Dopo l’annullamento della Cassazione, la Corte d’Assise ha ribadito la condanna già inflitta al bancario, che colpì la compagna alla gola per poi smembrarne il corpo.
Milano – La Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta da Renata Peragallo, ha confermato la condanna all’ergastolo per Davide Fontana, imputato per l’omicidio di Carol Maltesi, la 26enne uccisa tra il 10 e l’11 gennaio 2022 a Rescaldina (Milano). La sentenza di secondo grado bis ribadisce la sussistenza dell’aggravante della premeditazione, ritenuta prevalente sulle attenuanti generiche, escludendo però il periodo di isolamento diurno. Le motivazioni saranno depositate entro 60 giorni.
La decisione arriva dopo che, lo scorso 10 settembre 2024, la Corte di Cassazione aveva annullato la precedente condanna all’ergastolo, rinviando il caso a una nuova sezione della Corte d’Appello per una rivalutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti. Carol Maltesi, nota nell’industria del cinema per adulti con il nome d’arte Charlotte Angie, fu uccisa nella sua abitazione a Rescaldina, in provincia di Milano, da Davide Fontana, un bancario di 44 anni con cui intratteneva una relazione complessa, segnata da collaborazioni professionali nel settore hard.
L’omicidio avvenne tra il 10 e l’11 gennaio 2022, durante la registrazione di un video erotico. Secondo la ricostruzione della Procura, Fontana colpì Maltesi alla gola con un coltello, per poi smembrarne il corpo con un martello e una sega elettrica, congelarne i resti e gettarli in un dirupo a Paline, in provincia di Brescia, dove furono ritrovati l’11 marzo 2022 da un passante. Fontana inizialmente tentò di depistare le indagini, inviando messaggi dai profili social di Maltesi per far credere che fosse ancora viva e organizzando la vendita della sua auto per simulare una fuga. Arrestato il 29 marzo 2022, confessò il delitto, ma sostenne che si trattasse di un gesto impulsivo, legato a un raptus durante una lite. La Procura, invece, ha sempre sostenuto la premeditazione, evidenziando come Fontana avesse acquistato il coltello usato per il delitto e pianificato le fasi successive, inclusi lo smembramento e l’occultamento del corpo.
Il processo di primo grado, celebrato davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio, si era concluso il 31 gennaio 2023 con una condanna a 30 anni di reclusione. I giudici avevano escluso tutte e tre le aggravanti contestate – premeditazione, motivi futili e abietti, e crudeltà – riconoscendo però le attenuanti generiche per la confessione e la collaborazione di Fontana. La sentenza aveva suscitato polemiche, in particolare da parte della famiglia di Maltesi e delle associazioni contro la violenza di genere, che ritenevano la pena troppo lieve rispetto alla gravità del delitto.
Nel processo di secondo grado, la Corte d’Assise d’Appello di Milano aveva inizialmente inflitto l’ergastolo, accogliendo l’aggravante della premeditazione. Tuttavia, il 10 settembre 2024, la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza, rinviando il caso a una nuova sezione della Corte d’Appello per un “giudizio di comparazione” tra le circostanze aggravanti e le attenuanti generiche, già riconosciute come subordinate nella precedente pronuncia. La Cassazione aveva chiesto di valutare se la premeditazione dovesse prevalere in modo netto, considerando il comportamento processuale di Fontana e il suo tentativo di collaborare con le indagini.
La Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta da Renata Peragallo, ha ribadito la condanna all’ergastolo, confermando la premeditazione come aggravante prevalente. I giudici hanno ritenuto che Fontana avesse pianificato il delitto, come dimostrato dall’acquisto dell’arma e dalla gestione lucida delle fasi successive all’omicidio. Le attenuanti generiche, legate alla confessione e alla parziale collaborazione, non sono state considerate sufficienti a bilanciare la gravità del crimine. La Corte ha però escluso l’isolamento diurno, una misura che avrebbe aggravato ulteriormente la pena.