Non sempre due sberle risolvono il problema, anzi

Le punizioni corporali sui minori rappresentano ancora una prassi dura a morire. L’educazione a suon di sganassoni crea grossi problemi negli adulti di domani.

I danni delle punizioni corporali sui bambini. Un antico motto partenopeo così recitava: “Mazzate e panelle fanno i figli belli“, ossia un’educazione che alterna severità e dolcezza è fondamentale per crescere figli ben educati e “belli” nel senso di dotati di buone maniere. Il motto continuava con “panelle senza mazz fann’e figlie pazze” ad indicare che un’eccessiva indulgenza, senza fermezza, porta a figli viziati e irrispettosi. Questo modello educativo ha fatto molti proseliti nel corso degli anni al punto che l’espressione “Due sberle non hanno fatto mai male a nessuno, anzi!” è diventata idiomatica e accettata da tutti.

Tuttavia un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dimostrato, per l’ennesima volta, gli effetti negativi di un metodo educativo basato sulla violenza. In tutto il mondo, annualmente, 1 miliardo e 200 mila bambini, 330 milioni sotto i 5 anni, subiscono delle punizioni corporali di vario tipo. Prendono gli sganassoni in modo… democratico, nel senso che partecipano tutti i componenti della famiglia, padri, madri, zii, nonni, fratelli maggiori, come emerge dal report “Le punizioni corporali sui bambini, l’impatto sulla salute pubblica” dell’OMS.

Non è una novità il fatto che i bimbi sottoposti a violenze e brutalità per scopi educativi nei fatti manifestano effetti devastanti e lontanissimi dalle buone intenzioni degli adulti. La violenza subita, oltre a lasciare tracce fisiche, lascia profonde lacerazioni psicologiche, come paure, depressione, ansia, autostima sotto i tacchi. Gli studi hanno evidenziato che i bambini sottoposti anche solo a qualche sberla, per non parlare di quelli che subiscono violenza, hanno uno sviluppo più lento, scarso rendimento scolastico, difficoltà di concentrazione. Coloro che sono stati picchiati da piccoli, da adulti non possono che essere aggressivi e violenti, oltre che facilmente attratti da alcool e droghe.

Troppi i bambini maltrattati in famiglia ai fini educativi

Il fenomeno produce anche costi sociali ed economici stimati dall’OMS tra il 2 e il 5% del PIL mondiale annuo per i suoi effetti sui sistemi sanitarie e giudiziari. Secondo la Banca Mondiale le punizioni corporali sui bambini esercitate da genitori e da insegnanti incidono sul valore dell’apprendimento con un costo mondiale di 11 trilioni di dollari come guadagni non realizzati da parte degli studenti nel corso delle loro carriere. Ma si sa che l’essere umano è di “coccio”. Infatti questo metodo educativo è ancora diffuso nel mondo, soprattutto nei Paesi a reddito basso come in Africa e Sudamerica, dove 7 bambini su 10 subiscono violenze corporali come da protocollo dai genitori e dagli insegnanti.

In Occidente la situazione è migliore, ma non come si potrebbe pensare. In Paesi come Australia, USA e Regno Unito, con percentuali diverse, le punizioni ai bambini sono una consuetudine. Negli ultimi tempi ci sono stati molti miglioramenti, ma c’è ancora tanto da fare. In Italia, ad esempio, metodi duri non possono essere praticati, per legge, solo a scuola e negli istituti penali. Mentre in famiglia si può dare libero sfogo a brutalità di ogni tipo.

Ma il vero cambiamento è “culturale” e “politico”. Come è successo in Svezia, dove dal 1979 esiste una legge che vieta le punizioni corporali, accompagnata da un sistema educativo fondato sul rispetto dei bambini, da considerare persone come gli adulti e sull’ascolto dei più piccoli. Più che mostrare autorità genitoriale, bisogna evidenziarne l’autorevolezza. E il Bel Paese? Meglio stendere un velo pietoso!