione, stesura a mano della pasta, condimento, cottura esclusivamente in forno a legna a una temperatura di 485° C, l’altezza del cornicione (bordo) di 1-2 cm, controllata da un ente terzo di certificazione.
Inoltre, i limiti europei si riferiscono anche alle materie prime di base, tipicamente Made in Italy: olio extravergine d’oliva, basilico fresco, mozzarella di bufala campana DOP (Denominazione Origine Protetta) oppure quella tradizionale STG, pomodori pelati o pomodorini freschi. D’altronde, già nel 2017 l’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, dichiarò l’arte del pizzaiolo napoletano come patrimonio immateriale dell’umanità.
Dopo il riso, la pizza è l’alimento più consumato al mondo, seguita dalla pasta. In origine il suo nome era conosciuto solo all’interno della mura della città partenopea. Solo dal XIX secolo ha assunto il tratto distintivo attuale, sino a estendersi a livello mondiale. Dal punto di vista economico è stato stimato che, solo in Italia, il valore si aggira sui 15 miliardi di euro. Questi dati si traducono in 100mila addetti full time che arrivano a 200mila nei weekend.
Coldiretti ha stimato che sono circa 8 milioni le pizze sfornate al giorno e, nel prendere atto con soddisfazione del nuovo regolamento europeo, ha dichiarato: “Se la pizza napoletana non avrà tutte queste caratteristiche si configurerà un illecito sul quale l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (Icqrf) è già al lavoro per aggiornare le relative disposizioni sanzionatorie inerenti alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari”.
Oltre a essere un meritorio e doveroso riconoscimento alla cultura gastronomica partenopea, la pizza ha rappresentato un certo modo di vivere. Del resto, il famoso scrittore e regista Luciano De Crescenzo sostenne: “I napoletani hanno sempre avuto il loro fast food. Si chiama pizza”. E l’altrettanto noto cantautore Pino Daniele in un suo brano cantava: “Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa. Vedrai che il mondo poi ti sorriderà. Fatte ‘na pizza e crescerai più forte. Nessuno, nessuno più ti fermerà.”