Le parole di Papa Francesco nel penitenziario romano di Rebibbia, aprendo la seconda Porta Santa, ha riacceso il dibattito pubblico.
Roma – L’apertura della seconda Porta Santa nel carcere di Rebibbia ha riacceso il dibattito sull’amnistia e sull’indulto. Era stato Monsignor Fisichella, annunciando a ottobre l’evento giubilare in carcere, a ricordare l’auspicio del Papa per i detenuti nella nella Bolla d’Indizione del Giubileo, Spes non confundit: “Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi’”.
Poi dopo l’apertura della Porta Santa a Rebibbia si era riacceso il dibattito. Ma oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio chiarisce la sua posizione: “Siamo tutti d’accordo che un indulto incondizionato sarebbe inutile e nocivo”, ha affermato il Guardasigilli in un’intervista a Libero, chiarendo anche la linea dei partiti della maggioranza rispetto a eventuali provvedimenti di clemenza: “Lo Stato guarda alla certezza del diritto, alla sicurezza dei cittadini e alle aspettative delle vittime, e non può chiudere i tribunali – ha aggiunto -. Amnistia e indulto sono plausibili come segno di forza e di magnanimità, ma se vengono interpretati come provvedimenti emergenziali svuota-carcere sono manifestazioni di debolezza, che inducono alla prospettiva dell’impunità e alla commissione di nuovi reati”.
Anche il deputato Jacopo Morrone, delegato del Dipartimento Giustizia della Lega, ha espresso la sua contrarietà a provvedimenti di clemenza: “Come prevedibile l’operazione ‘Rebibbia’ di papa Francesco, con l’apertura della ‘seconda’ porta santa nel carcere romano e la richiesta di perdono e condono della pena, – afferma – ha dato la stura all’ormai consolidata e ripetitiva ridda di commenti e di prese di posizione dettate più da pregiudizi ideologici che da conoscenze oggettive della situazione carceraria. Non ci si stupisce, ovviamente, del Pontefice che chiede di spalancare le porte del cuore e parla di ‘speranza’ rivolgendosi ai soli detenuti. Spiace invece che solo poche voci si siano levate per ricordare le sofferenze delle vittime di reato, restituendo loro speranza, serenità e sicurezza”.
Morrone ricorda che si tratta di “numeri esorbitanti di persone, spesso non considerate quando non del tutto abbandonate, che hanno subito crimini spesso orribili e gravissimi. Anche a fronte di questi voluti ‘oscuramenti’ ho presentato, con altri colleghi della Lega, una proposta di legge per istituire il Garante nazionale delle vittime di reato, una figura super partes che dovrebbe, se non altro, controbilanciare l’attenzione garantita oggi ai soli detenuti. Tornando alla questione carceri, onestà intellettuale vuole che si diano numeri corretti e un quadro realistico”. Diversa la posizione di Antigone: “Ci auguriamo che Papa Francesco – afferma il presidente dell’associazione Patrizio Gonnella – porti luce sulla condizione delle carceri in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo”.
Il 2024 delle carceri, prosegue Antigone, “ci sta lasciando drammatici record, quello dei suicidi, quello delle morti in carcere, e una crescita della popolazione detenuta così sostenuta da provocare, già oggi, una situazione di reali trattamenti inumani e degradanti generalizzati”. Gonnella ha pubblicato un report con i dati principali che l’associazione ha raccolto durante l’anno. Un report presentato pochi giorni prima dell’appuntamento Giubilare che ha visto Papa Francesco varcare le soglie del carcere di Rebibbia per l’apertura di una delle Porte Sante. Il segretario del Sappe Donato Capece fa notare che “anche eventuali amnistie, indulti e condoni servono a poco se poi non seguono riforme strutturali: lo abbiamo visto nel 2006, quando buona parte dei detenuti usciti sono poi rientrati in carcere perché non c’era una realtà sociale sui territori pronti ad accoglierli“.
“Sarebbe ed è, dunque, del tutto ipocrita invocare soluzioni del genere per fare fronte ad un problema reale che vede coinvolti in primis gli appartenenti al Corpo – conclude Capece. – Piuttosto, servirebbe un potenziamento nell’ambito dell’area penale esterna, con contestale nuovo contesto ed impiego operativo del personale di Polizia Penitenziaria, per coloro i quali si trovano nelle condizioni previste dalle leggi, con contestuale diverso impiego operativo dei poliziotti penitenziari”. Il Guardasigilli Nordio non guarda con favore ai provvedimenti di clemenza. Ma sottolinea che il governo sta lavorando seriamente sul tema del sovraffollamento delle carceri.
“Intanto, dei 16mila detenuti in custodia cautelare o in esecuzione della pena in carcere, migliaia non dovrebbero trovarsi lì”, spiga Nordio. La maggior parte della popolazione carceraria composta da stranieri – quasi totalmente clandestini- determina varie problematiche: molti, pur avendo i requisiti per andare agli arresti domiciliari, sono impossibilitati ad andarci perché non hanno domicilio. “L’idea su cui stiamo lavorando è di creare delle strutture, dei condomini, dove permettere a questi stranieri senza domicilio di scontare gli arresti: con un controllo periodico, non continuo, delle forze dell’ordine”.