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Omicidio Paganelli, la verità nascosta nel cellulare della nipote

Chat, messaggi, telefonate e foto del cellulare possono confermare o smentire l’alibi di Loris Bianchi, fratello della nuora di Pierina.

RIMINI – Da più di un mese gli inquirenti lavorano a ritmo serrato per dare un volto all’assassino di Pierina Paganelli, la pensionata di Soriano al Rubicone accoltellata con 29 fendenti nel garage di via del Ciclamino 31 la sera del 3 ottobre scorso. La donna, tornata a casa dopo un funzione religiosa con i Testimoni di Geova, si sarebbe trovata davanti il killer che, probabilmente, l’aspettava nel buio dei box sottostanti al condominio. In mano agli uomini della Mobile, diretti dal vice questore aggiunto Dario Virgili e coordinati dal Pm Daniele Paci, ci sono il referto autoptico della vittima, il frame audio della telecamera del garage relativo al “saluto dell’assassino alla vittima”, ovvero un “ciao” che il presunto killer avrebbe rivolto all’ex infermiera, e le sette urla di dolore di Pierina che tentava di sfuggire alle coltellate prima di stramazzare al suolo in un lago di sangue fra il vano ascensore e le scale del sotterraneo.

Manuela Bianchi

A seguire ci sono le testimonianze dei congiunti della vittima, del figlio Giuliano Saponi che abita nello stesso palazzo con la moglie Manuela Bianchi, di alcuni condomini con i quali la donna era in confidenza oltre a due taglierini con una lama di circa 7 centimetri sequestrati in casa Bianchi. Poi ci sono altri oggetti, fra cui indumenti e scarpe, acquisiti dai poliziotti in casa del senegalese di 34 anni Louis Dassilva che in un primo momento non erano stati consegnati agli investigatori. Insomma gli inquirenti stanno “scavando” a tutto tondo all’interno di un complesso residenziale che conta 300 residenti, 80 appartamenti e 8 rampe di scale che scendono nel piano interrato fino ai box. Nella convinzione che qualcuno sa ma non parla.

Il reperto più importante, però, oltre alle tracce di Dna scoperte su corpo della vittima e sui suoi indumenti, rimane il cellulare della nipote di Pierina, la figlia sedicenne della nuora Manuela. Gli investigatori sono persuasi che in quel telefonino si nasconda la soluzione del caso. E le valutazioni per ritenere valida questa ipotesi non sono da poco: in quel telefono si troverebbe la conferma dell’alibi di Loris Bianchi, fratello di Manuela. A questo si aggiunge la parziale ritrattazione da parte dell’uomo, avvenuta in un secondo momento, al riguardo dell’orario atteso che la morte di Pierina sarebbe avvenuta fra le 22.10 e 22.15 a detta del referto autoptico e delle altre verifiche scientifiche. In buona sostanza la partita si gioca fra ciò che ha detto Loris Bianchi e il contenuto di messaggi, chat, telefonate e foto dell’apparato mobile della ragazzina, oltre alle dichiarazioni di quest’ultima.

Loris Bianchi

Come avevamo già scritto su queste colonne la sera dell’omicidio la sedicenne non aveva preso parte all’incontro di preghiera con i testimoni di Geova in compagnia della nonna, com’era sua abitudine. La nipote della vittima, infatti, era rimasta a casa e aveva cenato con la madre Manuela e lo zio Loris. La giovanetta, in un primo momento, avrebbe riferito che lo zio era uscito di casa intorno alle 22.15. Poi però, verso le 22.50, Loris si sarebbe trovato ancora all’interno dell’appartamento. La dimostrazione di questa seconda versione dovrebbe trovarsi in alcune foto scattate da Manuela e inviate sul cellulare della ragazza, che ritraggono Loris sdraiato sul pavimento mentre gioca col cane.

Il seminterrato adibito a garage dove è avvenuto l’omicidio

Gli uomini della Mobile hanno vagliato anche la posizione economica di Giuliano Saponi e di un debito col Fisco pari a 7mila euro. Tramite i suoi avvocati, Marco e Monica Lunedei, Saponi ha fatto sapere che nulla c’entrano le sua ambasce finanziarie con la morte della madre. Tale debito, ha riferito ancora il figlio della vittima, non è nemmeno da mettere in relazione al suo allontanamento momentaneo dalla moglie poiché i problemi economici gravavano sulla famiglia già da qualche anno e si erano acuiti con l’incidente stradale, o presunta aggressione, che aveva fatto finire Giuliano in coma per diverso tempo, dunque senza stipendio e con coniuge e figlia senza sostentamento. Parlare di un preciso orientamento investigativo sembra ancora prematuro. La pista della vendetta personale però appare quella più praticabile.

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