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Omicidio della dottoressa, il giallo di un delitto (per ora) senza movente

L’agguato richiama il modus operandi della ‘ndrangheta ma tanto la vittima quanto il marito risultano estranei a quel contesto.

REGGIO CALABRIA – Buone tutte le piste per risalire al killer che ha freddato il medico di guardia a colpi di fucile durante un agguato ben congegnato. L’omicidio si è consumato lo scorso 18 novembre, poco dopo le 8, sulla Provinciale 2 che collega Santa Cristina in Aspromonte a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. La dottoressa Francesca Romeo, 67 anni, in servizio di guardia medica presso l’ambulatorio di Santa Cristina aveva appena terminato il suo turno e stava tornando a casa in compagnia del marito, Antonio Napoli, di 66 anni, anche lui medico, a bordo della loro Peugeot 3008, di colore grigio metallizzato. I due sarebbero dovuti arrivare nella vicina Seminara quando, dopo una curva, qualcuno, dalla fitta boscaglia, esplodeva due colpi di fucile semiautomatico in direzione dell’autovettura.

L’assassino avrebbe caricato l’arma, stranamente, con due cartucce diverse: la prima a pallettoni, la seconda a palla intera. Il primo dei proiettili, quello a palla unica, avrebbe forato lo sportello lato passeggero mentre la scarica di pallettoni avrebbe forato il cristallo destro, mandandolo in frantumi, ed il parabrezza anteriore per poi raggiungere la dottoressa Romeo al volto senza lasciarle scampo. Ferito di striscio al braccio destro anche il marito, psichiatra in servizio al Centro di salute mentale di Palmi, che veniva ricoverato in pronto soccorso presso l’ospedale di Polistena.

L’auto, con l’airbag di destra esploso, avrebbe percorso altri 800 metri prima di fermarsi a bordo strada forse per la perdita dei sensi di Antonio Napoli che solo allora realizzava il decesso della moglie accasciata sul sedile in un lago di sangue. Il marito della vittima dava l’allarme e sul luogo giungevano, oltre l’ambulanza del 118, gli agenti del commissariato di Taurianova ed i colleghi della Mobile di Reggio Calabria, diretti da Alfonso Iadevaia, che iniziavano i rilievi di rito e avviavano le indagini coordinate dal procuratore di Palmi, Emanuele Crescenti. Moglie e marito erano sposati da 35 anni e non avevano figli. Una coppia riservata e schiva che non faceva vita mondana e che preferiva rimanere in casa piuttosto che uscire in compagnia di amici e conoscenti. Da diversi anni Antonio Napoli soleva accompagnare la moglie in guardia medica per poi andare a prenderla una volta finito il turno.

Le modalità con le quali si sono succeduti gli eventi omicidiari fanno pensare ad un agguato di ‘ndrangheta ma i due medici non avrebbero alcun collegamento con gli ambienti malavitosi locali, men che meno con quelli di rango maggiore. Gli investigatori stanno rivoltando come un calzino la vita professionale e privata dei due coniugi ed hanno ascoltato, in particolare, il marito che pare non ricordi poco o nulla della tragedia. Certo è che chi ha sparato aveva intenzione di eliminare la donna rimanendo nascosto a distanza ravvicinata dal ciglio della strada aspettando il momento giusto. La bassa velocità dell’auto con a bordo i due coniugi avrebbe favorito la mira del killer che dopo l’omicidio si sarebbe dileguato nella fitta vegetazione della zona pedemontana.

I coniugi Napoli non avrebbero nemici ma qualche indiscrezione parla di problemi di vicinato per alcuni terreni di famiglia a Seminara o di presunte richieste al dottor Napoli nell’ambito del proprio ufficio e che il medico avrebbe rifiutato:

”È un omicidio inspiegabile, una cosa assurda, non riesco a darmi nessuna spiegazione – dice Antonio Brancatisano, collega della vittima da quasi 30 anni – Stavo per prendere servizio, di sabato c’è un buco di due ore tra il turno della notte che finisce alle 8 e quello della mattina successiva che parte dalle 10. Quando ho visto l’ambulanza ferma non sapevo cosa fosse successo, mi sono avvicinato per dare una mano e l’ho vista riversa sul sedile, con il volto dilaniato dai proiettili: un’immagine che non potrò mai dimenticare. È una cosa senza senso, non so darmi spiegazioni. Francesca era una delle persone migliori che abbia mai incontrato, così come il marito che era sempre al suo fianco. Mai una parola fuori posto, mai un diverbio con i colleghi o con i pazienti”. Anche l’ordine dei Medici ha espresso il cordoglio di tutti gli iscritti.

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