I reati informatici colpiscono soprattutto le imprese ma non ne sono al riparo professionisti, esercenti e artigiani. La situazione è da autentico allarme rosso.
I reati informatici contro il sistema impresa italiano sono in continua crescita. Da qualche anno è emersa l’estrema fragilità del sistema difensivo informatico da qualunque tipo di attacco e per ogni forma di illecito. Sa tanto di perversione, un sistema, quello digitale, nato per elaborare informazioni e farci…vedere la luna nel pozzo, che ha bisogno di investire tante risorse fisiche, mentali ed economiche per difendersi più che per operare.
La realtà, comunque, secondo i dati diffusi da Confartigianato, ha assunto un aspetto spiacevole. In 4 anni, tra il 2019 e il 2023, la struttura imprenditoriale del nostro Paese è stata facile preda di attacchi informatici. Le denunce, infatti, sono aumentate del 45,5%. Si tratta di truffe, frodi, illeciti e reati di varia natura. Inoltre, quasi il 16% delle imprese ha subito una sorta di sabotaggio informatico, bloccando tutto il sistema o diffondendo dati riservati.
A conferma che la situazione ha assunto toni allarmanti è il dato che nel 2024 le imprese hanno…. chiuso la stalla dopo che i buoi sono scappati. Ossia hanno investito ingenti risorse per la sicurezza informatica, anche grazie all’Intelligenza Artificiale. Questo per dire dell’aumento del grado di consapevolezza del pericolo e della salvaguardia dei dati. Nell’indagine condotta da Confartigianato, 83,1% delle aziende ritengono che la sicurezza informatica sia essenziale, maggiore della media europea, 71,1%, al 2° posto dopo l’Irlanda. L’anno scorso, ben il 42,6% delle impresse pur di risolvere il problema hanno investito in strumenti di Intelligenza Artificiale (IA). Tuttavia, per la mancanza di competenze adeguate solo il 32,2% delle aziende rispetta il minimo, 7, degli 11 parametri stilati dall’ISTAT per monitorare la sicurezza informatica.

Eccoli in dettaglio: password complesse; autentificazione a due fattori; crittografia dei dati; protezione delle informazioni sensibili attraverso la crittografia di dati, documenti o e-mail; VPN (Virtual Private Network); monitoraggio attività sospette; implementazione di sistemi di monitoraggio per individuare e allarmare in caso di comportamenti anomali; conservazione dei file di registro; controllo degli accessi; backup separato dei dati; metodi biometrici; test di sicurezza ICT; valutazione del rischio ICT.
Come si è visto, purtroppo, se ci sono gli strumenti per difendersi, manca chi sappia usarli. Moltissime aziende, il 22,8%, hanno manifestato una consistente difficoltà nel trovare sul mercato del lavoro personale qualificato nella “cybersecurity”. Mentre la media in Europa è del 12%. Ma, ormai, è un fatto consolidato: essere sempre in affanno rispetto agli altri Paesi. Il mercato non riesce a fornire alle imprese soprattutto progettisti e amministratori di sistema, compresi i professionisti specializzati nella protezione di sistemi informatici e dati da minacce e attacchi informatici.
Particolarmente…respingenti per queste figure professionali sono risultate le regioni del Nord Italia. Nel 2024 la richiesta era di 6300, ma ne sono state soddisfate solo 2300. Il restante 4000 irreperibile. Se la “cybersecurity” non viene messa al centro dello sviluppo dell’impresa, in un futuro non troppo lontano staremo ancora qui a constatare le stesse criticità, se non peggio!