Per fermare il Ponte sullo Stretto il WWF è pronto a fare ricorso all’Ue

Lo rende noto la ong in una nota in cui argomenta tre temi per il reclamo comunitario, tra questioni naturalistiche e sottostima dei costi.

Roma – Dopo che il parere Via della Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale ha dato il via libera all’opera del Ponte sullo Stretto, il Wwf Italia è pronto a rivolgersi all’Unione europea. Lo rende noto la stessa ong con un comunicato, in cui argomenta che i “temi per un reclamo comunitario sono tre: ossia l’assegnazione dell’opera senza gara di appalto avvenuta grazie ad una sottostima dei costi, la violazione delle direttive Habitat e Uccelli e quindi delle normative su Rete Natura 2000, la mancata applicazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica”. Il Wwf Italia “studierà con attenzione il parere VIA”, si legge sul sito della ong, “ma è chiaro che le critiche degli ambientalisti non erano infondate tant’è che ci sono, per quanto è dato di sapere, almeno 60 prescrizioni che riguardano tutti gli aspetti ambientali coinvolti dal progetto”.

L’organizzazione che da sempre lotta per la natura, sottolinea: “è chiaro ora il dibattito inevitabilmente si sposta sul piano del contenzioso. Oltre alla via comunitaria, il WWF Italia è gia al lavoro per valutare anche un contenzioso amministrativo dopo i necessari approfondimenti. Al vaglio, infine, c’è anche l’opportunità di un esposto penale poiché non può essere solo un caso che ci siano così tanti elementi e dati sottostimanti”. Due giorni fa la Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la Relazione del proponente, ai sensi del DL 35/2023 sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo.

Il progetto del Ponte sullo Stretto

Per quanto riguarda il primo punto sollevato nel reclamo – si legge sempre sul sito – è “proprio di queste ore la notizia di un tentativo di rifinanziare il Ponte per 3 miliardi. Il WWF ha più volte sostenuto che non si conosce ancora il costo dell’opera sia perché non sono state prezzate le opere di mitigazione e compensazione (concordate con gli Enti Locali o imposte della Commissione VIA) sia perché non si ha contezza dell’aggiornamento costo materiali ancora in corso. Certo è che la stima che ha consentito l’assegnazione dell’opera senza gara di appalto è stata fatta su misura del Consorzio Eurolink che aveva vinto la precedente gara di appalto. Infatti, tarando il costo del ponte al 50% in più della cifra che aveva permesso ad Eurolink di vincere si è evitato di procedere a nuova gara. Ma è di tutta evidenza che si tratta di un escamotage e che già oggi, prima che i cantieri aprano, tutti sanno che il ponte costerà ben di più dei 13,5 miliardi dichiarati”.

Rispetto ai temi naturalistici, prosegue il WWF, la “questione da porre in sede comunitaria riguarda sia i criteri adottati per la redazione delle valutazioni d’incidenza sulle aree di Rete Natura 2000 su cui il Ponte impatta per ammissione stessa del progettista, sia per la risibilità delle mitigazioni ipotizzate, ma soprattutto per assenza della valutazione del cosiddetto effetto cumolo che è obbligatoriamente richiesto dalle direttive comunitarie in materia. Se possibile – aggiunge la nota – ancora più grave il punto riguardante la Valutazione Ambientale Strategia che non si è voluta applicare sulla base di discutibili interpretazioni giuridiche. L’inquadramento territoriale del Progetto Ponte sullo Stretto di Messina riguarda due Regioni (Calabria e Sicilia), cinque Province (Reggio Calabria, Vibo Valentia, Catanzaro, Messina e Catania) e ventinove Comuni diversamente convolti tra cui ovviamente quelli di Messina e Reggio Calabria”.

Una manifestazione No Ponte del WWF

E ancora il WWF, “non è un’opera, ma un insieme di opere e non a caso i proponenti parlano di ‘sistema Ponte‘, un sistema che tra l’altro deroga i piani paesaggistici delle Regioni e quelli regolatori dei Comuni. La VAS volutamente è stata evitata perché avrebbe imposto un sistema di obiettivi di sostenibilità pertinenti rispetto ai quali valutare le opere, la valutazione dei possibili scenari alternativi, la valutazione degli effetti prodotti dalle varianti alla pianificazione vigente compresa quella paesaggistica, tenendo conto del principio DNSH e quindi l’obbligo di dimostrare che il progetto non arreca danno significativo al contesto ambientale. Il WWF Italia ritiene evidente che l’opera Ponte sia un programma di opere e dunque un piano complesso, un programma articolato d’interventi e come tale la procedura che si sarebbe dovuta seguire prima della VIA era quella VAS”.

Infine il WWF Italia nota, “una brutta analogia che lega il tema dell’autonomia regionale differenziata e il progetto del Ponte: il Parlamento non ascolta più e le audizioni che lui stesso promuove. Le audizioni, infatti, non sono più consultive ma giustificative, servono cioè solo a dire che sono state fatte e tutti sono stati ascoltati. I punti sollevati dalla Corte costituzionale sull’autonomia differenziata sono stati tutti esposti dai molti costituzionalisti auditi dal Parlamento. I punti del parere VIA, qualunque possano essere, sono stati tutti preventivamente sollevati dal WWF Italia, in particolare sulle votazioni con fiducia al provvedimento che scelleratamente autorizza il cantiere del Ponte per parti, ma il Parlamento non ha ascoltato. Ad una politica che pensa di prevalere sulla tecnica, scientifica o giuridica che sia, non si possono che dare risposte attraverso quel sistema di garanzie che sono alla base del nostro ordinamento democratico e tra queste indubbiamente c’è anche la Magistratura”.

Un’altra immagine del progetto del Ponte sullo Stretto

WWF Italia, con le Associazioni Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Man, insieme alla “Società dei Territorialisti” ai “Medici per l’Ambiente – Isde” e ai Comitati “Invece del Ponte” e “No Ponte – Capo Peloro” avevano presentato a ottobre alla Commissione VIA del ministero dell’Ambiente “nuove osservazioni” al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina “contestando nel metodo e nel merito” le integrazioni depositate dalla Stretto di Messina il mese prima, in risposta alle richieste della Commissione stessa. Oltre 600 pagine di osservazioni che “rafforzavano” la tesi secondo cui il Ponte sullo Stretto di Messina “rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile”.

Nel testo si sottolineava che il lavoro di analisi prodotto dalla Stretto di Messina contiene un “errore eccezionalmente” grave, ovvero, “la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono”. L’assenza del cosiddetto “effetto cumulo” rappresenta “una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale”.

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