Francesco Diviesti

Omicidio di Francesco Diviesti, segni di proiettili sul corpo e bossoli di due pistole

Per la morte del 26enne barbiere di Barletta, scomparso da casa il 25 aprile, sono indagate cinque persone.

Bari – Il cadavere semicarbonizzato rinvenuto in un rudere tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, nel nord Barese, identificato con alta probabilità come Francesco Diviesti, il 26enne di Barletta scomparso il 25 aprile, presentava segni di proiettili. E vicino al corpo gli inquirenti hanno raccolto bossoli di due pistole di calibro differente. I riscontri suggeriscono un’esecuzione violenta, con la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari che indaga per omicidio aggravato dal metodo mafioso.

Il corpo, trovato in contrada Femmina Morta, presentava segni di proiettili, con colpi di arma da fuoco sparati prima della carbonizzazione, probabilmente per occultare prove. I bossoli, riconducibili a due pistole di calibro diverso, indicano l’uso di più armi e la possibile presenza di più aggressori. L’autopsia, eseguita il 4 maggio dalla dottoressa Sara Sablone al Policlinico di Bari, mira a confermare l’identità tramite DNA e a chiarire la causa del decesso. Un braccialetto e una collanina, riconosciuti dai genitori di Diviesti, rafforzano l’ipotesi che sia lui la vittima.

Diviesti, barbiere incensurato, era uscito di casa alle 20.30 del 25 aprile, dopo un messaggio ai genitori alle 20.18. Alle 23.45, le telecamere lo ripresero nel suo barber shop a Barletta, dove posò un monopattino. Poi, il suo cellulare risultò spento. La DDA, coordinata dai pm Ettore Cardinali e Daniela Chimienti, ha iscritto cinque indagati, tra i 25 e i 57 anni: tre barlettani, un uomo di Minervino Murge (proprietario di una villa sequestrata vicina al rudere) e un cittadino albanese irreperibile.

La carbonizzazione e i bossoli suggeriscono un regolamento di conti in un contesto mafioso, simile all’omicidio di Michele Cilli (Barletta, 2022), mai ritrovato, per cui due persone sono state condannate. Gli inquirenti indagano su una rissa avvenuta giorni prima in un bar di Barletta, che potrebbe essere il movente, coinvolgendo due degli indagati. La villa sequestrata e i precedenti per droga di alcuni indagati (un fascicolo DDA del 2023 per traffico di stupefacenti) puntano a dinamiche criminali legate allo spaccio.

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