Non può gestire nemmeno il proprio denaro

Una delle tante violenze di genere, anche questa penalmente rilevante, riguarda il partner che gestisce da solo le finanze di casa senza condividerle con il coniuge.

Le vessazioni in famiglia si manifestano, anche, con il controllo totale del denaro. E’ diventata una pessima consuetudine il controllo totale delle risorse finanziarie familiari da parte di un solo componente. Sono numerosi i casi di persone, in maggioranza donne, che dal punto di vista finanziario non gestiscono nemmeno il proprio stipendio. Una sottile violenza perversa che non lascia tracce, ma lede l’autonomia personale.

Il denaro utilizzato come strumento di dominio per rendere succube la controparte. Un aspetto che è ancora più palese nelle aziende a gestione familiare in cui la vittima è in una posizione di totale assoggettamento. Pur non essendo riconosciuto dal codice penale come reato è, però, equiparato al “maltrattamento domestico” nel caso di atti ripetuti nel tempo che provocano una marcata dipendenza non solo materiale, ma anche psicologica. La “Convenzione di Istanbul” è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e quella domestica. E’ stata convalidata in Italia nel 2013 e considera la violenza economica alla stessa stregua di quella casalinga.

Non è che sia servito a molto, visto che in 12 anni la situazione è peggiorata! In un gruppo famigliare, a maggior ragione se lavorano tutti i componenti, la gestione del denaro non dev’essere accentratrice, ma condivisa. Spesso è solo uno strumento subdolo e insinuante per esercitare condizionamenti psicologici, manipolazione e imposizione del ruolo familiare. Molte persone, non solo donne, ma anche uomini secondo gli ultimi dati, vivono questa situazione senza consapevolezza di subire un tipo di violenza. Non si usano pugni, ma il fine ultimo è identico: sorveglianza e sottomissione! Sono stati riscontrati molti casi in cui ad uno dei partner, spesso la donna, venga vietato di cercarsi un lavoro e di studiare.

Anche questo può essere considerato maltrattamento in famiglia se produce un ruolo subordinato e coercitivo. Qualunque sia la motivazione il risultato è lo stesso: avere un controllo totale sulla crescita personale del partner. Questo tipo di violenza può essere denunciata pur in assenza di aggressione fisica. In una recente sentenza della Cassazione, in cui il marito aveva impedito a sua moglie di lavorare, si dichiara:

Le condotte di violenza economica, se ripetute nel tempo e poste in essere in un contesto di prevaricazione psicologica, determinano un sistema familiare asimmetrico fondato sulla privazione della libertà e dell’autonomia, configurando una violenza domestica economica penalmente rilevante”.

La gestione del denaro in famiglia deve essere condivisa

Basta, quindi, manifestare uno stato di afflizione psico-fisico, un’esclusione dalla disposizione dei soldi per cui il partner si senta succube e senza autonomia. Il punto cruciale è, tuttavia, avere le prove atte a dimostrare non solo un fatto singolo, ma anche la reiterazione e organicità dell’autore. E’ importante la globalità dei fatti, perché singolarmente rischiano di non bastare allo scopo. Tra questi, vanno menzionati gli estratti conti bancari in cui è evidente la mancanza di accesso, registrazioni che confermano la sottomissione economica, dichiarazioni di amici e parenti che confermano il dominio di un solo partner, certificazione medica che attesti lo stato di stress emotivo e di ansia come effetti della situazione familiare.

La legislazione prevede diverse possibilità di difesa, ad esempio l’allontanamento del coniuge autoritario, l’ammonimento del Questore e anche di tutela dei figli minori che, subiscono, comunque l’atmosfera negativa in famiglia. Ma al di là delle norme, l’intervento urgente è in primis nella “testa” di questi soggetti, perché il loro insano comportamento deriva da seri problemi di “salute mentale” se non peggio. E’ chiaro che ad un intervento di questo tipo ne vanno associati altri di tipo assistenziale-economico per i componenti della famiglia e aiuti nella ricerca di lavoro al coniuge superstite.