All’inizio dell’anno ricorre una giornata chiamata Fat Cat Day che consiste nella discutibile e controversa pratica di elargire un pingue bonus pecuniario ai “pezzi grossi” delle aziende internazionali.
Roma – Ma com’è generosa la Befana! Per i bambini il giorno della Befana è desiderato e atteso, quasi con ansia. Arrivano i doni tanto agognati e consegnati da un’anziana signora, che nel folclore popolare la Befana, appunto, a cavallo di una scopa. Sono momenti in cui la fantasia e l’immaginazione infantile viaggiano a mille all’ora. Però di befane ce ne sono davvero tante. Quella che ha premiato i top manager di alcune delle maggiori società quotate alla Borsa di Milano è stata davvero generosa. Per costoro il 6 gennaio è il “Fat cat day”, il giorno dei cosiddetti “gatti grassi”.
La locuzione si riferisce al giorno in cui i maggiori amministratori delegati ricevono come grazioso cadeau l’equivalente dello stipendio medio di un lavoratore italiano in un anno. Se si pensa per un solo istante che ci sono persone che, per quanto qualificate e preparate, sono già percettori di retribuzioni annuali da capogiro, oscillanti intorno ai 2 milioni di euro e ricevono pure una gratifica di circa 30mila euro, viene l’orticaria nervosa! La cifra è quella di un povero cristo di lavoratore medio nell’arco di un anno. L’ammontare della cifra è stata stimata dall’Osservatorio JobPricing che, grazie al monitoraggio e alla raccolta dati, è all’avanguardia per lo studio del mercato del lavoro e delle dinamiche retributive nel nostro Paese. Sono stati passati a setaccio i documenti riferiti al 2021, di 210 aziende quotate in Borsa.
Ebbene, i top manager hanno avuto un aumento del 37% delle loro retribuzioni in un’annata molto florida per le loro aziende. I professionisti esaminati dovevano essere “inquadrati” come Ceo (Chief Executive Officer, il nostro Amministratore Delegato) almeno per 4 mesi. La ricorrenza è nata nel Regno Unito, dove i Ceo della City sono adusi a ricevere la “lauta befana” in anticipo rispetto ai dirigenti italiani. Infatti, con puntualità estrema, i top manager delle aziende quotate nella Borsa di Londra, hanno anticipato i colleghi italiani di un giorno, celebrando il “Fat cat day” il 5 gennaio, che corrisponde al terzo giorno lavorativo del nuovo anno. La differenza retributiva con uno stipendio medio è stata calcolata da High Pay Centre.
Si tratta di un gruppo di ricerca del Regno Unito che svolge analisi e ricerche su questioni relative ai redditi più alti, alla governance e alle prestazioni aziendali. In genere è molto critico nei confronti delle pratiche retributive attuali ed è favorevole a politiche per ridurre la disuguaglianza economica. Nel 2021 i manager britannici hanno ricevuto una retribuzione media pari a 3,41 milioni di sterline. Una cifra record rispetto al 2018 e del 39% superiore all’anno prima. È un numero mostruoso che equivale a 103 volte lo stipendio medio di un lavoratore britannico, che secondo il locale Istituto nazionale di statistica oscilla sulle 33 mila sterline. C’è da dire che, alcune volte risulta essere pari a 656 volte la retribuzione dei propri impiegati. Sono cifre spaventose e, per certi versi, assurde, per chi percepisce a fatica un salario solo per sbarcare il lunario e tirare a campare, se va bene.
Ma dimostrano anche l’estrema disuguaglianza economica e sociale che si sta sempre più accentuando e non accenna a rallentare. Quantunque possano essere elevate la bravura e la capacità professionale di un top manager, non ci può essere uno spaventoso divario tra il vertice e i propri dipendenti o i lavoratori medi di un intero Paese. Non è solo una questione di etica e/o di morale. È anche antieconomico nel lungo periodo, perché se un’azienda cresce è merito anche dei lavoratori, non solo del management. E alla fine se l’impegno profuso non viene riconosciuto si perde la fiducia sia nel proprio lavoro che nei dirigenti.
Ma come recita un antico adagio contadino: “Il sazio non crede al digiuno”!