Associazione a delinquere, traffico internazionale di droga, detenzione di armi: sequestrate anche due società operanti nell’edilizia e ristorazione. Nell’operazione coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, indagati Sebastiano Romeo (PD) e Alessandro Nicolò (ex FdI). Ai domiciliari l’ex assessore Pasquale Tripodi.
Reggio Calabria – Grosso colpo alla criminalità organizzata in Calabria. È scattata all’alba l’operazione “Millennium”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta dai carabinieri, che ha portato all’arresto di 97 persone e al coinvolgimento di diversi esponenti politici locali, anche se non attualmente in carica.
Perquisizioni e arresti sono in corso dalle prima luci dell’alba a Reggio Calabria, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Nuoro, Bologna, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Roma, Rimini, Verona, Agrigento e Torino.
Coinvolte le principali cosche di ‘ndrangheta
Interessate alcune tra le più importanti cosche di ‘ndrangheta i cui sodali sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno all’associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico, anche internazionale, di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, scambio elettorale politico mafioso e detenzione e porto di armi.
In corso l’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare emesse dall’ufficio GIP del tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della DDA, nei confronti di 97 indagati; il sequestro preventivo di due società – attive nella ristorazione e nell’edilizia – ritenute riconducibili agli indagati e utilizzate per favorire le attività illecite dell’associazione. Tra le principali accuse vi è quella di aver gestito in regime di monopolio il traffico di stupefacenti attraverso una struttura stabile ed organizzata, frutto di “un’alleanza” tra le cosche della provincia, sovraordinata alle singole articolazioni e a queste complementare.
Un’indagine avviata nel 2018: cinque i procedimenti unificati
L’indagine, avviata nel 2018, ha unificato cinque procedimenti penali contro le maggiori cosche operanti nei tre mandamenti della provincia reggina: centro, jonico e tirrenico. In particolare, è stata confermata l’esistenza e l’operatività dell’organo collegiale denominato “Provincia”, che coordina i vari “locali” di ‘ndrangheta sia in Calabria che nel resto d’Italia e all’estero. Tra i “locali” coinvolti figurano quelli di Sinopoli, Platì, Locri, Melicucco, Natile di Careri, oltre ai nuclei di Volpiano (Torino) e Buccinasco (Milano).
La droga come ramo d’azienda: il ruolo del porto di Gioia Tauro
Uno degli elementi più significativi emersi riguarda la gestione del traffico internazionale di stupefacenti. Le cosche avevano creato una struttura sovraordinata e unitaria per l’importazione e la distribuzione di cocaina dall’estero (Colombia, Brasile, Panama), sfruttando il porto di Gioia Tauro e la compiacenza di operatori portuali. La droga, nascosta in container, veniva poi distribuita capillarmente in tutta Italia grazie a una rete rodata e protetta dalla struttura mafiosa.
Le cosche Alvaro e Barbaro: estorsioni e infiltrazioni negli appalti
Le indagini hanno confermato la piena operatività della cosca Alvaro, dotata di una cassa comune per sostenere le famiglie dei detenuti, e della cosca Barbaro Castani, attiva a Platì e nelle sue diramazioni al Nord. Entrambe le consorterie imponevano estorsioni sistematiche ad aziende aggiudicatarie di lavori pubblici e commercianti. In particolare, era richiesto il 3% del valore dell’appalto come “messa a posto”.
Non solo. Le cosche avevano ramificazioni all’interno delle pubbliche amministrazioni, riuscendo a ottenere informazioni riservate su appalti, pagamenti e assegnazioni anche grazie all’appoggio di imprenditori collusi. Tra le attività illegali documentate, figura anche la vendita di mascherine e guanti all’A.S.P. di Reggio Calabria.
Sequestri, vendette e un cold case riaperto
Tra i dettagli più inquietanti emersi dalle indagini:
- Il sequestro di persona di un appartenente alla cosca Alvaro da parte del “locale” di Platì per un debito di 45.000 euro legato a un carico di droga;
- Un’estorsione da 125.000 euro per un tentativo fallito di corruzione di un magistrato della Corte di Cassazione;
- Il coinvolgimento di un indagato nel sequestro e omicidio di Mariangela Passiatore, avvenuto nel 1977 a Brancaleone. Il corpo della vittima non fu mai ritrovato.
Due aziende sequestrate tra ristorazione ed edilizia
Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno sequestrato due società, una nel settore della ristorazione e l’altra in quello edile, ritenute strumenti economici in mano alla ‘ndrangheta per riciclare denaro e favorire le attività illecite.
Scambio elettorale e corruzione: favori a una candidata alle regionali
Un ulteriore filone d’inchiesta riguarda un’organizzazione criminale accusata di scambio elettorale politico-mafioso. Secondo gli inquirenti, uno degli arrestati avrebbe orchestrato un sistema di procacciamento illecito di voti per una candidata al Consiglio Regionale della Calabria (poi non eletta), promettendo favori e vantaggi all’associazione mafiosa.
Secondo gli inquirenti, l’operazione avrebbe svelato una fitta rete di interferenze della cosca Alvaro di Sinopoli in diverse campagne elettorali, in particolare quella per le regionali del 2020. In carcere sono finiti diversi esponenti apicali della cosca, tra cui Cosimo Alvaro, noto come “Pelliccia”, considerato figura di spicco dell’organizzazione criminale.
Sebbene nessun politico attualmente in carica risulti destinatario delle misure cautelari, l’inchiesta ha riacceso i riflettori sul rapporto tra ‘ndrangheta e politica, in particolare sulle dinamiche del consenso elettorale e sulla penetrazione delle mafie nelle istituzioni locali.
Tra gli indagati due ex consiglieri regionali della Calabria: Romeo e Nicolò
Tra gli indagati in stato di libertà nell’Operazione Millennium figurano due ex consiglieri regionali: Sebastiano Romeo del Partito Democratico e Alessandro Nicolò, all’epoca dei fatti in Fratelli d’Italia, già noto alle cronache giudiziarie per il suo coinvolgimento nell’inchiesta “Libro nero”, per la quale è tuttora sotto processo.
Arrestato e posto ai domiciliari anche l’ex assessore regionale Pasquale Tripodi, per il quale, tuttavia, è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Secondo quanto emerso finora, l’indagine ruota attorno a un complesso sistema di infiltrazioni mafiose nella politica e nell’economia calabrese, con accuse che vanno dallo scambio elettorale politico-mafioso alla concorrenza sleale aggravata, passando per estorsioni, usura e detenzione di armi.
L’Operazione Millennium coordinata dalla Dda di Reggio Calabria
L’indagine, ancora in corso, promette ulteriori sviluppi e potrebbe avere ripercussioni rilevanti anche sul piano politico regionale.
Le operazioni, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta da Giuseppe Lombardo, sono svolte dai militari dei Comandi Provinciali competenti per territorio, dal ROS, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e Sicilia, dal 14° Battaglione “Calabria”, dal Nucleo Cinofili e 8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. Il tutto con il supporto dell’unità ICAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta) dello S.C.I.P. per gli aspetti di cooperazione internazionale di Polizia.